“ Gianni Lenti - Siamo nella seconda metà del XIII secolo. Nel nord Italia si impongono gli Scaligeri, gli Estensi, i Visconti e i Malatesta. Nel sud prevale il francese Carlo d'Angiò, sia pure in perenne contesa con gli Aragonesi. Martina Franca è definita ancora castrum Martinae: la sua posizione è strategica, ai confini fra il principato angioino di Taranto e Luogo Rotondo, che, invece, appartiene alla badia monopolitana di Santo Stefano
Angela Campanella - Il nostro viaggio, nella storia di donne, parte dal giugno del 1270, da quando, cioè, la tredicenne Maria, figlia di Stefano V d'Ungheria, sposa a Napoli Carlo II d' Angiò. Maria, discendente dalla tribù turca dei Cumani, di religione sciamanica, si converte e diviene una fervente cattolica. A Carlo dà ben quattordici figli. Il quintogenito è Filippo I d’Angiò.
Pierluigi Morizio - E quindi, attraverso Filippo I, il cui nome è strettamente legato a Taranto, arriviamo alle nostre prime due protagoniste: Maria d'Ungheria e Ithamar d'Epiro, le cui vicende si svolgono a cavallo tra il '200 e il '300. Nella storia si queste due donne, possiamo leggere, tra le righe, il futuro di Martina Franca.
Gianni Lenti - È il 1294. E' nato da poco Giovanni, il tredicesimo figlio di Carlo e Maria, e già fervono i preparativi per il matrimonio tra il sedicenne Filippo, Principe di Taranto, e la diciassettenne Ithamar Comnena. Ithamar è figlia di Niceforo, despota d'Epiro; sposandola, Filippo si assicura l'Epiro, l'Acaia, Atene, Costantinopoli.”
Inizia così lo spettacolo culturale “Storie di donne nella storia di Martina” presentato all’Auditorium Comunale “Valerio Cappelli” di Martina Franca dal CIF (Centro Italiano Femminile) – Sezione di Martina Franca; inizia , cioè, con la lettura di brani tratti dalla storia del meridione e con una breve presentazione delle prime due donne di questo racconto: Maria d’Ungheria e Ithamar d’Epiro, rispettivamente madre e moglie di Filippo I d’Angiò, Principe di Taranto. Un racconto che dura sette secoli e mescola realtà e fantasia intorno a episodi riguardanti donne del popolo, religiose, principesse, musiciste e, perchè no, anche una santa. La realizzazione dello spettacolo, nato da un’ idea di Nico Blasi e Lina Mirabile, è di Angela Campanella che ha curato anche le ricerche storiche e la realizzazione di un documentario. La regia dello spettacolo, l’adattamento teatrale dei testi e la conduzione dello spettacolo sono di Pierluigi Morizio. Vestono i panni dei personaggi femminili, sia quelli storici che quelli contemporanei, le note attrici Caterina Firinu e Giusy Frallonardo. I personaggi maschili sono affidati a Pino Carella e allo stesso Pierluigi Morizio. Lo spettacolo alterna, dunque, interventi storici di Gianni Lenti e “ritratti di donne” di Angela Campanella, con la recitazione di momenti salienti di vita dei personaggi scelti. Le donne della storia di Martina sono inserite in nove scene diverse secondo il seguente ordine: I Quadro: Maria d’Ungheria – Ithamar dell’Epiro – Caterina Valois – Courtenay (1200 -1300) II Quadro: Maria d’Enghien (1300 -1400) III Quadro: Le donne dell’assedio (1500) IV Quadro: Santa Comasia V Quadro: Aurelia Imperiali Caracciolo (1600) VI Quadro. Suor Maria di Gesù pittrice (1700) VII Quadro: La pianista che suonò per i briganti (1800) VIII Quadro: Donna Pia Giuliani Ximenes (1900) IX Quadro: Gioconda De Vito (1900) Lo spettacolo, reso possibile anche dalla collaborazione di Interfidi e Unicredito, partecipa alle iniziative del settimo centenario del riconoscimento istituzionale del Casale della Franca Martina (1310 – 2010)
Ecco alcuni stralci di dialoghi tratti dalla trasposizione teatrale dei testi del volume “Storie di Donne nella storia di Martina” di prossima pubbicazione.
Dal I Quadro Maria d’Ungheria – Ithamar d’Epiro – Caterina di Valois
“Intro. Gianni Lenti Qualche anno dopo Filippo parte con i fratelli verso la Sicilia per reprimere la rivolta dei Vespri, ma viene sconfitto da Federico III di Aragona e tenuto prigioniero per tre anni a Cefalù. In Epiro Niceforo muore, ma la moglie Anna ignora gli accordi e non cede il despotato alla figlia Ithamar. Anzi, governa come reggente in vece del figlio Tommaso e si oppone ai Francesi in favore dei Paleologhi, la sua famiglia bizantina di Costantinopoli. Filippo così ripudia Ithamar con l'accusa, mai dimostrata, di adulterio: vuole un nuovo matrimonio che lo proietti verso Bisanzio.
Accusatore - Pierluigi Morizio Ithamar- Giusy Frallonardo
Accusatore: Voi Ithamar d’Epiro, vi siete resa colpevole di adulterio e tradimento. Il vostro amante Bartolomeo Siginulfo è già stato condannato in contumacia, spogliato di ogni carica, titolo e bene.
Ithamar Povero innocente. Accusatore, che ne è di lui?
Accusatore: Zitta, insolente. Come se non lo sapeste! Il cospiratore si è salvato la vita fuggendo in Sicilia.
Ithamar: Cospiratore? cosa dite?
Accusatore: Fingete, ancora! Sapete benissimo che il conte di Telese, è al centro di un complotto per attentare alla vita del sovrano!.........”
Dal II Quadro Maria d’ Enghien
Conduttore - Pierluigi Morizio Facciamo ora un salto in avanti nel 400, con un personaggio di incredibile statura: Maria d'Enghien
“Gianni Lenti Gualtiero VI di Brienne, duca d’Atene e conte di Lecce, muore a Poitiers nel 1347. La sorella Isabella, sposata a un d’Enghien, ne diviene erede, e così la contea di Lecce giunge a sua nipote, Maria d'Enghien, la nostra protagonista. Maria sposa Raimondello del Balzo Orsini, nobile guerriero al quale il re Ladislao Durazzo ha concesso il principato di Taranto. Con le nozze fra Maria e Raimondello, i confini della signorìa tarantina si ampliano enormemente. Angela Campanella Il matrimonio tra Maria e Raimondello è felice e porta al principato un periodo di grande prosperità. Tuttavia i successi politici e militari di Raimondello e Maria attirano gli odi di molti baroni locali e causano contrasti con lo stesso re. All’inizio del 1406, mentre prepara l'esercito per fronteggiare Ladislao, improvvisamente, a Lecce, Raimondo muore. Maria non si perde d'animo. Anzi, anticipando Giovanna d’Arco di alcuni decenni, organizza gli armati e si mette in armi alla testa dei suoi sudditi.
Gianni Lenti Le truppe di Maria sconfiggono quelle di Ladislao ed il coraggio della regina viene premiato: Luigi II, rivale di Ladislao, concede ai figli di Maria e Raimondello diritto di dicendenza sul principato di Taranto. Ladislao torna alla carica con un potente esercito di cavalieri e fanti e una flotta d'appoggio per conquistare Taranto, ma la principessa guerriera oppone una strenuan resistenza. Logorato dallo sterile assedio, Ladislao trova una inaspettata mediazione, ed offre a Maria di sposarla: potrà diventare regina!
Il Vescovo Ludovico-Pino Carella / Maria d’ Enghien – Caterina Firinu/ la principessa Sanseverino-Giusy Frallonardo ...............................................................
Vescovo Ma avete accettato di sposarlo! Maria Certo, per porre fine a questo assedio, salvare i miei sudditi e dare un avvenire ai miei figli. Ma nessuno nel mio cuore potrà mai sostituire Raimondo. I Durazzo sono ricchi e potenti, ma gli Orsini sono uomini veri e donne vere. Ed i miei figli, nel cuore, saranno sempre Orsini del Balzo. Sanseverino Ma non sapete cosa rischiate! Maria, vi ripeto quanto vi ha detto mio marito Matteo: Ladislao è un uomo infido e pericoloso. Cosa vi attenderà a Napoli? Maria Una corona, principessa Sanseverino, una corona Sanseverino E se lui vi facesse del male? Appena sedicenne ripudiò Costanza di Chiaromonte, e la seconda moglie, Maria di Lusignano, morì misteriosamente appena un anno dopo le nozze. Maria Non me ne curo. Forse morirò, ma morirò regina. ...............
Dal IV QUADRO SANTA COMASIA
“Gianni Lenti .Siamo nel 1645. Martina fa parte dei feudi Caracciolo, che ora comprendono la baronia di Locorotondo. La città, quell’anno, reclama le spoglie del venerabile padre paolotto Bonaventura Gaona, nato a Martina e morto a Roma in odore di santità. Ma alcune circostanze impediscono questa traslazione. Papa Innocenzo X concede allora ai martinesi la reliquia di una veneranda martire vissuta fra il II ed il IV secolo: Santa Comasia. Angela Campanella Poche le notizie certe sulla vita e il martirio di questa santa. Eppure poche donne hanno influito come Comasia nella vita di Martina. Per 400 anni gli uomini l'hanno implorata affinchè portasse nei campi la pioggia elemento indispensabile per una società prevalentemente agricola; per 400 anni le donne l’hanno considerata come la loro principale confidente , fossero vergini, nubili, spose, o madri. Comasia, o meglio Sietta, era nome comune di donna martinese. Oggi tutto questo è quasi dimenticato. Ma come fu che Comasia divenne la santa della pioggia e delle donne?
Martino - Pierluigi Morizio Cecchina - Giusy Frallonardo ...............
Martino Noi volevamo Bonaventura, e invece guardate cosa ci mandano....'na femmina, che manco si sa bene come si chiama. 'Sta città ha bisogno di protezione, di una mano santa, non di una di Roma senza manco na storia Cecchina Non bestemmiare, Martino. E' martire, lo sai Martìna E sai quanti martiri stanno a Roma? Tutti martiri sono. Tu ti trovavi a passare da Roma per caso, niente sapevi di catacombe e persecuzioni, magari neanche eri cristiano, facevi a mazzate con uno importante e Nerone ti pigliava, ti sbatteva nel circo con i leoni e le tigri...e tu diventavi martire senza sapere manco l'Ave Maria Cecchina Ma quella non solo è martire, è pure santa...l’ha scritto pure papa Innocenzo sulla carta!!! Martìno Santa, sì.... qua l'unico santo sono io, che mi ammazzo a lavorare questa terra disgraziata che ti spacca la schiena...E non piove, non piove , non piove...Cecchì’, non lo so proprio come faremo quest'inverno. E' già stagione e non si è raccolto niente, ne' olive, ne' uve, ne' erbe...le bestie mangiano da mesi solo paglia secca...le capre si arrangiano, ma a vacche e cavalli ormai si contano i filetti...Come si fa senz'acqua? Io dovrei stare in campo a badare a loro...che ci faccio qui, sotto il sole, ad aspettare che arrivano le ossa di una di Roma che chi la conosce? Cosa farà mai per Martina? Mica è di qua... Cecchina Per Martina? Io penso a noi, che siamo sposati da tre anni e ancora non abbiamo un figlio. E Comasia ce lo darà un figlio, vedrai. Sta arrivando, sta arrivando...!!! Lo vedo, il carro , lo tirano due cavalli neri neri, mamma mia come sono grandi...Martì, e guarda pure tu...hanno i pennacchi e i finimenti tutti in eleganza e tirano il carro cu a reliquia...E' lei, è Comasia, la nostra santa...Comasia, Comasia, santa mia, signora mia, un figlio, ti prego, un figlio, grande come un cucchiaino lo voglio, ma dammi un figlio...La vedi, Martì, sta entrando, l'hanno portata dentro 'a chiesa di san Martino... Martì, aiutami mi sento svenire, mi sento svenire, reggimi Martì reggimi... Martino E' il caldo, Cecchì, il caldo... Cecchina No, Marti...è che...non mi sento bene, mi viene...mi viene...( mette la mano alla bocca) Martino Maledetta tutta questa confusione...C'è il sole ma sembra tutto buio Cecchina No, Martino, il sole non c'è più...lo senti questo vento? E' il vento dell'acqua .........................
Dal V Quadro Aurelia Imperiali Caracciolo
“Lenti Chi era dunque questa questa moglie di Petracone così devota alla bontà divina? La pincipessa Aurelia Imperiali, nata a Sampierdarena, era giunta in Puglia col padre Michele per prendere possesso dei suoi territori in Francavilla. Nel 1662 Aurelia aveva sposato Petracone, uomo d’armi sì, ma illuminato protettore di artisti e scienziati. Insomma, un duca finalmente meglio accetto ai martinesi. Angela Campanella Un matrimonio felice almeno all’apparenza, e allietato da ben otto figli . Ma Petraccone dopo la nascita dell’ erede maschio, Francesco II, rivolge le sue attenzioni anche ad altre donne, tanto da spingersi a pubblici contrasti per “questioni di femmine”. Nel 1669 sfida in un leggendario duello Cosmo Acquaviva d’Aragona, figlio del conte Giangirolamo, proprio per una contesa relativa ad una donna. Cosmo è un colosso ed è il miglior spadaccino di Puglia, Petracone è più piccolo e agile. Ma molto più astuto.
Petracone: Pierluigi Morizio Maestro: Pino Carella
Petracone Questo è il luogo. Il sagrato della Chiesa dei cappuccini di Ostuni. E dunque, maestro d’armi, ditemi ciò che dovete, e sarete ben ricompensato Maestro Sono stato io ad insegnare a Cosmo tutto quel che sa di spade e stocchi. Conosco ogni suo pregio ed ogni suo difetto. Petracone Lo so bene, per questo siete qua. Andate avanti Maestro Ebbene, Cosmo, lama in pugno, è ben più capace di voi. Duca, voi siete molto abile, ma... Petracone Andate avanti, per l'anima vostra !!!! Maestro Ebbene, Cosmo è grande e forte, ma non ha resistenza. Voi girategli intorno, fatelo stancare, tenetelo a bada senza attaccare e senza affondare. Incrociate il suo ferro almeno per un’ora. E poi.... Petracone E poi? Maestro Guardate la facciata della Chiesa, duca. Dove sorge il sole? Petracone ( sorride, malevolo) Geniale, maestro. Un colpo degno della vostra fama. Io toccherò il ferro di Cosmo, lo farò stancare ..........................
Dal IX QUADRO Gioconda De Vito
Pierluigi Evidentemente anche il 900 fu un secolo di grandi donne. L’ultima di cui parliamo , in realtà, fu grandissima a livello internazionale. Parliamo di una violinista così grande da essesre definita “l’erede di Paganini”
Pio XII – Pino Carella Gioconda – Giusy Frallonardo
Pio XII Questo è giuto, lo approvo. Ebbene, dedicatevi alle incisioni. Queste nuove tecnologie offrono tanto spazio ad un' artista che voglia coltivare il focolare domestico! Gioconda Le incisioni? Le lascio a Benedetti Michelangeli. Lui ha bisogno del silenzio totale, io esisto solo per il pubblico. Lo ha detto lei, santità: io sono solo uno strumento di Dio, e Dio vuole parlare alla gente, non ai microfoni. PierluigiM.e così, tre anni dopo, la violinista prodigio abbandonò le scene. In silenzio e senza proclami, come era suo stile, subito dopo il concerto di Basilea. Era il 22 novembre del 61
Gioconda suonai il concerto di Brahms , come mi avevano chiesto. Avrei potuto suonare di tutto: ero in pieno allenamento e senza alcuna preoccupazione. Ma fui felice di aver finito, d'essermi tolta la responsabilità di essere l'erede di Paganini, il peso enorme di dover essere eccezionale a tutti i costi, la prima violinista d'Italia. Da allora non seguo nemmeno i concerti, perchè la musica mi ha dato tutto. Tranne forse un grande violino, che non ho mai potuto comprare.
Angela C.ma quando il governo italiano le voleva regalare uno Stradivari , Gioconda l'aveva rifiutato preferendo fosse ceduto all'accademia di Santa Cecilia. Le opere d'arte sono dell'umanità, non possono appartenere ad una sola persona", disse Gioconda ...e prima ancora, quel violino voleva comprarmelo Mussolini in persona. (con un sorriso). Ma mia madre mi aveva detto "Mai accettare regali da un uomo"! Ed io ho sempre seguito i consigli di mia madre, poichè devo le tutto: fu lei a comprarmi il primo strumento. Ero una bambina vivace, anche troppo, tanto che mamma aveva deciso di mandarmi in collegio dalle suore domenicane. Ed io, spaventatissima, le dissi: mamma, piuttosto comprami un violino, e ti prometto che sarò ferma e buona .......”. Angela Con questa luminosa figura di donna del XX secolo si chiude questa storia. I silenzi del tempo passato sono ora anche parole, musica, immagini. Ma siamo nel terzo millennio ed già archiviato un decennio del XXI secolo. Non è più era di silenzi, ma di parole e di fatti. Le donne martinesi operano con competenza e professionalità in tutti i settori, nella loro città e anche fuori di essa, distinguendosi anche per il grande impegno sociale. Mi sembra giusto chiudere questa carellata di donne dei settecento anni della storia di Martina menzionando le donne del Centro italiano Femminile nazionale e della sezione di Martina in particolare con la presidente Maria Rosa Leone.
La musica che allieta lo spettacolo è quella del violino di Didi Tartari e del piano di Claudia Fidanzi.
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