Per amore della nostra terra
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Prefazione

  
Per amore della nostra terra
Itinerari ambientali. storici
e culturali di Puglia

Un mare aperto in bonaccia. Così apparve la Puglia agli ardimentosi viaggiatori francesi che, guidati dall’abate Richard de Saint Non, nel Settecento si avventurarono alla scoperta della nostra regione. La spedizione, della quale facevano parte lo scrittore Vivant De Non e l’architetto-pittore Jean Louis Desprez, ha lasciato tracce importanti non solo nel testo ma, soprattutto nelle bellissime incisioni che rappresentano la Puglia con i suoi monumenti, la sua gente, il suo paesaggio così accattivante da suggerire ai francesi di essere in presenza della «terra promessa dopo la traversata del deserto. La bellezza, la varietà, le gradazioni di verde dalla vegetazione formano un quadro così sereno, così dolce, così gradevole alla vista, così incantevole che non ci si stanca di ammirarlo». Come si vede è una delle descrizioni più gratificanti della nostra terra, ma non è l’unica, né la più antica. Prima dei Francesi, aveva compiuto in Puglia ben quattro viaggi, tra il 1680 e il 1687, l’abate romano Giovanni Battista Pacichelli che, nell’opera postuma “Del Regno di Napoli in prospettiva”, pubblicata nel 1703 dallo stampatore napoletano Michele Luigi Mutio, offriva una gran mole di informazioni sulla realtà territoriale, sull’organizzazione politica, civile ed ecclesiastica delle nostre contrade con un prezioso supporto cartografico. Poi vennero le descrizioni di altri viaggiatori stranieri (Henry Swinburne, George Berkekey, Johann Riedsel, Sigismond Valent), ma la pietra miliare lungo la via che sarà percorsa da numerosi altri viaggiatori, italiani e stranieri, rimane quella del “Voyage pittoresque ou descriprions du Royaume de Naples et de Sicile” della spedizione Saint Non pubblicato in tre tomi (l’ultimo nel 1783). Un racconto fresco, accattivante, con illustrazioni di tale finezza da trasmettere, con efficace segno grafico, la suggestiva bellezza del paesaggio, la superbia di certe vestigia archeologiche e monumentali, l’epopea della storia richiamata alla memoria.

Tutto questo in un’epoca nella quale la Puglia era tagliata dagli itinerari dei grandi viaggiatori per i quali l’Europa finiva a Napoli.

Il gusto della ricerca e il desiderio di raccontare ha stimolato nel tempo centinaia di studiosi ognuno dei quali ha contribuito a tenere vivo, a rinfrescare e arricchire quel racconto.

Il libro che offriamo all’attenzione del Lettore, ha una motivazione in più: l’amore per questa terra bella e fortunata, dolce e misteriosa, scrigno custode di mille e più anni della nostra vicenda umana. “Per amore della nostra Terra” è il titolo del racconto che ha impegnato due “viaggiatrici” dei tempi nostri, Angela Campanella e Santa Fizzarotti Selvaggi. Un viaggio lungo un itinerario di straordinaria suggestione sul filo della memoria sto­rica ritenuta non solo ricordo vivente del passato, ma, soprattutto, fondamento importante della nostra vita di oggi.

Ed eccoci proiettati nella storia delle origini di questo lembo di terra che si vuole nata da una scheggia del Continente africano, con i suoi popoli, i popoli della Puglia antica che riemergono dalle testimonianze ancestrali affiorate sul Gargano, nella Grotta Paglicci, uno dei siti paleolitici più vasti e importanti d’Europa, o nella Grotta Romanelli in quel di Castro o nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco o nelle costruzioni megalitiche della penisola salentina. Le due autrici, consapevoli dell’importanza della Storia, alzano il grande sipario di quel palcoscenico per presentarci, in una accattivante sceneggiatura, la Puglia di oggi.

E così, come in un film, fotogramma dopo fotogramma, si dipana la grande matassa della vita di questa nostra terra, in tutte le sue componenti: i personaggi, le tradizioni, i costumi, le connotazioni urbanistiche e architettoniche, i monumenti, le marine, le pietre, i rilievi e i declini, le chiese, le cattedrali i castelli, le grotte, la campagna, le storie e le leggende: un quadro composito e sfaccettato che, risalendo il fiume dei secoli, si fa pae­saggio antropologico, geografico e sentimentale.

Un itinerario costruito con curiosità e rigore, ma soprattutto con l’intatta passione di raccontare, con il gusto del dettaglio, ma anche con l’attenzione per l’affresco di divulgazione storica. In alcuni dettagli le due autrici ci offrono una dimensione nuova della nostra regione proponendoci sapori, atmosfere, personaggi, luoghi che hanno il potere di destare fresche ed intense emozioni. «Quell’angolo di terra mi sorride più di qualunque altro», afferma Orazio rivolgendosi a Settimio (Odi, Libro II) dopo avergli confessato la volontà di recarsi «verso il fiume Galeso gradito alle pecore coperte di pelli e ai campi governati dallo spartano Falanto», due figure fortemente legate alla storia di Taranto. Ecco, questo sentimento è l’impronta dell’intero racconto di Angela Campanella e Santa Fizzaroti Selvaggi.

Un atto d’amore per ricordare le bellezze mai sopite della nostra terra, ma anche un monito a rispettarne la storia, a tutelarne l’irripetibile identità fisica e culturale. Alla ricerca dei mille colori di Puglia, recita il capitolo introduttivo. E questi colori sono nella Murgia, nelle sue tre proiezioni (Barese, Costiera e dei Trulli), nella superba bellezza del Gargano, nella leggiadra, elegante distesa della penisola salentina.

Con i monumenti scorrono le imprese dei grandi personaggi che hanno attraversato la storia di queste contrade, i re, gli imperatori, i pontefici, i Santi, gli avventurieri, le donne che hanno lasciato tracce indelebili della loro capacità, anche di governo, forti della orgogliosa consapevolezza del loro intelligente coraggio. Si pensi, per esempio, alle badesse di Conversano.

Il mito trova spazio nel “sogno in libertà di Cassandra” che presso il lago di Salpi riscatta l’ascolto che altrove le hanno negato. La leggenda è alimentata dal poetico monologo di Santa Fizzarotti Selvaggi dedicato a Otacilia Secundilla, matrona romana di nobile casato, che, su pressione della comunità amministrata, riesce a regalare a Rudiae, la patria di Quinto Ennio, un anfiteatro per colmare il complesso di inferiorità di quella comunità rispetto alla vicina Lupiae (l’antica Lecce) che quella struttura già vantava.

Di particolare interesse le schede di gran parte dei Comuni delle tre grandi aree (Capitanata, Terra di Bari, Salento), con la descrizione delle loro identità storiche, artistiche, economiche, vocazionali, persino di costume e folclore, senza trascurarne, frugando tra vecchie carte e ricette, l’aspetto enogastronomico.

Insomma un vasto, appassionato panorama di storie, letteratura, devozione, culture e civiltà che sfociano talvolta in favolosi paesaggi dell’anima. L’anima di questa terra che Angela Campanella e Santa Fizzarotti Selvaggi ci aiutano a capire e ad amare.

 
Michele Cristallo
Scheda bibliografica
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Autore Angela Campanella - Santa Fizzarotti Selvaggi
Titolo

Per amore della nostra terra

Editore LB Edizioni - Bari
Prezzo 18,00 €
data pub.

giugno 2020

ISBN 9788894831535
In vendita presso:
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Agapimeni mou Kos
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Premessa
  
Agapimeni mou Kos
... alle sorgentidel sogno...

Signore e Signori, questa raccolta è stata composta nell’isola di Kos, l’isola di Ippocrate, padre della moderna Scienza Medica, e di Apelle, il più grande pitto­re ellenistico che dimorò a Kos per alcuni anni. Fu Apelle, pittore di Alessandro Magno, che per primo colse il senso del fare critica d’arte, ovvero la possibilità di riconoscersi nel punto di vista dell’Altro e così scoprire nuove inedite parti di sé, nella sospensione di ogni giudizio, ma nella luce dello svelamento proprio di ogni parola da noi pronun­ciata contenente immagini altre. Un dialogo vivo e fecondo. Nota è l’affermazione “Apelles post tabulam”: il pittore si nascondeva dietro l’opera per ascoltare i commenti. Così si legge nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, Libro 35: “Ma Apelle di Cos nella 112a olimpiade superò tutti quelli nati prima e quelli che sarebbero venuti dopo. Alla pittura da solo contribuì quasi più che tutti gli altri, anche con volumi pubblicati, che contengono questa teoria. Particolare bellezza ci fu nella sua arte, pur essendoci grandissimi pittori nella stessa epoca apprezzan­do di questi le opere, con lodi per tutti, diceva che mancava quel suo fascino, che i Greci chiamano grazia; e che avevano raggiunto tutte le altre cose, ma in questa sola nessuno uguale a lui”.

L’analisi della letteratura consente di acquisire una serie di preziose informazioni su un insieme di percezioni relative a quella che era defi­nita come l’arte medica.
Ad Ippocrate di Kos si attribuisce la nascita della medicina come scienza: ad Ippocrate si deve dunque quella frattura epistemologica che generò tutta la prassi medica occidentale e permise l’emergere di una diversa immagine dell’essere medico.

Di qui l’invito di Ippocrate, che dagli Cnidi anche aveva appreso tante cose, al massimo rispetto del paziente, alla rivalutazione del rap­porto umano tra medico e paziente, che si rende necessario in virtù di uno stato di malattia che necessita della più totale fiducia e profonda interazione.

Fu, dunque, la scuola Ippocratica di Kos ad umanizzare il medico, liberandolo dalla magica atmosfera taumaturgica, rendendolo scienziato. Altri medici da ricordare e anteriori a Ippocrate furono Nevros, Apollonide, Gnosifikos, bisnonno di Ippocrate e suo padre Eraclite che probabilmente gli insegnò ad essere medico. Si narra che Ippocrate fosse il XVIII o il XIX discendente di Asclepio e che viaggiasse moltissimo per apprendere l’arte medica e la cultura umanista in Atene, in Egitto, in Libia e cosi via. E fu Ippocrate nel 430 a.C., su invito di Pericle, a salvare Atene dal colera trasmettendo ad altri le sue conoscenze. Fu uno scrittore e delle sue opere ne sono giunte 57 contestualmente al suo “Giuramento” ancor oggi letto dai medici del nostro tempo. A Kos istituì la Scuola di medicina per consentire ai giovani di studiare l’Arte medica. Tutta questa straordinaria e rivoluzionaria storia in una isola non molto grande in cui le architetture, nonostante le devastazioni telluriche, ci raccontano dei fasti dell’Ellade con il tempio di Esculapio, della romanità con i suoi ruderi di archi trionfali e colonne, dei passi dell’Apostolo Santo, delle orme di Pietro, delle querce di Abramo, dell’Oriente con le sue moschee e le sue sapienze, del Ventennio italiano che vide a Kos ingegneri per la costruzione delle strade ma anche episodi dolorosi quale quello dei 131 ufficiali italiani trucidati a sangue freddo nel 1943 dai tedeschi mentre la Croce Rossa ellenica di Kos con il suo presidente riparava ciò che la distruttività umana è purtroppo capace di compiere.

Avevo solo ventuno anni quando con i miei genitori mi recai a Kos per una vacanza estiva e da allora sempre una sottile nostalgia mi ha accompagnato fino a quando qualche anno addietro decisi con mio marito Francesco di raggiungere amici a me molto cari, quali Nicola e Nelly Sbisà, in quell’isola della mia giovinezza, dove mi ero inebriata del profumo dei gelsomini, dei suoni e dei canti e dove presi l’unica mia insolazione non avendo mai avuto esperienza di quel caldo che poi ho sempre tanto amato e cercato in estate. È vero che nel nostro tempo siamo tentati di esporci eccessivamente con le parole, ma io ho sempre narrato anche per iscritto, ogni mio pensiero, ogni mia sensazione ed emozione. D’altra parte quando gli uomini cominciarono a scrivere nacque la storia, prima della scrittura c’era la preistoria. L’eccesso mediatico depriva la creatività: siamo dominati dal visuale al punto da rimanere accecati e non vedere più nulla della bellezza della natura, delle arti, dei cieli, della terra: l’eccesso di parole può confondere e frastornare. Consapevole di tale realtà ho scelto la forma poetica, quale estrema sintesi, per dire del mio amore per la vita. Sono le parole che inventano il mondo e innanzitutto il nostro mondo, laddove “inventare” sta per “trovare” ciò che esiste e restituirlo in una luce nuova.

Durante l’ultima mia permanenza a Kos ho scelto di raccontare in forma di poesia questo luogo meraviglioso e emblematico dell’integrazione delle culture. Il titolo della presente raccolta non a caso è Agapi-meni mou Kos. Un omaggio sentito come quello che anni addietro ho dedicato a Creta, la mia patria elettiva. Mi rivolgo ad un amore ideale, all’amore assoluto che mi par di intravedere in ogni pietra di questa isola, in ogni alba e in ogni tramonto consapevole che soltanto la parola poetica plasma le forme del mondo e della nostra mente dischiudendo nuovi orizzonti di senso. 
Santa Fizzarotti Selvaggi

.. L’amata Kos è nella realtà un’isola da sogno, ma è anche una splendida metafora, come lo era stata già Creta in Creta mia bella del 2006. E se la precedente raccolta era «canto continuo, un unico lunghissimo periodo senza nessuna interruzione neppure di punteggiatura», questa di ora è un canto discontinuo, sfaccettato, pensato come un assortimento dei tanti sogni sognati all’alba, al tramonto e sotto i bagliori del sole a Kos. L’isola è quella del grande Ippocrate e del platano sotto cui meditava, del pittore Apelle e dei tanti beni culturali, a partire dall’Asklepieion. Ma in questa raccolta l’isola da sogno diventa l’isola dei sogni.
dalla Prefazione di Francesco De Martino
Scheda bibliografica
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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi 
Titolo Agapimeni mou Kos
Editore Levante editori - Bari
Prezzo 15,00 euro
data pub. giugno 2018
ISBN 978-88-7949-688-9
In vendita presso:
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Verso Oriente Verso Occidente
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Recensione

  
Verso Oriente Verso Occidente

Dove soffia il vento e sboccia il Grano



Santa Fizzarotti Selvaggi, scrittrice e poetessa, da sempre dedita allo studio della psicanalisi e dei linguaggi delle arti, ha pubblicato per Levante Editori (Collana “Bibliotechina di Tersite”, curata da Francesco De Martino) «Verso Oriente Verso Occidente» (pagine 91 - € 10). Il testo si divide in quattro parti riguardanti i luoghi della Terra, convenzionalmente definiti Oriente, Occidente, Settentrione e Meridione,  ognuna delle quali contiene 14 componimenti per un totale di 56.

Francesco De Martino, ordinario di Letteratura greca nell’Università di Foggia, nella sua nota “Nuda poesia” sottolinea che quest’ultima raccolta di Santa Fizzarotti Selvaggi è poesia “nuda” ed anche alta. Il canzoniere di Santa Fizzarotti Selvaggi raggiunge qui un punto alto, più alto. Lo raggiunge non impennandosi ma andando verso oriente e verso occidente.

Ciò che caratterizza l’intero canzoniere di questa autentica voce poetica è la sua sophia orfico-pitagorica, che la porta ad adottare vincoli matematici simbolici, entro i quali potersi librare in cerca di un mediterraneo mitico e sapienziale. Nel suo Olimpo il padre degli dei e degli uomini è Amore, un Amore che senza smettere di essere carnale è profondamente mistico. Santa Fizzarotti respira brezze mitiche e bibliche, vive di nostalgia per Kos e per il giardino di casa. La sua è nostalgia di un mondo di sogno, fatto di vento e di grano di soffi e di rose come quella per antonomasia di Gerico.

Il senso profondo dei versi di questa raccolta sta in chiusura di una poesia che è una confessione poetica: «La musa/ In me/ Canta/ L’inno dell’eternità»: un’eternità non fatta però di rinunce ma di godimenti panici e mistici ad un tempo: «Godere/ Del Mare/ E dei fiori/ E del cielo/ E delle stelle/  E del vento/ E della pioggia/ E del sole./ Semplicemente». Non semplicemente godere, ma godere semplicemente.

Padre Lorenzo Lorusso o.p., Rettore della Basilica di San Nicola, che firma la presentazione, sostiene che «La poesia è una nuova ‘epifania’ della bellezza, modello di perfetta sintonia tra fede e arte “tra merletti di stelle, ghirlande di comete, diamanti erranti”. Mentre il nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio, il mestiere dell’artista, la sua missione e la sua arte è quella di carpire dal cielo e dallo spirito, i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità e senza di questi ausili, il ministero diventerebbe balbettante ed incerto. Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima ed ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita!»

Vittorio Polito

Scheda bibliografica
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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi 
Titolo Verso Oriente Verso Occidente
Editore Levante editori - Bari
Prezzo 10,00 euro
data pub. giugno 2013
ISBN 978-88-7949-619-3
In vendita presso:
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La mia anima
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Recensione

  
La mia anima

... desideri
s o g n i
visioni...



È e non è una biografia questo nuovo, inerme libro di Santa Fizzarotti Selvaggi: un libro bianco, come la copertina, ma con desideri sogni visioni rosso sangue, perché c’è dentro la vita come l’ha desiderata, sognata e vista e come spera e desidera di continuarla a vivere per lungo tempo ancora e già ci anticipa, in ultima pagina, che ci farà di nuovo partecipi…

Santa Fizzarotti Selvaggi ci prende per mano e ci porta dentro l’anima. Ci porta senza fretta, senza ansia, perché lì, dentro l’anima, l’orologio non serve, non c’è più il tempo lineare, ma quello circolare, dei calendari delle gioie e dei dolori, dei miti e della letteratura, delle riflessioni, dei ricordi, delle nostalgie e dei progetti. ‘La mia Anima’ è biografia dolce, amorosa.

Il fascino del libro sta a centro pagina ma anche negli angoli più riposti. L’incanto del testo - come ha osservato Francesco De Martino - sta negli occhi e nelle vedute. È una biografia vedutista. Le descrizioni sono “rapimenti” di un’anima rapita. La seduzione sta nelle innumerevoli appassionate descrizioni delle piccole e grandi cose: la sciarpa-velo delle stagioni che si alternano; il canto del vento e delle onde del mare di Creta; l’austerità del palazzo Fizzarotti pur tanto bello da sembrare incantato; la malia del teatro Petruzzelli; la leggiadria del giardino odoroso nel quale è leopardianamente dolce smarrirsi.

Ancora un fascino, rigoglioso e rigoroso al tempo stesso, ritroviamo nei ritratti e ‘ritrattini’ di familiari, persone semplici ed eroi d’altri tempi, fra i quali giganteggia Aldo Moro, al primo anno di Giurisprudenza in quell’Università che un giorno avrebbe preso da lui un nuovo e più degno nome. Nella Bari degli anni Trenta Aldo Moro non passava inosservato.

Una Vita è sempre vita di ieri e di oggi. Ma in questa di Santa Fizzarotti Selvaggi c’è anche un sogno del “domani” che fa continuamente capolino
Oltre trecentocinquanta pagine di vita che straripano dall'indice analitico che è già esso stesso un piacere da scorrere. Una vita vissuta con tutta l’anima che però ha scelto di non impoverirsi staccandosi dal corpo. Desideri, sogni, visioni di una biografia visionaria ma vera, tanto vera che qualcosa può persino non essere sincera, perché come ricorda la Fizzarotti il maestoso Oscar Wilde ce l’aveva detto con una delle sue stupende provocazioni: «È pericoloso essere sincero, se non sei anche stupido». E in queste pagine c’è profumo di intelligenza, quella di cui l’autrice in questi anni ci ha dato grande prova con le sue molteplici pubblicazioni e scorribande in tanti percorsi artistici. Questa estate l’editrice Levante nella persona di Gianni Cavalli - un soggetto che affiderei volentieri allo studiosa di psicoanalisi per capire cosa si celi dietro quel suo andare sempre di corsa e concedere a chi va a trovarlo non più di otto minuti, trascorsi i quali ti trasmette una tale ansia che sarai costretto a scaricare sulla prima persona che avrà la sfortuna di incontrarti… questo il motivo per cui lasciatolo, torno subito a casa da mia moglie, per circoscrivere i danni all’ambito famigliare – mi ha regalato un libro curato dalla Fizzarotti dal titolo ‘L’uomo dalle mani magiche’ (Grafischena 1999) dedicato al padre. Ho provato più volte a realizzare una piccola recensione del libro, dopo averlo letto interamente, e mi sono sempre scontrato con una esigenza impalpabile: la poetessa-scrittrice vuole che tutto ciò che è avvenuto all’interno di questa enorme casa con giardino resti una storia privata tra lei, l’uomo dalle mani magiche e l’esclusivo contesto famigliare. Si tratta di un libro scritto per un uomo, che poteva essere stampato in una sola copia perché era il tributo di una figlia ad un padre tanto amato… da offuscare tutti gli altri uomini.

In questo momento non sta scrivendo il giornalista, ma l’uomo padre di due figlie che benedice il giorno in cui volle dare una sorella alla sua primogenita. Mi fermo qui e non vado oltre, ma posso affermare, con la consapevolezza di chi non si è abbeverato allo studio della psicoanalisi, che il recente volume ‘LA MIA ANIMA’ sia per l’autrice l’inizio di un nuovo cammino, in cui oltre a essersi liberata di alcuni pesi dinastici, accetti in maniera compiuta che un altro uomo, il marito Francesco cui dedica il libro, possa meritare di accompagnarla per il resto della vita. Con il padre sempre nel cuore, ma con il marito finalmente approdato al rango di ‘uomo dalle mani magiche’. Leggendo il libro della Fizzarotti si entra in corto circuito con la propria Anima e, nel caso di persone sensibili, si finisce quasi, come nel mio caso, di considerare terapeutiche le ansie dell’editore di cui sopra.

Davvero bellissima l’immagine del retro copertina firmata da Andrea Carnemolla, avente per titolo ‘Apparizione a Falassarna’. Non più grande di un francobollo il disegno sprigiona una luce di sapiente serenità e, nella disarmante semplicità di tutto l’insieme, occupa subito un posto di rilievo nella nostra memoria visiva.

Vittorio Polito

Scheda bibliografica
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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi 
Titolo La mia anima
Editore Levante editori - Bari
Prezzo 22,00 euro
data pub. novembre 2014
ISBN 978-88-7949-645-2
In vendita presso:
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A moi-même revant la nuit
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Presentazione

  
A moi-même revant la nuit

A mio marito Francesco Paolo,
all'Angelo e alla Musa che dettano al mio cuore
parole di poesia
a Coloro che credono
nell'“Amor che move il sole e l’altre stelle”



Sin da quando ho letto solo le prime otto pagine ho potuto dire a me stesso con gioia che l’Autrice sta attraversando un momento di straordinaria creatività.

I temi che mi hanno colpito sono quello di Dio al femminile, del vento come anima ed amore. Inoltre l’amore viene simbolizzato come se fosse al servizio della conoscenza e della generatività. D’altra parte Bion ha parlato di tre funzioni fondamentali che sono L - love, H- hate, odio, K - Knowledge, conoscenza. La funzione K può essere positiva +k ed è l’argomento del suo poetare ma mi ha molto illuminato il suo citare il Cantico dei Cantici che ha anticipato di millenni il pensiero di Freud su Eros e Thanatos, pagina 8 del lavoro. Altra tematica che affiora è quella dall’iniziazione al piacere della sessualità.

Questa raccolta strutturata come un dialogo/monologo tra immaginazione e realtà, contiene una riflessione composita sull’Amore nell’era digitale, ripensando il sentimento che ha ispirato artisti e poeti di ogni tempo alla luce dei Maestri (da Platone fino ai giorni nostri non escluse le Scuole di pensiero della psicoanalisi, e ci si riferisce a Freud, a Klein, a Winnicott...).

Ma di quale amore si tratta? Quanti sono i volti dell’amore? Quali le sue espressioni? Forse sono infinite. Ciascuno ama secondo la propria storia, i racconti e le leggende. Quale la radice dell’amore? Il primigenio sentimento dell’odio, come scrive Freud, che in seguito si trasforma in amore e gratitudine, secondo Klein? Come oggi la coppia vive in un 'era dominata dal virtuale?
La presente raccolta è densa di interrogativi per lasciar aperta la via del dialogo, dell ’effettivo intreccio fecondo, creativo e paritario se pur diverso tra l’uno e l’altro. L’Autrice struttura questo dialogo rivolgendosi alla parte maschile di sé in dialogo con la parte femminile; il risultato delle voci geni-toriali in lei, dell ’incontro fra le tante parti del sé che si esprimono in forma compiuta ma sempre aperta all ’ignoto lungo la via della conoscenza senza fine del cuore umano.

L’amore nei confronti di una persona, in questo caso del coniuge, diviene amore universale, Agape nella cui dimensione ci si ritrova tutti fratelli. Non a caso in un frammento leggiamo: Fratello, dammi il tuo cuore ...Non mi era mai capitata una descrizione così vivida della realtà psichica e di assistere ad un processo di dono amoroso così fulgido come quello che Francesco Paolo, il più fortunato fra gli uomini, ha ricevuto. Penso che lo stare a maggese per quanto creativo sia stato, abbia rigenerato nell’Autrice le sorgenti della creatività come tutta l ’acqua sorgiva del sottosuolo della sua terra, della sua casa materna a Carbonara.

E proprio vero quello che dicono Winnicott e Masud Khan. Illuminante la citazione di Reale. Nel risvolto di copertina di Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes si legge: “Per il grande pensatore francese l’amore è un discorso sconvolgente ed egli lo ripercorre attraverso un glossario dove recupera i momenti della “sentimentalità ”, opposta alla “sessualità ”, traendoli dalla letteratura occidentale, da Platone a Goethe, dai mistici a Stendhal. Si realizza così un repertorio suffragato da calzanti riferimenti letterari e da obbligati riferimenti psicanalitici sul lessico in uso nell'iniziazione amorosa. ” E Sthendal nel 1822, in De l’amour, descrisse il fenomeno dell’idealizzazione all’inizio di una relazione amorosa. Egli parla anche dell’adorazione e dell’invenzione di qualità immaginarie al fine di raggiungere la perfetta felicità. Ma si tratta ancora della fase iniziale. “In Occidente voi sposate chi amate, in India noi impariamo ad amare chi sposiamo (anche se è un matrimonio combinato)... ” si legge (E.M.Foster, A Passage to India).

Il vero amore è un duro lavoro che permane, volendo gli dei, tutta la vita ed anche dopo (la foscoliana corrispondenza d’amorosi sensi e l’eredità di affetti). Secondo Kernberg la continuità e la stabilità della relazione amorosa è dovuta anche all’abilità della coppia di gestire l’innata ambivalenza affettiva in un continuo processo di perdono reciproco delle altrui miserie. Questa reciprocità simmetrica (Fomari) starebbe alla base di Eros, quando vien meno la sopravvalutazione iniziale dell 'Altro nel grigiore e nella noia della quotidianità. E “se uguali amori non ci saranno, lasciate che ad amare di più sia io”. (W. H. Auden)

Giovanni Losito

Scheda bibliografica
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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi 
Titolo A moi-même revant la nuit
Editore Levante editori - Bari
Prezzo 18,00 euro
data pub. luglio 2017
ISBN 978-88-7949-677-3
In vendita presso:
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