Catalogo - Tra ottocento e novecento a Conversano e dintorni
due percorsi alternativi

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Tra ottocento e novecento a Conversano e dintorni
Le ragioni di una mostra
Per una storia della pittura
di paesaggio e del vedutismo in Puglia tra la fine dell’Ottocento e
gli anni Cinquanta del Novecento
Abiti dipinti. Un esempio nel territorio
Divagazioni storico-stilistiche sulla moda e l’emancipazione delle donne

 

Crediamo necessario, allo scopo di offrire una chiave di lettura più agevole a chi leggerà o semplicemente sfoglierà questo catalogo, spiegare la genesi della complessa iniziati-va espositiva che in esso viene illustrata e la sua insolita articolazione, che la vede scandita in due sezioni tematica-mente ben distinte, la prima affidata alla cura di Clara Gelao, la seconda di Marisa Cacciapaglia; sezioni distinte che però hanno in comune sia il territorio d’indagine (Con-versano e dintorni), sia la cronologia (ultimi decenni dell’Ottocento-prima metà del Novecento). Ma non sono solo questi gli elementi che le accomunano. Entrambe le parti (che forse sarebbe più esatto definire percorsi paral-leli) in cui è suddiviso il progetto espositivo hanno in co-mune l’occasione: la volontà, cioè, da parte del Comune di Conversano, di ricordare in maniera insolita e originale la figura dell’architetto conversanese Sante Simone (1823-1894), cui peraltro sarà dedicata anche una mostra speci-fica nel Museo di San Benedetto. Per iniziare: esistono, ad esempio, rappresentazioni pittoriche che forniscono le im-magini dei luoghi in cui il Simone è vissuto, o di quelli che presumibilmente conosceva, a partire dalla cittadina in cui nacque? A tal fine sin da subito si è ritenuto opportuno coinvolgere un’altra istituzione, la Città Metropolitana di Bari e la sua importante Pinacoteca, una delle più grandi dell’area meridionale della penisola. Proprio in quest’ulti-ma, tra la fine del 2015 e gli inizi del 2016 si è svolta una interessante mostra, a metà tra lo storico stricto sensu e l’ar-tistico, dal titolo Da Terra di Bari a Città Metropolitana. Immagini del territorio dalle collezioni della Pinacoteca Me-tropolitana di Bari 1860-1960, in cui si illustrava, attraver-so l’esposizione di ben 125 opere tra dipinti e disegni, l’an-tica Terra di Bari (poi Provincia di Bari) che, come è noto, ha visto progressivamente restringersi la sua estensione dapprima con la nascita delle Province di Taranto (istituita nel 1923) e di Brindisi (1927) e, più recentemente (1° gennaio 2015), della Provincia BAT. Naturalmente solo una parte delle opere esposte in questa occasione, tutte di notevolissima qualità, molte delle quali provenienti dai de-positi, raffiguravano gli straordinari paesaggi e le vedute di città del sud-est barese, e questo perché solo nei decenni successivi alla morte del Simone si affermerà pienamente un nuovo linguaggio rappresentativo del paesaggio pugliese, diverso e quasi opposto a quello napoletano, che vede so-stanzialmente protagonisti Damaso Bianchi, Francesco Romano e, in misura minore, Enrico Castellaneta, e che imboccherà in seguito un ben definito, affascinante per-corso. Questi dipinti, estrapolati dalla raccolta della Pina-coteca barese e integrati con altri afferenti soggetti simili appartenenti alla Pinacoteca di Conversano e a collezioni-sti privati, costituiscono il nucleo della prima sezione della mostra, che rappresenterà sicuramente una sorpresa per molti dei visitatori.
Altrettanto interessante e intrigante la seconda parte dell’e-sposizione, dedicata ad una selezione della raccolta di bel-lissimi abiti ed accessori femminili di proprietà della sezio-ne “Moda e Costume” del Polo Museale del comune di Conversano, sito nel castello, provenienti dalle famiglie nobili e borghesi del territorio, che, come si è detto, segue un analogo percorso cronologico.
Gli abiti scelti per la mostra, in numero di diciannove, con-tano abiti da visita, da passeggio, da sera e si datano dagli ultimi decenni dell’Ottocento alla prima metà del Nove-cento; sono stati selezionati secondo il criterio della rappre-sentatività per raccontare le linee della moda e le sue muta-zioni, i cambiamenti socioculturali della classe dominante, le innovazioni della tecnologia tessile e soprattutto la storia del corpo femminile che conquista passo dopo passo la sua libera e naturale bellezza.
L’allestimento nel museo, laboratorio ideale per sperimen-tare gli intrecci di storia, arte e linguaggi, non si considera più operazione ardita o illegittima dal momento che è ormai acquisita l’idea che un abito ben strutturato, realizzato con perizia e abilità sartoriale e stilistica difficilmente si distin-gue da un’opera d’arte. Dimostrare questo è stato l’obietti-vo perseguito da decenni da rinomati stilisti che hanno organizzato mostre e sfilate nelle “location di lusso” più prestigiose come il Museo d’Orsay, i corridoi degli Uffizi, l’Ara Pacis, la Galleria della reggia sabauda a Torino, o la Galleria Borghese. Nel 2015, con mossa geniale, lo stilista franco-tunisino Azzedine Alaïa posizionò le sue creazioni presso i capolavori marmorei del Canova per stabilire l’e-quivalenza tra arte e moda.
L’abito “storico” rientra nella cultura materiale di un terri-torio e contribuisce a dare una più efficace e significativa rappresentazione della società e delle sue metamorfosi. Il vestito è una forma di arte visiva, una creazione che si con-forma di continuo a nuovi parametri per dare immagine alla storia, alla condizione femminile, al potere, alle classi sociali. Nella mostra, dove i due itinerari artistici si svilup-pano in parallelo, a un certo punto abiti e dipinti si incon-trano.
Il passaggio dall’una all’altra sezione dell’esposizione è se-gnato da tre dipinti, tutti del pittore castellanese Francesco dell’Erba, raffiguranti soggetti e scene che hanno a prota-goniste donne abbigliate con abiti simili a quelli esposti in successione nel catalogo.
In conclusione, l’intento principale della mostra e dei due percorsi sommariamente descritti è da una parte quello di dare spazio e visibilità ad artisti pugliesi poco noti o ingiu-stamente dimenticati, protagonisti tuttora “invisibili” del nostro passato artistico, dall’altra di illustrare la qualità del-le manifatture locali, in questo caso legate al vissuto fem-minile, che spesso si esprimono con autentici capolavori dell’arte vestimentaria. Tale riscoperta rappresenta a nostro parere un tassello importante per ricomporre il mosaico del nostro passato e raccontare la storia del nostro territorio, che tante sorprese riserva ancora. La speranza è di aver rag-giunto, anche se solo in parte, l’obiettivo.

Clara Gelao, Marisa Cacciapaglia

Scheda bibliografica
Autore Clara Gelao, Marisa Cacciapaglia
Titolo Tra ottocento e novecento a Conversano e dintorni
Editore Claudio Grenzi Editore
Prezzo € s.p.i.
data pub. Ottobre 2023
ISBN 978-88-8431-000-0
In vendita presso:
Disponibile presso la Pinacoteca Civica di Conversano

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