Prima donna in consiglio comunale
I risultati delle votazioni amministrative del 25 maggio 1952 premiarono la condotta civile ma ferma delcapolista Oronzo Marangelli (nella lista Garibaldi): il PCI conseguì 2006 voti pari al 22,2%, nettamente al di sopra del dato nazionale, la DC il 36.9%, nettamente al di sotto di quello nazionale. Nella precedente consultazione nazionale del 1948 la DC di Conversano aveva avuto il 66.7% dei consensi, mentre il Fronte democratico popolare, comprendente comunisti e socialisti, aveva raggiunto il 21.1%. Nelle precedenti amministrative (1946) la concentrazione di sinistra (Pci-Psi) riportò il 26,8% Nel 1952 per la prima volta sedeva in Consiglio comunale una donna, Giuseppina L’Abbate, eletta nella lista “Garibaldi” del Pci di Conversano. Nelle amministrative del 1956, sull’esempio delle iniziative politiche del segretario del Pci Oronzo Marangelli, tra le file della Democrazia cristiana furono elette Maria Marangelli (prima donna-sindaco di Conversano) e Caterina Gentile indicate dal vescovo mons. Gregorio Falconieri di stampo conservatore. Il Pci e la CGIL si fecero promotori della lotta per la condizione delle donne lavoratrici. Non veniva rispettata la legge sulla tutela fisica e morale della lavoratrice-madre. Le ragazze che si sposavano venivano licenziate dagli industriali; le donne erano discriminate nei salari rispetto agli uomini; non si riconoscevano i diritti civili e morali sanciti dalla Costituzione. Si stabilì di determinare la «Carta dei Diritti della Donna italiana e della donna lavoratrice» per il riconoscimento dei diritti democratici, civili, economici, sociali della donna. (Cfr G. Di Vittorio, La lotta della CGIL per il benessere degli italiani, 3° Congresso, Napoli-novembre 1952, Roma 1952, p. 38) I lavori tipici delle donne erano la raccolta delle olive, delle mandorle, delle ciliege, la vendemmia. Altro lavoro stagionale prettamente femminile era lo schiacciare le mandorle, togliere l’acinino ai grappoli d’uva. Operaie lavoravano anche presso le poche industrie manifatturiere. Gli abiti erano confezionati da sarte e sarti. Le ore lavorative erano massacranti e il salario basso. Nei lavori più pesanti o pericolosi come quelli agricoli, nell’edilizia, negli olifici e nelle cantine vinicole erano impiegati uomini con frequenti morti bianche. Il partito comunista a Conversano sostenne lotte e vertenze sia di natura salariale sia per l’orario, la sicurezza sul lavoro e l’assistenza sanitaria in difesa di braccianti agricoli, operai e muratori contro proprietari terrieri, imprese edili ed industriali. In particolare si ebbero lotte nello stabilimento vinicolo di Cosimo Zito, sito in Via Castellana 88, in cui era attiva una sezione di iscritti alla CGIL; tra gli alimentaristi furono soccombenti le ditte D’Attoma, Orsini, Melillo, Sciamanno e l’industria conserviera “Parete” di Monopoli. Decisiva fu per la conquista dei diritti dei lavoratori in queste lotte l’iniziativa ed il fattivo contributo di Oronzo Marangelli e di Giuseppina L’Abbate. Coordinatore della lega dei lavoratori dell’industria della Camera del lavoro era Giuseppe Teofilo che organizzò un corso di avviamento professionale per l’invio di lavoratori in Francia. Particolare rilievo fu dato ad un’importante categoria: le donne lavoratrici in generale. Non veniva rispettata la legge sulla tutela fisica e morale della lavoratrice-madre. Le ragazze che si sposavano venivano licenziate dagli industriali. Le donne erano discriminate nei salari rispetto agli uomini. Non si riconoscevano i diritti civili e morali sanciti dalla Costituzione. Si stabilì di determinare la «Carta dei Diritti della Donna italiana e della donna lavoratrice» per il riconoscimento dei diritti democratici, civili, economici, sociali della donna. Oronzo Marangelli affidò all’insegnante Giuseppina L’Abbate l’incarico di sensibilizzare ed organizzare su questi problemi le donne di Conversano. E Giuseppina, si dedicò alla politica nel clima infuocato del tempo. Nei comizi, sempre affollati, con tono fermo e linguaggio semplice andava al nocciolo delle questioni. I giovani la ricordano ancora oggi allorché, issata su un tavolino, teneva i comizi nei rioni ove mancava acqua e luce. Denunciava le ingiustizie sociali, reclamava il riconoscimento del diritto dei cittadini al lavoro e propugnava la parità dei diritti tra uomo e donna a quei tempi poco sentita, anzi ostacolata anche dai compagni. L’insegnante Ida Del Vecchio, che veniva da Roma, teneva assemblee e conferenze nei locali della sezione che si rivelarono insufficienti a contenere l’affluenza strabocchevole di donne, che galvanizzate, denunciavano i problemi connessi alla loro condizione. Essa era collaboratrice di “Noi donne” (rivista mensile fondata nel 1944, organo dell’Unione Donne Italiane, ha ospitato e principali voci del femminismo italiano. Tra cui: A. Gobetti, C. Ravera, N. Gallico Spano, A. M. Ortese, M. Duras, Giovanna Pajetta, U. Eco, G. Rodari, M.A. Macciocchi, Ellekappa, F. Fossati, P. Carra). Si prodigava girando per l’Italia con comizi in sostegno dei diritti delle donne. A lei, insegnante elementare romana dai modi dolci e gentili, oggi è intestato un circolo didattico a Roma. L’azione politica della L’Abbate si concretò anche leggendo e commentando, agli iscritti e simpatizzanti, articoli pubblicati sull’Unità. Negli affollati incontri del sabato sera, nella sede della sezione, al numero 6 di Piazza XX Settembre, riscuoteva il consenso e la stima entusiastica dei presenti. Nella sede campeggiava il ritratto di un triste Antonio Gramsci con gli occhialini e la sua folta, svettante chioma nera. Sosteneva che bisognava illuminare ed educare il mondo femminile, dargli coscienza del suo valore e dei suoi diritti. Farlo uscire dallo stato di soggezione inconscia. Le partecipanti, specie della zona di via Arringo a forte densità comunista, lamentavano i disagi della vita in tuguri malsani, umidi e privi di acqua e luce. I solerti vigili comminavano multe appena sciorinavano il bucato su fili stesi fuori della porta. La “carretta” al traino di un asino, quando era colma spargeva i miasmi dei liquami che traboccavano al dondolare sul selciato sconnesso o pieno di buche. Era difficile la vita da comunista: i giovani operai e contadini, iscritti al partito o solo simpatizzanti, spesso non erano accettati dai famigliari delle loro ragazze. Gli operai comunisti erano discriminati sul lavoro (Cfr. Verbali del Consiglio comunale, proteste dei consiglieri del Pci). Il prof. Fantasia fu accusato di aver fatto abbattere una fatiscente costruzione che impediva il passaggio dell’auto per l’accesso alla sua abitazione in via Annunziata. Egli ed il sindaco V. Martino furono oggetto di aspre critiche per le promesse elettorali fatte alla frazione di Triggianello di concessione di autonomia e promesse di portare acqua e luce quando c’erano interi rioni di Conversano che ne erano privi. Questa pubblicazione vuol rendere giustizia all’impegno di Giuseppina L’Abbate che così inizia la sua “Memoria”: Nel saggio di Francesca Marangelli, nella sezione riguardante le “donne nella politica” in “Lotte politiche e sociali nel comune di Conversano”, l’autrice ricorda Giuseppina L’Abbate (la sottoscritta), militante nel Partito Comunista Italiano. Ebbene, le notizie riguardanti la succitata “donna” sono scarne ed incomplete. Se compito dello storico è quello di ricercare la verità dei fatti e di far luce sui comportamenti umani e sulle vicissitudini della vita di una persona che, in particolar modo, da protagonista, ha vissuto parte o tutta la propria esistenza dedita al bene della collettività, ebbene, gradirei che quelle notizie vengano integrate con queste altre che la mia mente non è ancora riuscita a dimenticare (e come avrebbe potuto?).
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