della terra il respiro
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Prefazione
  
della terra il respiro  

Della terra il respiro. Una metafora che mi pare esprimere con un’intensità fortissima il senso stesso dell’essere vivi. Perché la vita è respiro e la terra stessa ha il suo respiro, tanto che, se ci si sforza, lo si può riuscire a percepire in tutto ciò che ci circonda.


Ecco, allora, questo libro che si sottrae alla chiacchiera dissipatrice e dà valore ai silenzi degli spazi vuoti, offrendo al lettore una trama della realtà da ricostruire. Un libro insomma che sprigiona, pagina dopo pagina, la sua forza. Forza incredibile, la cui intensità si fonda sulla storia di una donna, Antonietta, poetessa vera, abile tessitrice di parole, alle quali fa eco il delicato pennello di un’amica, Enza. Così il lettore sembra quasi condotto per mano (Siamo qui da secoli / per mano mi conduci / il viso a immergere / alla sorgente, in Acquerello) e guidato lungo un percorso, in cui poesia e immagine si compenetrano e si completano a vicenda. E la leggerezza dell’una trova spazio nella delicatezza cromatica dell’altra senza interruzioni di continuità.


Le parole e le immagini ti sfilano dinanzi agli occhi con il sapore di un lirismo struggente: Sulla Murgia c’è un’alba. / Di rugiada  o di brina / il risveglio del giorno / apre gli occhi e il respiro (da Sulla Murgia c’è un’alba). E finisci per perderti dietro questa storia, che è la storia di un’anima lungo il tragitto della vita. A ogni passo che compi, le parole ti entrano dentro; ti scalfiscono e, allora, è come se fosse tua questa storia che Antonietta va raccontando a voce bassa, quasi in silenzio, in preghiera. Muto si leva identico un monologo / da me, da te, da questa spiaggia eterna […] (Marine).


Perché la vita, qualunque vita, è luogo di incontri e di viaggi che si dispiegano nel tempo e il tempo è polla d’acqua tra le rocce […] (Marine). Il suo scorrere può attutire il dolore di una perdita ma non cancellare le ferite: le cicatrici restano e hanno storie da raccontare (Sulla Murgia c’è un’alba). Come quella della casa in via Crisanzio, quando ancora si credeva ai sogni ( Il mio sogno con te) e ci si illudeva di poterlo fermare, il tempo. Ho dovuto stupirmi che mai più sarò felice come / il bimbo portato sul manubrio della bici. (Il mio sogno con te): è qui che si approda alla consapevolezza del tempo stesso. E con la consapevolezza si deve dire addio ai sogni, non alla speranza, però.


Quella di Antonietta è, infatti, la storia di una donna che resta salda, geode a cristalli di quarzo ametista / sepolto in un cumulo di gusci a paillettes (Potresti parlarmi di te). E’ la storia di una donna che, nonostante le ginocchia sbucciate, nonostante le battaglie perdute, resiste perché non h[a] ceduto ancora il petto alla sterpaglia (Preghiera). Resiste perché ha ancora i suoi voli da compiere (Voli); ha ancora i suoi sorrisi da dare e ricevere.
Aspetto. Io che muoio d’attese, t’aspetto. / Ho sospeso il contratto con la sferza del tempo: / mai più sarà tardi nella stanza già nostra / dove l’ombra contesta che tra un fuoco / ed un muro non ci siano certezze (Potresti parlarmi di te).

 

Marilena Abbatepaolo
Scheda bibliografica
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Autore Enza Colamussi - Lestingi Antonietta
Titolo della terra il respiro
Editore Edizioni StampaSud
Prezzo s.p.i.
ISBN 9788880993032
data pub. 2013
In vendita presso:
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