Viaggio mediterraneo
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Prefazione: Pasquale Daniele
  
Viaggio mediterraneo
a chi ci ama
così come siamo
sognatori

“La Memoria arriva dove altre doti dell’uomo

non sono in grado di arrivare”

 

La peculiare, personale ed intima percezione di fatti del passato può motivare e innescare i più diversi at­teggiamenti rispetto alla stessa realtà. Sappiamo per esperienza che è sempre facile cadere nella più inutile ed acritica celebrazione o, di contro, nella più impietosa e deleteria cancellazione di accadimenti che comunque hanno una loro valenza. Poiché, ad ogni modo, quegli stessi fatti hanno determinato effetti più o meno importanti.

 

Talvolta si può arrivare, per motivi che taluni amano etichettare frettolosamente “di opportunità”, ad igno­rare dei veri e propri patrimoni culturali ed artistici per decenni, salvo poi “riscoprirli” per puro caso. Con­trastare ed isolare per anni artisti che hanno avuto il coraggio di andare controcorrente e di mostrare altre vie o, magari di precorrerle, salvo poi rimpiangere il loro coraggio creativo ed i loro “visionari” progetti... Dileggiare per anni quelle opere innovative e quei percorsi virtuosi, ma non omologati, per poi ammirarli quando magari non più percorribili...

Il brivido della novità, si sa, spesso non è ben tollerato ed anche se muove il mondo verso il futuro, è, nei fatti, disdegnato.

Ma, “essere è anche l’antitesi del dimenticare” e, benché si faccia talvolta a gara per mettere in soffitta ogni cosa poiché ritenuta inutile o inadatta, la realtà invece dimostra ogni giorno che ciò che fingiamo che non esista è comunque parte integrante di noi.

 

Siamo naturalmente portati a dimenticare per poi rivivere il Passato sotto mentite spoglie?

Può essere...

Ma, è proprio in un’epoca come questa, che, ricordiamolo, ha tutti i semi in germoglio del passato più turpe e sgradito, che si cominciano a produrre quegli stessi segnali di corto circuito nel sistema di progressiva e quasi imposta europeizzazione multiculturale che ricorda tanto gli anni nefasti dell’orgogliosa autarchia fascista. Una memoria storica, ben coltivata e rispettata, potrebbe aiutarci a capire meglio le prospettive e le pericolose evoluzioni di ciò che oggi avviene. Ma, come un gioco al massacro, si tende a obliterare... Ad ignorare che ciò che è già avvenuto potrebbe ripetersi. La nostra società, pur più evoluta e dotata di mezzi che garantirebbero una conoscenza analitica di ciò che siamo stati, tende, bombardandoci ad ogni piè sospinto di esigenze ed impellenze anche pretestuose e tutto sommato inutili, ad anestetizzare il nostro bisogno primario di “umanità e condivisione”. Esaltando al contempo egoismi e paure. In effetti, siamo la stessa società in crisi del ventennio del secolo scorso.

Una società che resta abbarbicata a difendere sé stessa. Che, invece di aprirsi al mondo ed alla variegata umanità che circola ignorando confini e barriere e che giunge anche sulle nostre coste, finge di non vedere nel naufrago, che resta ai bordi di un tessuto sociale che sarebbe stato (ed è!) comunque in difficoltà, un proprio fratello. Si ostina a non voler capire che “La libertà è innanzitutto il diritto alla diversità.” (Nikolaj Berdjaev)

Dimentica il piacere ed il dovere dell’accoglienza, alza steccati e muri, abbaia e ringhia come un cane che difende il suo territorio... In cerca di un pragmatismo utilitaristico che è anacronistico e vile.

 

Con Gino, negli anni della mia gioventù, ho imparato a coltivare quel Sogno di bellezza che va oltre ogni egoismo e partigianeria. La sua Poesia, che richiama a valori che mai si sono completamente smarriti, mi ha sempre rapito. Lo ascoltavo estasiato diffondere la dolcezza di immagini, suoni e profumi dei suoi viaggi in Medioriente. Mi sussurrava i motivi profondi del suo amore per la vilipesa Palestina, i fasti di Baghdad non ancora straziata dai bombardamenti della Guerra del Golfo, l’incanto della Tunisia, ed io... sognavo di partire con lui. Di perdermi nelle dune del deserto alla ricerca dei miraggi che intravedevo nei suoi occhi mentre raccontava. Nelle pagine di questo scritto, Gino e Maria affrontano la cronaca di un viaggio che mai si è interrotto nelle loro menti. Quelle emozioni sono vivide e palpabili ancora oggi. Un infinito excursus nel cuore più puro di quel crogiolo di civiltà che è il Mediterraneo.

Gino, come un padre spirituale conscio di tutto il peso del suo passato, prende Maria per mano e la sospinge alla ricerca del senso vero dell’umanità. Alla ricerca di sé stessa e di un po’ di quiete nella burrasca delle emozioni quotidiane. E, Maria vive questo viaggio col gusto sano della scoperta ma, non sa ancora che perdersi sarà lo scopo stesso di questa avventura. Lasciarsi andare a sguardi penetranti nascosti dal velo, a paesaggi che tolgono il respiro, a profumi che inebriano e stordiscono, alla semplicità che voluttuosamente colma di ricchezza interiore tutto il vuoto inspiegabile di quest’epoca dell’opulenza... ad emozioni senza fine.

Il Mediterraneo, dicevamo...

Questo canale millenario di scambi e di incontri, a volte duri e spietati, tra culture diverse, ma mai realmente in antitesi...

 

Per loro, e per tanti sognatori come noi, non sarà mai il confine. Nonostante le antiche e nuove “Crociate” che, da un lato o dall’altro, continuano ad imperversare ed allontanare popoli che non hanno ragioni pratiche né morali per dividersi, ma sono vittime di chi, artatamente, le crea.

Gino e Maria cantano all’unisono quella pace virtuale, l’oasi nel deserto dell’egoismo, che non sarà mai l’assenza totale di motivi di contesa tra i popoli del Mediterraneo, ma la fruizione naturale e gioiosa di quei motivi che rendono utile e piacevole lo stare insieme.

Il “Gigante Buono” della Poesia e dell’Arte universale conversanese, Gino Locaputo, coi suoi “Festival Mediterraneo”, ma non solo, ha indicato come un ossesso per decenni una via. L’unica via maestra per il raggiungimento di una Pace vera e duratura tra i popoli. L’arte di intrattenere, incantare, ammaliare... In un incontro infinito di culture diverse, ma con un sogno in comune: la condivisione. Talvolta è stato ascoltato, spesso dimenticato... Ma i popoli di cui narra hanno in comune un Mare da attraversare. Per incontrarsi, per abbracciarsi e riconoscersi “fratelli”. Un Mare che non è solo “nostrum” e, soprattutto, non può trasformarsi nel mostruoso cimitero delle speranze dei più deboli che oggi rischia di diventare.

In questo viaggio, Gino e Maria, hanno conosciuto ed apprezzato il porto sicuro della fraterna accoglienza e convivialità. Un’accoglienza che mira a integrare, mai a stigmatizzare il valore della differenza. L’intreccio avvolgente di suoni lontani, da Amman a Baghdad, nel turbinio suadente dei colori e dei profumi che inebriano, riecheggia tra le pagine di questo peregrinare tra le emozioni e le dune del deserto. Un viaggio che vibra nella malinconia e si perde sfinito nel desiderio di armonia.

 

“Nell’orizzonte dei tuoi pensieri/cerco l’infinito abbraccio/tra cielo e terra /smarriti in un rivolo di memoria/solo aridi silenzi/un gelido soffio/ferma il tempo/dei baci/di mani strette/come bambini/che giocano in strada/non conto più passi/non più giorni/solo stelle/nel blu della notte/...”

Il viaggio di Gino e Maria è un omaggio virtuoso ad una umanità che non ha mai avuto ragione né motivo di nascondersi. Un viaggio sempre teso a cercare in un mondo genuino, governato dalla comunanza tra “diversi” uniti da un reciproco e indissolubile intreccio di destini, la felicità dell’armonia. L’approdo finale di ogni lungo viaggio, anche in questo caso come in tutti gli scritti e le opere di Gino Locaputo, è l’anima. Una meta vicinissima ad ognuno di noi, ma spesso resa irraggiungibile da una quotidianità che fa mostra di non averne alcun bisogno. Che preferisce soffocarla, metterla a tacere, relegarla in soffitta...

Ma, “L’anima è come un seme che deve germogliare e svilupparsi... può essere acquisita soltanto nel corso della vita; non solo, ma è un gran lusso, riservato a pochissimi uomini. La maggior parte della gente trascorre tutta la vita senz’anima, senza padrone interiore. Per la vita ordinaria, l’anima non è affatto necessaria.” {G.I. Gurdjieff).

Già, "... per la vita ordinaria, l’anima non è affatto necessaria” ... Non per Gino e neanche per Maria, evidentemente.

In queste pagine, che scorrono lievi, si rincorrono sguardi, gesti, profumi, voci festose di bimbi e, silenzi pregni di pathos... Se c’è un velo di malinconia, ben si coniuga con la resa stupefatta alla constatazione di un mondo antico e amico incrinato, forse per sempre, al sopruso ed dalla legge del più forte. Da colui che, da una parte o dall’altra, tutto distrugge per convenienza o paura...

"... e, vorrei trovare foci/e porti senza voci/... /Mi accorgo che la vita non è fatta di ieri/ma è fatta di oggi/.../Sulla soglia dei cieli è Dio/e quaggiù ci sono io.”

 

I ricordi di Gino e Maria si distendono sul filo della nostalgia. Vibrano leggeri sulla sofferenza di un popolo piegato al sopruso dell’arroganza e sul silenzio dei “giusti” del mondo. Carezzano guance ed asciugano lacrime in una litania che strugge di malinconia. “Lo vedo ancora il tuo dolce sorriso / mentre il calore ed il sangue/accarezza il tuo viso/io conosco delle tue ultime parole/ Mamma... Mamma... Mamma/cullami qui, dove sei nata tu/qui, dove io mi addormento per l’ultima volta.../Oh oh oh mia dolce Palestina.” Ma, come per la visione di Petra, incastonata nella roccia millenaria del deserto, e splendida nella luce soffusa del tramonto, al di là del dolore e del rimpianto per gli uomini coraggiosi che hanno cercato l’incontro e la bellezza nella conoscenza e nella diversità, resta ciò che hanno lasciato. Parole ed opere che nessun fucile o granata potrà spezzare per sempre.

Quel tanto che resta vive ancora come millenario retaggio della filosofia dell’accoglienza.

Qui, Maria potrebbe perdersi. Restare sola in una terra sconosciuta... Avvolta per sempre nel vento e nella polvere del deserto. In una terra ancora straniera, ma colma di un fascino che pare richiamarla e rapirla ad ogni passo.

Sembra voglia allontanarsi e correre dietro ad ogni sirena che può farle dimenticare la prudenza. In cerca di una strada che la trascini più su. Dove può vedere meglio e cercare di capire cosa la attrae così irresistibilmente... Potrebbe perdersi, dicevamo, ma, giù ad attenderla c’è Gino. A ricordarle, una volta di più, la lunga strada da compiere per arrivare alla meta.

A spiegarle che non ci può essere viaggio senza ritorno. Che non c’è mai ritorno a sé stessi, senza un lungo e virtuoso cammino. Per Gino, pur nel conforto di un approdo sicuro in Salento, il Viaggio, ne son certo, non è mai finito. La valigia ricolma di esperienze, emozioni e sensazioni da raccontare e donare con sapienza ed amore, è sempre lì. Ci delizierà ancora di luoghi magici e di incanti mai completamente svelati, di sogni che non smetterà mai di vivere, di quei compagni di viaggio nascosti che popolano ancora i mille meandri dei ricordi accantonati. Ed io resterò ancora qui. Ad ascoltarlo in silenzio ed a sognare a occhi aperti.

Magari, questa volta, avrò il coraggio necessario per far apporre quel benedetto Visto sull’immacolato passaporto. E partirò, finalmente... Lo farò vincendo quella paura di volare che mi lascia sempre a terra. Mentre gli anni volano via e non ritornano più.

 

Pasquale Daniele
Scheda bibliografica
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Autore Gino Locaputo, Maria Sportelli
Titolo Viaggio mediterraneo
Editore

Secop Edizioni - Corato

Collana: Correlazione Universale
Prezzo € 12,00
Codice EAN 9791280554109
data pub. dicembre - 2021
In vendita presso: Disponibile presso la Libreria Emmaus di Conversano
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