Le due redazioni del catasto di Conversano nel 1753 e 1754 
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Introduzione

  
Le due redazioni del catasto di Conversano nel 1753 e 1754
Collana Crescamus 27

I Catasti onciari, ordinati nel 1740 da Carlo di Borbone re delle due Sicilie, si proponevano di uniformare il sistema contributivo nel regno di Napoli con una equa distribuzione del carico fiscale tra tutte le fasce di contribuenti. A tal proposito, nel generale compiacimento, fu accolto il concordato con la Santa Sede del 1741 con cui si stabiliva che, per la prima volta, gli enti ecclesiastici erano obbligati alla tassazione sui beni, sia pure con lo sconto del 50% sull’imponibile. Un grande merito del catasto carolino.

Esso costituisce non solo una ricognizione dei beni, case, terreni, animali e mutui attivi e passivi, ma una descrizione dei nuclei componenti i fuochi, abitanti, forestieri, ecclesiastici ed enti religiosi. Ci danno un quadro economico ma anche sociale ossia biografico, edilizio, religioso, topografico, toponomastico che tratteggiano il volto delle città nel ‘700. Rappresentano una fonte preziosa per la storia economica e sociale delle città del Regno nel secolo XVIII. è espressamente manifestata la volontà di sollevare i poveri da gravami fiscali eccessivi. I catasti carolini erano detti onciari perché, inopinatamente, la rendita imponibile stimata in ducati, moneta corrente, era tradotta in once, una antica moneta non più in uso. Anche se l’oncia era stata utilizzata già nei catasti “a battaglione” 1 . La contribuzione fiscale all’epoca era praticata a gabella, dazio minuto e tassa sui beni. 

In conformità alle istruzioni, deve essere compilato un librone detto il “general catasto” con le varie categorie di contribuenti riportanti le partite catastali ed un consuntivo finale da depositare presso l’Università delle città, e copia inviata alla Regia Camera della Sommaria con tutti gli altri volumi. Annualmente, poi, venivano redatti i “catastini” per aggiornamenti sulle variazioni occorse.

Purtroppo tutti i documenti esistenti presso il Comune di Conversano sono stati distrutti in occasione dell’incendio del Municipio nella rivolta popolare del 20 maggio 1886, e, tra essi, l’onciario carolino pubblicato il 17 ottobre 1754, a Conversano, nella illusoria convinzione di sfuggire alle tasse in futuro. 

Nella compilazione dei catasti si configurano reiterati tentativi dei contribuenti di ridurre il prelievo fiscale con tutti i mezzi leciti o illeciti a partire da “rivele” mendaci. Tra i sotterfugi più in voga vi erano quelli di “far leva” su apprezzatori e periti per sottostimare misure e rendite dei possessi o occultare beni e quant’altro poteva servire a ridurre il carico fiscale come il ricorso a mutui con enti ecclesiastici che beneficiavano di sconti. Un vero e proprio sistema di finanziamento precursore di quello oggi gestito dalle banche.

Presso l’Archivio di Stato di Bari è conservata una copia del general catasto di Conversano, compilato negli anni 1750-1753, che è infarcita di squarciafogli incollati alle partite catastali e di annotazioni ai margini con diversa stima delle misure e rendite. Un guazzabuglio di partite catastali di difficile se non impossibile trascrizione e pubblicazione. Ma anche lacunoso, privo di intere ed importanti parti come le partite dei deputati del catasto e della categoria dei forestieri (Polignano), la collettiva generale e quella delle once (bilancio consuntivo) delle entrate ed uscite (pesi) dell’Università e cosa più rilevante la tassazione a cui venivano assoggettati i contribuenti. La sua provenienza non è accertata, ma sicuramente non era tra le carte nel Municipio nel 1886: sarebbe stato bruciato. Esso è stato utilizzato per la compilazione del catasto del 1754 come brogliaccio e verosimilmente per compilare il provvisorio del 1814.

Ci siamo, quindi, risolti a consultare la copia esistente nell’Archivio di Stato di Napoli, nella speranza che fosse utilizzabile per una trascrizione e analisi critica delle condizioni di Conversano nel ‘700.

Il nostro impegno è stato premiato per le sorprese di grossa rilevanza storica nascoste nei manoscritti della Sommaria. Sotto il nome di “Catasto onciario di Conversano” sono compresi undici massicci volumi consistenti in atti preliminari, libro dell’apprezzo, due volumi di squarci di campagna, sei di rivele e il general catasto. Gli aspetti di grossa rilevanza storica, sono negli Atti preliminari, Volume di gravami e nello Stato delle anime del 1753, tutti inediti, non reperibili in altri archivi. Dagli Atti preliminari, solitamente trascurati dagli studiosi, apprendiamo che la compilazione del catasto a Conversano ha avuto un iter molto travagliato. Essi avrebbero dovuto limitarsi ad attuare le incombenze burocratiche dettate nelle Istruzioni dell’editto del Re del 1741 che riportano dettagliatamente le modalità di compilazione del catasto arricchite da apposita modulistica.

A Conversano, il percorso ebbe inizio nove anni dopo, il 15 ottobre 1750, con la nomina dei deputati del catasto, dei rappresentanti dei tre ceti, dei periti, ed emanazione di bandi nelle città vicine per comunicare ai possessori di beni in territorio di Conversano l’obbligo di presentare le rivele (dichiarazioni dei redditi). Indi si procedeva all’apprezzo. Dopo la discussione delle rivele con gli apprezzi si compilava il “general catasto”, da pubblicare nella pubblica piazza. 

Andando avanti nella lettura degli Atti preliminari scopriamo importanti novità che danno un rilievo storico-sociale inedito nella storia di Conversano e, forse, del Regno di Napoli. Vi si annidano copie di verbali comprovanti gravi decisioni di Re Carlo a favore della plebe contro i ricchi.

è emersa, infatti, una contesa tra poveri e benestanti di non poco conto, tenuto presente che la città è sede di contea soggetta a regime feudale, sede vescovile dal secolo IV e conta oltre 5500 abitanti. Con i conti Acquaviva d’Aragona ha avuto un ruolo determinante nel governo della Puglia agli ordini del re di turno.

La popolazione denuncia una «scandalosa convenzione» tra periti e benestanti, finalizzata a sottostimare beni e rendite, ordita da un notabile d’eccezione, addirittura un canonico di famiglia di alto lignaggio, e da vari deputati addetti alla compilazione del catasto non solo del I° ceto. Le denunce sono suffragate dalla Declaratio notarile di un perito che fa nomi e cognomi dei fedifraghi. La conseguenza più immediata della macchinazione è che non si raggiunge il “pieno” (importo totale) per sostenere le spese comunitarie dell’Università riversandole in gran parte sui poveri con l’odiata gabella della farina.

Che fa Re Carlo di Borbone? Siamo nel secolo dei lumi. Senza mezzi termini dà ragione al popolo. Dopo aver destituito i notabili compilatori, responsabili del misfatto, ordina la revisione con riapprezzo. Il catasto pubblicato nel 1753, conservato a Bari, è annullato e il suo rifacimento demandato a periti e deputati da eleggere con nuove elezioni in pubblico parlamento. Vanno rifatte le stime delle rendite di terreni, animali e derrate poiché le precedenti erano “troppo basse”. Le spese sono addebitate ai responsabili della tentata maxi evasione.

Un fatto senza precedenti che pone Conversano in un contesto sociale di primo ordine. Infatti, nella pur vasta pubblicistica non si rileva analogo episodio occorso in altre Università, ad eccezione di piccole scaramucce dovute a ricorsi contro feudatari. Nel Volume di gravami emerge la contrapposizione dei colpiti dal riapprezzo che indicano come autori della denuncia della “scandalosa convenzione” «alcuni malcontenti della plebe che si sono fatti eleggere periti per il riapprezzo». I loro nomi sono negli Atti preliminari.

Altre diatribe secolari sono quelle sul possesso territoriale tra Polignano, Castellana, Mola e Turi contro Conversano. Nella controversia tra Mola e Conversano 2 ,  alla lunga la spunterà Mola. Nel catasto in regime a battaglione del 1627, conservato presso l’Archivio Capitolare di Conversano si riscontrano circa 500 partite di cittadini molesi con beni in territorio di Conversano accatastati in contumacia.

Ma la chiusura della compilazione del general catasto tarda per le contrapposizioni tra le diverse fazioni di eletti e deputati facilmente individuabili. Un dispaccio di Carlo di Borbone ordina prima la traduzione di sindaco e deputati di Conversano presso la Regia Dogana di Foggia ove dovranno essere trattenuti, a loro spese, fino al termine delle operazioni di completamento del general catasto fissate entro il termine di agosto del 1754 e poi l’invio a Conversano di Carlo Curti, “sindaco” della Regia Dogana di Foggia, per captis pignoribus vel captura persona, dei due sindaci di Conversano (del 1753 e 1754). Il catasto viene completato da Carlo Curti e pubblicato con enorme ritardo il 17 ottobre 1754 a Conversano e, quindi, inviato, unitamente a tutti i volumi, alla Regia Camera della Sommaria il 22 ottobre successivo. 

Il rifacimento del libro del catasto ha, tuttavia, rimediato solo in parte all’ingiustizia in danno dei poveri poiché, per il 1754, allo scopo di raggiungere il “pieno” si è lasciata la gabella della farina ridotta del 50%. Che pur non è di poco conto.
Nel nostro lavoro abbiamo esteso lo studio della contribuzione fiscale a quella dopo l’unificazione utilizzando le opportune note dell’arch. Sante Simone, che lo connotano di una inaspettata vena di meridionalismo, inserite nelle Memorie istoriche di G.A. Tarsia Morisco 3 .

Questa pubblicazione ha caratteristiche che ne fanno un lavoro utile per studiosi e non solo. Gli aspetti sociali, economici ecc., infatti, sono esposti analizzando e confrontando le singole categorie con le analoghe di altri onciari delle Università di Capitanata, Terra di Bari e Terra d’Otranto 4 . Altrimenti, come già detto, si sarebbero persi aspetti importantissimi che avrebbero dissipato tutta la loro peculiarità. Come la distribuzione dei beni, le donne o fanciulle in capillis, i bracciali che hanno una interpretazione diversa nelle Università.

In genere i libri dei catasti delle Università pubblicati si attengono alla descrizione degli aspetti che caratterizzano la città senza alcun confronto con le altre.

Il nostro lavoro agevola la ricerca genealogica, resa possibile da un indice per cognomi di persone, considerato che nei manoscritti dell’epoca le partite catastali seguono i nomi propri dei capifuoco. 

Numerose le immagini di palazzi, case d’epoca, chiese, chiesette rurali, masserie, laghi che danno un’efficace connotazione alla città.   

L’impostazione grafica è curata in modo da agevolare le ricerche di ogni tipo: storico, economico, sociale, lessicale e genealogico.

Abbiamo lasciato i termini come compaiono nel manoscritto poiché rappresentano una precisa volontà di affermare la propria identità, “la conversanesità”, anche di fronte a «Sua Maestà il Re (che Dio guardi)» al quale il manoscritto è indirizzato.

Molti capifuoco di Mola sono individuati anche con il soprannome che esprime una caratteristica personale. Si evidenziavano, senza peli sulla lingua, le disavventure coniugali, le preferenze sessuali, la scarsità di comprendonio, l’eleganza nel vestire di qualche sacerdote. Non è esclusa una dose di divertito sarcasmo e dileggio tipico del conversanese. Basta scorrere la categoria e se ne trovano di gustosi.  

L’opera, per contenere il costo, è suddivisa in due parti. La prima in un volume che include tabelle e studi comparativi con altre città. La seconda in un DVD che contiene la trascrizione del manoscritto conservato nella Sala catasti dell’Archivio di Stato di Napoli. I nomi ricorrenti sono in gran parte quelli degli attuali conversanesi, di molti molesi, castellanesi, polignanesi, putignanesi e rutiglianesi: sono i loro antenati.

Non si ha notizia di città con popolazione rilevante che hanno pubblicato il catasto carolino a causa dell’enorme mole di lavoro. Sforzo titanico che richiede tempi lunghi, certo non ripagabile economicamente.

I conversanesi possono essere fieri della loro storia e della loro identità, del glorioso passato che li vede sempre in prima linea nell’attuazione di idee innovative tendenti a liberarsi dal giogo dei regnanti con lotte politiche e sociali. 


1  Archivio Capitolare di Conversano, Catasto di Conversano del 1627.

2  ASF, Dogana delle pecore di Puglia, Controversia tra Mola di Bari e Conversano sulla determinazione dei confini territoriali delle contrade S. Marco, Pozzovivo e Spinazzo, serie II, busta 279, fascicolo 6396, 1754-1755, cc. 28.

3 G.A. Tarsia Morisco Memorie istoriche della città di Conversano, a cura di A. Fanelli e V. Perillo, Note di S. Simone S3, S4, p, 163-165.

4  Palumbo-Poli-Spedicato, a cura di G. Poli, cit, pp. 160–166.  

Luigi P. Marangelli 
Scheda bibliografica
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Autore Luigi P. Marangelli
Titolo Le due redazioni del catasto di Conversano nel 1753 e 1754
Editore A.G.A. Alberobello
Prezzo s.p.i.
data pub. maggio 2019
ISBN 978-88-9355-117-5
In vendita presso:
Emmaus - Conversano 
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