Cassandra
 
tratto dalla I scena  5ª edizione “Invito a Corte”
 



Castello Marchione, 5 Luglio 2020 – V^ edizione di “Invito a corte”

Cassandra, Donna Busa, Otacilia Secundilla.
Gli ultimi tre personaggi rappresentati nello spettacolo di teatro, musica e danza dello scorso 5 luglio sono tre donne: una viene a noi dal mito, l’altra dalla letteratura e dalla storia della battaglia di Canne del lontano 2 agosto del 216 a.C. e la terza dalla storia romana salentina.
La prima è Cassandra che secondo la narrazione sbarcò a seguito di Diomede sulle coste daune. Intorno a un tempio a lei dedicato, secondo Licofrone, drammaturgo greco del IV secolo a.C., si radunavano molte fanciulle vestite di nero che, percuotendosi il volto, manifestavano la loro ribellione alle convenzioni matrimoniali. Le ragazze si sottraggono alle nozze abbracciando la statua di Cassandra, come la stessa Cassandra aveva tentato, invano, di sottrarsi all’aggressione di Aiace rifugiandosi presso l’immagine di Atena. Gianni Lenti ha tradotto dal greco e ha letto i seguenti versi dalla “Alessandra” (o Cassandra) di Licofrone:
“E la di Salpe nel terren palustre
Da Dardani, e da’ Dauni insieme eretto
Mi sarà presso il lago un tempio illustre;
Dove, quando le vergini a dispetto
Le nozze, e degli amanti in odio avranno
L’Ettorea chioma, ed il non grato aspetto
Con verghe in man, quai furie, in nero panno
Avvolte, e denigrandosi le belle
Gote, il mio simulacro abbracceranno:
Ed io per lunga età, diva da quelle
Sarò detta immortal. Ma lutto oh quanto!
Si prepara alle Locridi donzelle,
Che scelte a sorte, ai margini del Xanto,
Inviate saranno: e per la rea
Di un sol baldanza, interminabil pianto
Verseranno le madri”
La lettura di Gianni Lenti è stata accompagnata dalle note dell’arpa di Ilide De Rinaldis Saponaro con il brano Epitaffio di Sicilo, un raro documento musicale dell'antica Grecia. Le fanciulle daune sono state rappresentate dalle danzatrici del corpo di ballo “Ali di Iside” di Marilena de Letteriis (Lucrezia Visconti, Lauretta Briganti, Elisabetta Rizzo, Annamaria Lupacchino, Marianna Capotorto, Claudia Colucci, Gabriella Castellano, Sonia Simo)
La seconda donna “speciale” della storia di Puglia ci viene dalla Letteratura, in particolare dal De claris mulieribus (Le donne famose), un'opera in lingua latina composta da Giovanni Boccaccio tra l'estate del 1361 e quella del 1362, e che raccoglie le biografie di 106 donne famose. Boccaccio parla fra le altre di domina Busa da Canosa.
Gianni Lenti ha letto il seguente “Volgarizzamento di Maestro Donato da Casentino dall’opera
di Messer Boccaccio De Claris Mulieribus”

Busa fu una donna per la prima origine da Canosa, la quale acciocché io creda esser nata di
nobile sangue, e per altri piu meriti famosa, ne fa fede quello magnifico atto lo quale
singolare gli antichi hanno lasciato di lei a quegli che seguono. Dicono, che facendo aspra guerra Annibale Africano contro i Romani e guastando con tutta l’Italia con ferro e con fuoco, bruttando quella di molto sangue, avendo appresso Canne terra di Puglia, in una gran battaglia non solamente sconfitti i nemici, ma quasi abbattuta tutta la potenza d’Italia,
avvenne che di quella sconfitta e gran mortalità la notte fuggendo per luoghi diserti, di molti dispersi e vaghi n’arrivo a Canosa citta dieci migliaja, la qual citta allora servava fe alla parte de Romani: i quali tutti sendo deboli, e stanchi, bisognosi, disarmati, nudi e percossi di ferite, non impaurita del caso, nè della potenzia del vincitore, Busa gli riceve nelle proprie case amichevolmente, e ritenne gli in albergo.
Busa, cioè, non temette né il grande numero di superstiti dell’esercito romano sconfitti da Annibale, né l’ira del vincitore. Accolse, sfamò e curò tutti quelli che erano giunti alle porte di Canos e diede ad ognuno monete sufficienti a raggiungere le loro case e le loro famiglie.
Chissà come sarebbero andate le cose se fosse vissuto il marito di Busa. Fosse stato
uomo gretto e avido, avrebbe fatto pressione presso i concittadini perché le porte della citta restassero chiuse ai reduci. O forse, ed e ciò che ci piace pensare, Busa dispose
semplicemente come ad un compianto e non meno generoso coniuge sarebbe piaciuto. Lucia Scarli ha interpretato Donna Busa mentre il solerte segretario è stato nel suo ennesimo ruolo Pino Cacace.

 

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