Quando si dice che Dio è morto
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Prefazione
  
A mio padre e mia madre
chi mi guarda dall'altra dimensione con riconoscenza, congratitudine,con amore

Fino a qualche anno fa, era diffusa la convinzione che la filosofia fosse in crisi irreversibile, destinata a scomparire dalla scuola e dal dibattito, pericolosamente insidiata da scienza, tecnologia, politica, arte, moda, dal trionfo dell'effimero o, peggio ancora, dal tempo della massima indifferenza a tutto.
Invece, alcune recenti iniziative di pubblici dibattiti tra filosofi hanno visto una partecipazione corale di pubblico, attirato dal desiderio di comprendere alcuni dei grandi temi del nostro tempo: dalle discussioni sulla fisica quantistica alle analisi sul ruolo dei mass media e del linguaggio, dalle polemiche sui concetti di democrazia e socialismo alle controversie sul metodo delle scienze, dalla riflessione sul rapporto uomo-Dio, uomo-mondo, etica-biologia alle meditazioni sulla cibernetica e sulla civiltà del computer.
Si è così registrato il ritorno della filosofia, come si registra il ritorno della religione, testimonianza del bisogno dell'uomo contemporaneo di ricostruire nuove certezze. E la filosofia, sin dal suo stesso etimo, e quindi da sempre, si presenta come spirito critico; è indagine per la verità e per l'uomo, è un lievito straordinario per la vita in comune. Per ciò stesso, essere uomini significa essere filosofi; la fine della ricerca filosofica potrà avvenire solo il giorno in cui l'uomo cesserà di pensare e di riflettere liberamente.
Questa "voglia di filosofia", che è desiderio di ragionare per dimostrare agli altri che sono libero (COGITO, ERGO SUM), ed è allo stesso tempo apertura agli altri perché possano partecipare al «banchetto» del sapere, è ciò che caratterizza l'ultima fatica di Teresa Dell'Aera Luparelli che ritorna a scrivere, dopo le precedenti esperienze incentrate sul rapporto tra Cristianesimo e Induismo (2002) e sull'Uomo (2005).
In questo suo ultimo "diario pubblico" l'autrice, con discorso lucido e chiaro, mai cattedratico e distaccato, anzi accorato e convincente, riprende tutte le grandi questioni che animano il dibattito filosofico contemporaneo (alcune già esaminate nell'ultimo libro): volendole sintetizzare esse si incentrano sul tema della "morte di Dio" e della "morte dell'uomo".
I «teologi della morte di Dio», partendo dall'annuncio di Nietzsche e passando dalle dottrine evoluzionistiche di Darwin, sono convinti che l'immagine di DIO, così come si è formata attraverso la tradizione cristiana, è diventata un "idolo" privo di significato per la nostra cultura contemporanea. Secondo il neo-empirismo logico la stessa parola «DIO» non ha significato perché non si riferisce né ad una realtà oggettiva né ad una soggettiva, quale sarebbe una qualsiasi esperienza umana.
Lo Strutturalismo, invece, sostiene la "morte dell'uomo" perché esso è il frutto di strutture e norme (sociali, mitiche, linguistiche) autonome dalla volontà umana. Secondo Foucault l'uomo non è il padrone della sua storia in quanto non agisce ma è «agito», travolto da forze strutturanti inconsce. E Levi-Strauss, altro esponente, aggiunge: "All'inizio del mondo l'uomo non c'era; non ci sarà neanche alla fine".
La riflessione dell'autrice, invece, è di segno opposto e si basa su di un ragionamento che, certamente parte da una convinta e personale fede religiosa, che però si alimenta non già da semplici posizioni dogmatiche ma da un rigore culturale vivo.
Tutto il suo filosofare ruota attorno a DIO, antico problema, oggi più che mai attuale perché rimanda ad altri temi correlati: la crisi culturale del nostro tempo, la scienza imperante, i valori dell'uomo e del vivere civile quotidianamente calpestati, il senso di disagio e di smarrimento per aver accantonato i tradizionali valori sostituiti da ideali nuovi ma, purtroppo, effimeri.
Allora, è la tesi centrale dell'autrice, non «Dio è morto» (come sosteneva Nietzsche) ma «Dio per noi è morto» visto che siamo in attesa di un qualcuno (o qualcosa) che ci darà la felicità, il paradiso.
È questa la logica della nuova cultura laicista che, sostituendo i valori eterni con quelli del consumismo, nega all'uomo ogni capacità autonoma e lo relega a semplice consumatore, dopo averlo decostruito, privato di sentimenti, reso succube di un "potere economico che ingloba in sé, domina e mercifica perfino le menti". Il baratro per l'umanità è prossimo e solo un deciso passo indietro può evitarci la catastrofe.
Riconoscere l'importanza della religione, come regolatrice dei rapporti umani, significa ammettere il fallimento del potere assoluto dato alla scienza, i cui guasti sono sotto gli occhi di tutti: la natura quotidianamente violentata; i rapporti umani pericolosamente inariditisi; piacere, guadagno, egoismo, diventati i veri valori trionfanti, in nome dei quali si deve giustificare tutto. Il trionfo dello scientismo laicista ha fatto emergere l'uomo robot, l'uomo macchina, estraneo a sé e agli altri.
A questo punto il discorso, inevitabilmente, si fa etico: infatti, se l'uomo è stato destrutturato nella sua personalità, impoverito ed immiserito nei sentimenti vitali, è chiaro che farà fatica a rispettare «l'altro da sé» perché non gli riconosce alcuna utilità. Ne discende il crollo di quegli imperativi categorici su cui Kant aveva costruito la morale e che orientano, disciplinano, predispongono l'uomo all'azione con e tra gli uomini. È il fallimento di quella regola di condotta su cui si fonda una morale corretta e saggia: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te".
Il rapporto tra l'uomo e gli altri, nel rispetto di una norma, rimanda all'altro grande problema, quello politico. Infatti, l'uomo che sente in sé gli imperativi categorici della morale, che ha costruito un sistema di valori universali, è capace e pronto a difenderli anche quando tutto intorno è buio. "È la legge morale che ha la preminenza assoluta sulla legge civile".
Ciò che più colpisce della nostra società, analizzata dall'autrice nei suoi fenomeni e rapporti, è la diffusa tendenza ad esaltare il particolare, legittimandolo in modo formalistico ed esteriore fino a riconoscerlo come valore universale.
Ma si tratta, ovviamente, di una universalità vuota e di una relazione sociale puramente esteriore e meccanica. Oggi, la ricerca dell'utile egoistico, il carattere pratico della conoscenza, il trionfo della scienza hanno fatto il vuoto sui tradizionali concetti della religione, che invece bene avevano governato il mondo pre-tecnologizzato dei nostri padri.
Il discorso a favore di DIO - valore universale - spazia dall'evoluzionismo darwiniano alla geometria euclidea, dalla concezione del tempo alla teoria della relatività e del divenire dei corpi fino alla quantistica, nella precisa convinzione che tutto volge ad un unico scopo: dimostrare l'esistenza di DIO, o meglio ciò che i teologi hanno trovato prima degli scienziati; in secondo luogo che scienza e teologia non sono antagoniste, ma possono convivere (secondo la stessa impostazione data al problema da Teilhard de Chardin) superando quel clima di distacco conseguente alla diffusione del razionalismo illuministico. Il dialogo tra le discipline, scienza, filosofia, religione, morale, è fondamentale (per non dire urgente) al fine di ridurre gli eccessi dello scientismo e ripristinare "un'armonia nel mondo" che da tempo l'uomo ha smarrito. D'altra parte, su questo terreno la Chiesa per prima si è aperta per capire il nuovo (come nel caso delle neuroscienze) e giustificarlo alla luce della sua dottrina, non certo allo scopo di creare indebite interferenze.
Allora, se «Dio per noi è morto» è perché in noi si è spenta la creatività, l'arte, la poesia, i nobili sentimenti; intenti a rincorrere la superficialità del divenire, abbiamo perso la profondità dell'essere. Siamo affogati in un relativismo comportamentale e comunicativo: il mondo è diventato un grande stadio dove tutti parlano ma nessuno vuole, o sa, ascoltare l'altro. Manca la capacità dialogica e la disponibilità al confronto sereno e dialettico: le urla servono solo a coprire il vuoto interiore e l'ironia (antico retaggio del metodo socratico) serve solo a ridicolizzare l'avversario e a imporre il proprio punto di vista (non importa se giusto o sbagliato). È il trionfo della morale dei sofisti, secondo cui "è giusto ciò che giova al più forte"; come è il trionfo del nichilismo di Nietzsche che l'autrice smantella nella sua impostazione ideologica.
Per l'autrice la soluzione alla disumanizzazione e alla rovina è ritornare all'essenziale delle nostre conoscenze, dare valore a ciò che ci fa uomini per ritrovarci, insieme agli altri uomini, a percorrere la strada che porta al BENE, cioè a DIO.
Aver dimenticato DIO, aver perso la dimensione religiosa è, secondo l'autrice, il peggior male che poteva capitarci.
Ma nonostante tutto, la riflessione di Teresa Dell'Aera Luparelli si apre all'ottimismo, alla certezza che ci sono ancora spiriti liberi capaci di intendere il significato della "libertà nella dimensione della trascendenza" e per essa pronti a lottare.
D'altra parte, più è diffuso il «male» del pensiero relativistico, evoluzionistico, destrutturato, più si radica in lei la fede in Dio e l'ottimismo nell'uomo. Il suo filosofare intorno all'uomo (annotato come in un diario personale) non la porta a rinchiudersi in uno sdegnoso, quanto comprensibile isolamento, ma la invoglia ancor di più a divulgarlo con caparbietà e lucida convinzione nella bontà della natura umana (rendendo così pubblico il suo diario); le sue rifles­sioni, quelle che spaziano dalla metafisica alla moderna fisica, dalla logica all'ontogenesi, dalla gnoseologia alla linguistica, sono tanto evidenti che si fa fatica a non darle ragione.
Ma ciò che più conforta è constatare come nell'autrice è rimasta viva ed intatta l'antica funzione di madre affettuosa che, dopo aver ricamato pizzi per il corredo della giovane figlia, si ritrova ad intrecciare "pensieri di infinito" per l'uomo del presente, perché si predisponga ad un futuro migliore.

Osvaldo Buonaccino d'Addiego
Scheda bibliografica
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Autore Teresa Dell' Aaera Luparelli
Titolo Quando si dice che Dio è morto
Editore Vito Radio editore Putignano
Prezzo s.p.i.
data pub. Aprile 2007
In vendita presso:
tel. 080.8915036
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