Ravvolto in una cencia bianca...
vuoto
Premessa
  
Ravvolto in una cencia bianca...
Storia di madri e di figli abbandonati (Conversano 1804-1900)
---*---
Quaderni della Sezione Sudest Barese Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate n. 2

Un doloroso episodio, una nuova prospettiva


Circa un amo fa, quando si stava approntando la pubblicazione del sesto volume di Storia e cultura in Terra di Bari, alcuni amici della Sezione di Storia Patria che avevano collaborato alla stesura degli articoli e, in particolare, i componenti del gruppo di reda­zione manifestarono la volontà di riportare, in apertura di volume, la memoria comune al giovane Claudio Andrea L’Abbate.
Era passato un anno dalla scomparsa di mio figlio, e per me e la mia famiglia Claudio Andrea non era un “ricordo” ma la realtà di una perdita inconcepibile. Un figlio che non c’è più è una sconfitta personale, è il fallimento di una vita.
La dedica posta in apertura del volume mi giunse allora come segno di amicizia per­sonale e di umana vicinanza, e sapevo bene che quel gesto era in primo luogo rivolto nei miei confronti: Claudio Andrea aveva trascorso i suoi anni giovanili lontano da Conversano e in campi di attività ben distinti rispetto a quelli in cui si muovono gli interessi di un organismo come la Società di Storia Patria. Ma si richiamavano col suo nome una vita di impegno, giovanili entusiasmi, capacità e meriti che a lui (lo sapevamo bene noi genitori, e traspariva da ogni sua iniziativa) avrebbero consentito di raggiungere traguardi importanti. Infatti, egli aveva lasciato, non solo nell’ambiente familiare, attese ed affetti spezzati.
E allora, diciamo benvenuto ai ricordi. Almeno il passato in qualche forma si possa rafforzare nel nostro ricordo, per quello che il giovane Claudio Andrea è stato. In ognu­no di noi che l’abbiamo conosciuto, oggi e domani, finché sarà possibile, riviva il suo ricordo. Che è anche gioia, gratitudine, comprensione.
Nel suo nome - è questo oggi il proposito della famiglia e della Sezione di Conversano di Storia Patria - nasca e prosegua negli anni una occasione per promuovere gli studi legati al nostro territorio. Studi seri e documentati, lavori originali, indagini condotte con competenza e attenzione, che portino in primo piano le tematiche storico-culturali di cui si occupa sotto diversi aspetti questa Sezione. Diamo una occasione in più perché vengano realizzati nuovi lavori, ne siano favoriti gli esiti e agevolata la pubblicazione. Nel suo nome, mentre si sollecitano e si incoraggiano, specie da parte dei giovani ri­cercatori, indagini e contributi critici sulla storia locale e regionale, si dà vita a partire dal presente lavoro ad una nuova collana di studi: “Quaderni della Sezione Sudest Barese - Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate”. Il titolo evidenzia le finalità della collana, rivolte in una duplice direzione: da un lato portare nuovi contributi allo sviluppo della cultura pugliese, per altro verso tenere viva la memoria di una persona che si è tanto amata e perduta.
La famiglia è al fianco del l’organismo associativo, che lodevolmente avvia da oggi la realizzazione dei Quaderni, e ne sostiene concretamente la pubblicazione. E nei voti di tutti che l’iniziativa si arricchisca nel tempo, degnamente, di meriti scientifici e di collaborazioni esemplari anche sotto l’aspetto umano.

Vito L’Abbate
Introduzione
  
Ravvolto in una cencia bianca...
Storia di madri e di figli abbandonati (Conversano 1804-1900)
---*---
Quaderni della Sezione Sudest Barese Studi in memoria di Claudio Andrea L'Abbate n. 2


L’abbandono infantile nel XIX secolo in Terra di Bari e in Terra d’Otranto è stato da tempo oggetto di studi specialistici. Demografi, storici, sociologi, pedagogisti e altri ricercatori hanno indagato il fenomeno nei comuni urbani e rurali della nostra regione, raccogliendo dati utili a delineare la complessa storia dell’infanzia abbandonata.
La ricerca degli studiosi si è interessata marginalmente della città di Conversano1, e qui risiede la ragione di questo studio, marcatamente limitato quanto a territorio, analitico sotto il profilo qualitativo e quantitativo.
Esso ha privilegiato i fattori storico-antropologici e socio-economici per ade­rire soprattutto alla demografia storica, che non tralascia di considerare compor­tamenti, mentalità e scelte di uomini e donne, la cui vita è profondamente condi­zionata dalla lotta per la sopravvivenza.
I Registri degli Atti Civili, i Registri dei Battezzati, i Libri delle Sepolture, i documenti di vari archivi e le corrispondenze di Opere Pie fanno parte dei ma­teriali consultati. Questi, al di là di nomi e di numeri, di andamenti e flessioni, di natalità e mortalità, hanno portato in superficie storie di donne sventurate e di neonati lasciati nella ruota, di alcuni dei quali è stato possibile ricostruire il per­corso di vita, attingendo alle relazioni amministrative e alle ‘carte dei proietti’2.
Solo un genuino interesse storico, sostenuto dal desiderio di conoscere la con­dizione femminile e infantile in un secolo che davvero ha aggravato la disugua­glianza sociale tra le classi, ha fatto superare la titubanza ad approfondire un tema così delicato, per le inevitabili implicazioni emotive che comporta l’addentrarsi in una storia drammatica come è quella dell’abbandono infantile. È operazione incresciosa togliere i sigilli a quelle ‘brutte’ storie, vergogna e dolore di un perio­do nel quale l’estrema precarietà della vita indeboliva qualunque legame affettivo fra i componenti il nucleo famigliare.
Dopo la lettura del più antico Libro de’projetti (1804-1806), irrefrenabile è stato l’istinto di chiudere quei fogli e finirla con quelle storie disumane. Poi le voci e i volti di quei neonati, improvvidamente venuti alla luce, si sono trasfor­mati in immagini dolenti, a testimoniare quanto possa essere crudele la lotteria della vita. In ogni tempo e in ogni luogo, il caso vuole che alcuni nascano amati e ‘legittimi’, altri poveri e ‘proietti’. E tante creature furono deposte nel freddo ventre di una ruota, senza una veste, un nome, una famiglia.
Nel tempo, dall’analisi è emerso che non tutti gli abbandoni erano dettati da indifferenza; essi rappresentavano per la donna sola, l’unico modo per allontanare dalla società il frutto di una relazione disonorevole, e, per le famiglie indigenti, l’unico modo per sottrarre i piccoli ad una vita di stenti e a morte sicura. Povertà e falso moralismo spingevano a quell’azione dolorosa. Rimuovere, nascondere il frutto della colpa, questo voleva il diffuso conformismo ottocentesco e, dunque, l’abbandono era accettato, perché si doveva ripristinare l’equilibrio sociale infranto dalla presenza di quel corpo estraneo. Era un insulto alla società che la madre tenesse presso di sé un bastardo.
Il capillare e sistematico spoglio ha prodotto un dato confortante: figli di nes­suno e figli legittimi venivano abbandonati o morivano per le stesse cause e, in percentuale, sopravvivevano più o meno in egual numero.
Il ritrovare negli atti di nascita i nomi di figli di ignoti, che, a distanza di vent’anni circa, dichiarano la nascita della propria prole legittima, ha conferma­to che nella nostra città, nonostante l’avverso contesto ambientale, molti figli di nessuno sono entrati a far parte legittimamente del consorzio civile. Altrettanto confortante è stato ritrovare i nomi di balie e di levatrici, figlie di genitori ignoti, che si offrono di allattare, allevare e curare i neonati di ignota provenienza.
Un taglio storico-sociale e demografico, dunque, per questo studio, che, con tabelle, grafici, percentuali, dà obiettività e organicità a una narrazione che coniuga dati e fatti. I risultati raggiunti non modificano per nulla i dati complessivi del fenomeno nella nostra regione, pure possono contribuire a confermare gli elementi di conoscenza già acquisiti.
Attraverso i documenti, sono stati delineati la società conversanese d’inizio secolo, le modalità con cui si sono istituzionalizzate le strutture preposte a rego­lamentare l’esposizione, l’iter seguito dall’ignoto, dall’immissione nella ruota al baliatico, all’inserimento nei reclusori, all’affido, al riconoscimento, alla legittimazione.
Spazi di approfondimento sono stati riservati all’onomastica, al vestiario, ai viglietti, segni di identità lasciati tra le fasce dei neonati dai genitori che li abbandonavano.
Fondamentali le pagine dedicate al mondo femminile, fatto di madri, levatrici, pie ricevitrici e balie, figure centrali del fenomeno abbandono, su cui nel tempo si sono addensate molte ombre, perché, tra di loro, si insinuavano donne venali, immorali e amorali che stabilivano una rete di connivenze e di complicità di cui spesso erano vittime proprio i neonati. Donne che, rifiutando la maternità, non arretravano neppure davanti a crimini atroci.
A temperare le immagini odiose di queste donne, modelli negativi di una so­cietà che si dichiarava filantropica, altre donne che chiedevano gli ignoti in affido, sostituivano le madri naturali e li accompagnavano fino alla maggiore età curandoli ed educandoli come veri figli.
La narrazione non ha il tono asettico e distaccato di un testo scientifico; è stato impossibile farlo per il rapporto ‘sentimentale’ che si è stabilito con i protagonisti, dei quali sono stati raccontati dettagli forti e dettagli insignificanti, ugualmente importanti per andare in profondità, alle radici del fenomeno della ‘esposizione’.


         1 Si trovano riferimenti di carattere demografico in Da Molin 2002.

     2 Va precisato che in questa ricerca i nomi proietto, esposto, illegittimo, trovatello sono usati indistintamente. Il problema se questi termini riferiti alla condizione d’origine o alla filiazione siano o no una categoria assimilabile è oggetto di studio della demografia sociale. In merito si rimanda al saggio di Livi Bacci 1980.

Scheda bibliografica
vuoto
Autore Marisa Cacciapaglia
Titolo Ravvolto in una cencia bianca...
Stampa ComunicaAzioni - Conversano
Prezzo € s.p.i.
data pub. settembre 2016
In vendita presso:
Coop. Armida Conversano 
Telefono: +39 080 4959510
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto

Mostra posizione