Tra una città misteriosa sdraiata sul mare e colline ubertose (alberi, foglie abbracciate ai frutti e venti fragranti di miele), vive Antonietta Lestingi. In Fotogrammi, la sua prima raccolta di versi (Rangoni ed., Milano) ci narra della sua lunga sfida con il vento, i gabbiani, con notti di plenilunio quando il mare ti scruta, ti tormenta con tutto il suo blu- argento; e scava senza pietà e senza posa, nelle rocce, nell’anima dei sognatori.
Con sussurri, delicati come brezza di primavera, Antonietta ci parla di Polignano a Mare. E per conoscerla ed amarla meglio, si traveste, si mimetizza, ed è «bozzolo di bruco/ alla vista, a dicembre,/ delle viole mammole/ che dalle crepe/ s’offrono ai passanti/ e resto nuda/ per la comunione». Dal suo piccolo davanzale sogna e «canta», sfidando il grande mare: «E finalmente nel mare/ che unisce lidi/ senza condizioni,/ mi salverò col canto/ che va oltre le cancellate/ piantate in mezzo ai fichi/ sugli scogli». Il crudele inverno la segna: «Gennaio ha intriso/ della sua luce parca/ infiorescenze trepide/ che chiedevano/ di schiudersi./ Ora grondano/ gelo, dissolte/ dall’in clemente/ indifferenza/ degli impollinatori».
Antonietta si smarrisce: «Perduta/ in quale cripta/ del microcrosmo/ di quale piccola cellula/ a nascondere il pianto/ aggrumato». Mentre la sarabanda dei giorni: «Intrecciamo i nostri giorni/ come filacce di una gomena/ come rivoli in primavera/ come vilucchi cresciuti insieme/. come dita che si ritrovano». Una poesia che va dritto fino al cuore, che invita al canto, una poesia bilanciata tra dolcezze e delicate tristezze. Che svela le parti più recondite del comune destino umano. Con Fotogrammi, Antonietta Lestingi entra delicatamente ma decisa, nella lirica più significativa nella realtà sia regionale che nazionale.
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