La cattedrale di Conversano:
le antiche cappelle, l'incendio, 
il carteggio e i progetti di ricostruzione (1912-1926)
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Recensione di Francesco Saverio Iatta
  
Collana Crescamus 13

     Ciò che dona un precipuo segno di continuità all’intensa e preziosa attività storiografica di Angelo Fanelli è una sorta di idoleggiamento per l’inedito, la contemplazione quasi idoleggiata se non proprio compiaciuta dell’inedito che è tanto trascinante quanto totalizzante. A volte quest’operazione di recupero, addirittura, lo porta a mitizzare l’inedito in quanto - proprio e solo - perché inedito. Tanto è vero che il filo rosso che unisce tra loro, in maniera tutt’altro che sotterranea, le ricostruzioni storiche che Angelo Fanelli offre, con sempre più felici risultati, alla nostra comunità (per poi approdare sulle scrivanie dei maggiori studiosi che si apprestano a interpretare gli accidenti che hanno interessato Conversano, i suoi maggiori monumenti e/o i suoi più illustri maggiorenti) è una sorta di venerazione, quanto mai ragionata, per l’inedito. Ricerca e/o proposizione dell’inedito per l’inedito che, nelle proposte meno felici, si risolve e/o rasenta una sorta di attrazione quasi feticistica (vedi: Il Maestro del villaggio) per ciò che è, per l’appunto, mai prima pubblicato. Recupero [dell’inedito] che poi vien anche orgogliosamente contrabbandato, sia pure in maniera inconscia, come un’operazione eminentemente culturale perché ineludibile è proprio la proposizione degl’inediti: pur a prescindere dal loro effettivo valore. Insomma Fanelli, sia pure in alcuni rari casi, di fatto pare teorizzare, sia pure con operazioni meramente pratiche, che anche le briciole, purché inedite, del passato, proprio perché ci giungono dal passato, acquisiscono – pur risultando un mero recupero antiquario - diritto di cittadinanza. E, per ciò stesso, vanno – senza ombra di dubbio - pubblicate.
      E su fonti quasi completamente inedite è solidamente ancorato anche il recente volume di Angelo Fanelli intitolato “La cattedrale di Conversano. Le antiche cappelle, l’incendio, il carteggio e i progetti di ricostruzione” (Modugno fine 2009) ultima in ordine di tempo, suggestiva felice prova di Angelo Fanelli che va a sommarsi ai risultati più riusciti che ha, ben più volte, raggiunto nelle sue più convincenti e scaltrite maggiori prove.
     Anche quest’ultimo contributo ha, quindi, preso l’abbrivio dal recente rinveni- mento (in quella sorta di pozzo di San Patrizio che, man mano che se ne regestano le ‘carte’, risulta essere l’Archivio diocesano di Conversano che Fanelli dirige con infaticabile, disinteressata dedizione) del testo, ovviamente inedito, relativo al progetto di ricostruzione della Cattedrale di Conversano dopo l’incendio del 1911. “La cattedrale di Conversano” ha, a sua volta, il suo primo ideale abbozzoin nuce nel precedente saggio di Fanelli intitolato “Architettura e decorazione romanica e barocca nella cattedrale di Conversano alla prima metà del Settecento” pubblicato nel 1990, nel terzo volume di “Storia e cultura in Terra di Bari”. Anche se questa volta “La cattedrale di Conversano” prende l’impulso iniziale, a sua volta anch’esso, da un inedito rivenuto da Angelo Fanelli. È un manoscritto del canonico Vincenzo Candela, rinvenuto nella Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi di Bari. Va inoltre anche avvertito che “La cattedrale di Conversano” deve il suo abbrivio pure dall’attuale, lento restauro dei tetti della Cattedrale (iniziato nel 2007 ma che pare non terminare mai e che, comunque, rinvia, malauguratamente, l’utilizzo di questo monumento sacro) dato di fatto che ha quindi quasi letteralmente sospinto Angelo Fanelli a ricostruire “gl’interventi architettonici che si sono susseguiti, lungo i secoli, fino all’incendio novecentesco” all’interno della Cattedrale conversanese il cui primo, documentato intervento ci è testimoniato da un testamento del conversanese Matteo de Lucifera che l’11 giugno 1286 “dispone di assegnare sei tarì d’oro fabrice maioris Cupersani ecclesiare”;volontà testamentarie cheoggi sono contenute, in inserto, in una pergamena del 16 marzo del 1295 trascritta da Domenico Morea nel Chartularium Cupersanese edito nel 1943.
     Le fonti principali di questa storica galoppata a ritroso nei secoli è permessa quindi a Fanelli oltre che dalla sua smaliziata perizia nell’interpretare le antiche ‘carte’ pur anche da altre fonti, quasi o del tutto completamente indite o sconosciute, che ha avuto - ancora una volta - a sua disposizione. Queste ultime riguardano le inedite fondazioni beneficiali; la rilettura delle Sante visite (che, redatte da scrupolosi cancellieri, offrono elementi storici di rilievo); le testimonianze epigrafiche (invero modeste per cui Fanelli è dovuto ricorrere ai padri della storia locale); gli atti delle Conclusioni capitolari (che permettono di seguire da presso lo sgomento e quindi la volontà di prodigarsi nell’opera di ricostruzione della Chiesa madre);l’apporto dell’arch. Sante Simone (che per l’Ottocento è un sicuro punto di riferimento); il carteggio archivistico successivo all’incendio (suggestive le testimonianze, ancora dattiloscritte, di Angelo Pantaleo!); il riepilogo topograficodella “dislocazione delle antiche cappelle”; e, infine, le tavole redatte dall’architetto Francesco Di Carlo. 
     Sicché dinnanzi al lettore si squaderna (grazie anche a una copiosa serie di riproduzioni che punteggiamo significativamente quasi ogni pagina di “La cattedrale di Conversano”) una macchina del tempo che permette, per l’appunto al lettore, di prendere ragionata oltre che documentata contezza degli innumerevoli interventi architettonici che si sono susseguiti,l’uno all’altro, nella chiesa madre conversanese, lungo i secoli, fino all’incendio novecentesco scatenatosi all’interno della stessa Cattedrale.
“La cattedrale di Conversano” risulta, per ciò, la documentata ricostruzione di un passato, purtroppo, tanto celebre quanto oramai improvvisamente e per ciò stesso altrettanto più malauguratamente del tutto svanito per colpa di un casuale incendio. Un deprecabile disastro che rivela, per contro, allo stupefatto lettore - in tutta la sua nuda drammaticità - un evento che ha, letteralmente, distrutto un monumento che pur avendo superato, quasi indenne, la ventura d’essersi saputo adeguare alle mutate esigenze che nel corso dei secoli è stato piegato ad assolvere per ciò stesso pareva, propri’anche per questa sua intrinseca vitalità, quasi indistruttibile e per ciò stesso addirittura immortale. 
     Al lettore, infatti, Angelo Fanelli propone – nello stesso tempo - la ricostru- zione storica della serie degl’interventi architettonici che hanno, sin anche a volte, stravolto l’originaria facies della chiesa madre di Conversano e poi subito dopo  pone innanzi al lettore i resti - ancora quasi fumanti - di quanto è rimasto di un antico, quasi mitico monumento cui il fuoco ha, brutalmente, cancellato ogni traccia del suo celebre passato oramai ridotto a null’altro che a un muto ammasso di sassi senza memoria.
     Il lettore, insomma, ha appena avuto ragionata cognizione della storia di un antico, sacro monumento che, quasi un attimo dopo (quella ch’era stato il barocco depositario di preziose testimonianze non solo religiose ma pur anche - se non sopra tutto - sociali e culturali) gli riviene consegnato come un informe ammasso di macerie. Anche se, subito, questo stesso amorfo cumulo di rovine assurge però a silenzioso emblema di una volontà che non intende affatto arrendersi a una casuale iattura (che ha pur tuttavia distrutto un monumento che pareva destinato a durare nel tempo, vincendolo, quasi fosse indistruttibile), che non ha però di certo affatto annullato l’imperativo che ha poi spinto, i più solleciti, a ricostruirlo di sana pianta. 
     Dinnanzi a quest’ammasso informe di macerie – comunque - non si riesce, di primo acchito, affatto a rendersi conto che quelle che poco prima erano descritte come mura cariche di storia -  e che avevano saputo superare i secoli – ora divenute, per un mero quanto casuale accidente, solo un povero ammasso di pietre queste stesse avevano perso gran parte (se non proprio del tutto) lo straordinario carico di memorie di cui erano divenute depositarie. Carico di memorie che, ora, divenuto quasi polvere come la polvere non avevano che un modesto valore e quindi non potevano più parlarci dei battesimi, dei matrimoni, dei funerali e dei Te deum di ringraziamento cui erano state spettatrici. Non potevano più neppure offrire testimonianza (diretta o indiretta) sulla natura stessa delle diatribe, purtroppo secolari, ch’erano esplose e poi s’erano forse anche pure diplomaticamente ricomposte alla sua ombra, tra i poteri religiosi e/o secolari che avevano saputo imporsi, sino a lasciarne testimonianze sulle sue stesse pareti. Quelle pietre non potevano nemmeno più tramandare la memoria di coloro che, per vari meriti, vi erano stati solennemente sepolti. Insomma leggendo le pagine di Angelo Fanelli bisogna, realisticamente, prendere atto che con le mura della ‘vecchia’ Cattedrale è, letteralmente, scomparso tutt’intero un passato ch’è praticamente quasi irrecuperabile.
Di qui lo sbigottimento, impotente, che attanaglia chi rilegge quelle pagine che pur hanno l’indubbio merito di squadernarci le periodiche trasformazioni e/o ristrutturazioni cui è stata oggetto, nel passato, la chiesa madre conversanese che ora non può rivivere che grazie alle ‘carte’ che Angelo Fanelli  ha saputo, con paziente amore, interrogare in maniera intelligente quanto peculiarmente singolare.
      La lezione che, quindi, si ricavaanche da quest’esemplare, brillante quanto documentato contributo di Angelo Fanelli è che senza storia (ma una storia fondata non su miti o leggende, quanto su fonti attendibili), senza storia una comunità (come, se non sopra tutto, quella conversanese) non ha radici. E che queste fondamenta non portano affatto a idoleggiare, anacronisticamente, il pur celebre tempo andato, quanto al contrario possono permettere la realizzazione quelli che sono stati i sogni di chi ci ha preceduti. E che, proprio per questo, una comunità ha un suo precipuo futuro solo se coltiva questo genere di radici identitarie realmente feconde.
      Ci sia permesso (al termine di questa purtroppo breve segnalazione di “La cattedrale di Conversano” che quindi ha potuto mettere in evidenze solo una modesta parte della notevole massa di memorie che si concentrano, in maniera doviziosa quanto peculiare) di sottolineare come in “La cattedrale di Conversano” rimanga del tutto inspiegabile la mancanza, imperdonabile, di un indice dei nomi. In“La cattedrale di Conversano” infatti (vera e propria preziosa escursione a ritroso nei secoli passati della storia socio-religiosa di Conversano) sono citati centinaia di nomi e chi desidera poterli rinvenire, in breve tempo, non ha il supporto di un apparato paratestuale oramai ritenuto del tutto ineludibile. Eppure anche i quasi illeggibili in folio seicenteschi se non hanno quasi mai un indice dei nomi, pur tuttavia, mettono a disposizione dei loro lettori quegl’indispensabili indici delle cose notabili che, almeno in parte, sostituiscono i ben più funzionali indici dei nomi. Non inserire un indice dei nomi in un testo, di fatto ne impedisce una lettura mirata che spesso è l’intento di chi squaderna un ampio testo storico.

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Scheda bibliografica
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Autore Angelo Fanelli
Titolo La cattedrale di Conversano: le antiche cappelle, l'incendio, 
il carteggio e i progetti di ricostruzione (1912-1926)
Editore Grafica 080 Modugno (Ba)
Prezzo contributo € 10.00
data pub. giugno 2009
In vendita presso:
Coop. Armida Conversano Telefono: +39 080 4959510
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