Ode A Creta
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Presentazione

  
Ode A Creta  Dove Il Cuore Palpita Nel Vento...

Dal Giornale Di Puglia del Luglio 12, 2022

 

Splendidamente edita da Fides Edizioni, è appena uscita una fascinosa Ode a Creta dove il cuore palpita nel vento… di Santa Fizzarotti Selvaggi. Scritta a «Kolimbari in notti di stelle e di vento» è dedicata all’isola greca in cui la millenaria cultura occidentale affonda le radici. L’Ode è in italiano, ma è, per così dire, ideata in greco, perché questa poetessa si sente per tanti aspetti greca e vuole farsi leggere anche dai greci, come mostra la bella e fedele traduzione in greco a cura di Despina Vartholomatou.


L’Ode canta Creta e attraverso di essa la “nostalgia dell’originario mondo perduto”, perduto ma certamente vivo nell’ispirazione poetica. “Creta è un luogo dell’anima. Della mia anima” avvisa la poetessa nel prologo.


Oltre che luogo dell’anima, Creta diventa subito e soprattutto metafora della poesia, della letteratura e delle più profonde emozioni, un luogo metafisico in cui si incontrano e scontrano i versi e le pagine della più alta cultura dell’occidente in un modernissimo pastiche vorticoso di esplicite citazioni alternate ad accennate allusioni. L’isola dei miti del labirinto, di Pasifae, del Minotauro, di Dedalo e di Icaro diventa in questa silloge quasi un Aleph, “il luogo dove si trovano, senza confondersi tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli” secondo la definizione che ne diede Borges nel suo celebre racconto.


Forse non è un caso che sulla copertina sia raffigurata la prima lettera dell’alfabeto greco, l’alfa, incipit ideale e per antonomasia di tutto l’occidente. Una scelta che richiama quella di Borges, che per il suo racconto scelse come titolo la prima lettera dell’alfabeto ebraico: l’aleph appunto.


L’alfa sulla copertina del libro della Fizzarotti Selvaggi ricorda al lettore, inoltre, che Creta è stata la patria di una delle prime forme di scrittura dell’umanità: la lineare A, una scrittura dal sapore misterioso ed enigmatico, madre di tutta la cultura che l’occidente avrebbe prodotto nei secoli successivi. Ed è proprio questa letteratura occidentale che costituisce lo scheletro delle riflessioni poetiche della poetessa.


Dalle acque di Creta la poetessa si abbandona a versi rapidi e scorrevoli che procedono con continui e innumerevoli echi letterari. Tre sono i poeti che l’autrice cita in testa al libro: Saffo, che ci ricorda che “ciò che si ama” è “la cosa più bella”, Dante con il discorso di Ulisse nel XVI canto dell’Inferno e l’ammonimento a seguire “virtute e canoscenza” e il poeta greco Odisseas Elitis che avverte che “ormai non ho altro” oltre il panorama del mare e “il tuo più piccolo respiro”.


La silloge è strutturata in un “canto nel fremito del mare” e in un “controcanto, sulle ali dell’aquila reale”. Da un suono – l’incipit è “odo il fremito del mare” - ci si eleva verso l’aria in un percorso quasi iniziatico personale ma anche collettivo, in un viaggio quasi dantesco (nella “selva oscura” / della vita desiderio / di meli / profumati/ dal vento…, p. 124) che termina con il respiro dell’aria della vita. Inframezzano le due parti una citazione di Shakespeare sul destino conservato non “nelle stelle” ma “in noi stessi” e di Kierkegaard sull’impossibilita di soddisfare l’animo umano “che sente il bisogno dell’eterno” con cose finite: un invito alla trascendenza e all’impegno poetico e spirituale. Chiudono la parte poetica altre due citazioni che richiamano idealmente il dantesco explicit della Commedia (”l’amor che move il sole e l’altre stelle”). La prima di Rumi riguarda il sé come “stella nel firmamento”, la seconda è di Paolo Coelho sull’amore e sull’universo che “ha cospirato per farmi arrivare fino a te”. La terza parte è invece un saggio di Angela Campanella su Creta e sulle popolazioni che vi arrivarono 4000 anni fa.


I versi della silloge di Santa Fizzarotti procedono rapidi come un’onda marina, con frequentissime parole-verso ed enjambement che accompagnano l’occhio del lettore lungo le pagine con una tensione poetica verso un explicit che spesso tarda ad arrivare, ma sospinge verso altre onde poetiche. Una letteratura che dunque si fa così liquida e carica di magmatiche allusioni e citazioni che del libro è impossibile scrivere l’indice. “Non può avere indice un canto senza età” scrive Santa Fizzarotti Selvaggi alla fine del volume, proprio per avvisare il lettore di un leopardiano “dolce naufragio fatto di sogni” che lo porterà a nuotare tra i versi senza veri punti di riferimento. Uniche ancore in questo viaggio, le postille di Giovanni Losito che invitano a soffermarsi su alcuni versi per una lettura critica psicanalitica che accompagna sia la poetessa “alla ricerca del suo sé mai tradito” che il lettore nelle zone più profonde della sua cultura e insieme del suo animo.


Un percorso poetico che può portare “alla felicità”, a cui è dedicata l’intera opera. Una felicità che l’autrice rappresenta in una catartica danza: “a Creta danzo al chiaro di luna mentre la lira suadente riempie le ore notturne. E sono felice”. Poesia, danza, lira: davvero magicamente “lirica” in tutti i sensi.

Delio De Martino

Scheda bibliografica
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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi 
Titolo

Ode A Creta. Dove Il Cuore Palpita Nel Vento...

Editore Fides
Prezzo 15,00 €
data pub.

01/07/2022

ISBN 9791280063410
In vendita presso:
Disponibile presso la Libreria Emmaus di Conversano
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Natale nel cuore 2021

 
 
L'Associazione Crocerossine d'Italia Onlus sez. di Bari
Associazione Culturale Incontri
Auguri di "Natale nel cuore " con le Autrici del volume
"Per amore della nostra terra" 
Angela Campanella e Santa Fizzarotti Selvaggi
 
 

Conversano, 19 dic. 2021 Castello Marchione - Filmato 


 

 
Natale nel cuore 2021

 
 
L'Associazione Crocerossine d'Italia Onlus sez. di Bari
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Paolo Finoglio l’altro sguardo
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Prefazione

  
Paolo Finoglio l’altro sguardo
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La memoria dello spietato conte di Conversano, Giangirolamo II Acquaviva, si sa, sfuma nella leggenda. La tradizione locale ne ha fatto il mito negativo della sua storia, proiettando in quel momento critico del feudalesimo meridionale, fra l’affermarsi del dominio spagnolo e le ultime resistenze della autonomia politica signorile, l’immagine delle sue sventure secolari e della decadenza provinciale. 

La singolare spregiudicatezza di un feudatario, che sul piano politico trovò alleate contro le sue ambizioni egemoniche le due forze imperanti nel Meridione, lo stato spagnolo e la Chiesa romana, è divenuta, per un popolo socialmente oppresso e per una borghesia protesa alla liberazione dai vecchi vincoli feudali, il simbolo dell'antico regime. 

Rimase il ricordo, ma anche la testimonianza concreta, di un eccezionale progetto di sontuosità cortigiana, inserito tuttavia in una dimensione culturale di notevole attualità. L’illustrazione della Gerusalemme liberata, contenuta nelle grandi tele del castello, rispecchiava la fama di un libro che cantava l’epopea feudale prospettando l'ambiguo incantesimo del piacere mondano e allo stesso tempo evocando la recente definitiva vittoria cristiana e latina sui barbari Turchi e la pace restaurata. Quantunque si tentasse di fare del mecenate, che aveva voluto alla sua corte il pittore di quelle tele maestose, l’altra faccia dello spietato signore, le due immagini rimasero sostanzialmente distinte, e fu quest'ultima piuttosto ad agire sulla prima, facendo dimenticare quello splendore racchiuso nelle pareti private del castello. 

Ora la riscoperta di questo tesoro pittorico, avvenuta sull’onda della rivalutazione del manierismo e del barocco, non attraverso l’indagine della complessa civiltà del tardo Rinascimento nelle regioni meridionali, non poteva che proporre in primo piano la figura dell’artista, Paolo Finoglio, piuttosto che quella del discusso committente. Ma il recupero della complessiva vicenda storica di quei decenni critici, in cui veramente si spegneva un Rinascimento che aveva appena tentato le sue prove, non può avvenire se non attraverso la rilettura di quella testimonianza artistica, che ha del favoloso e dell’enigmatico. 

E se la rilettura si arrischia sulla strada di metodologie inconsuete, che attendono appunto una verifica, come nei saggi qui raccolti, l'intelligenza storica del fenomeno non ne sarà oscurata. Sarà necessario semmai riconnettere le fila del discorso ad un livello più complesso di quello che possa offrire il rapporto sociologicamente inteso fra l'organismo politico del potere e le sue manifestazioni, o i suoi strumenti operativi, fra cui l'arte occupa un posto così preminente. Che è quanto ci auguriamo nel caso di un fenomeno quanto mai interessante e sintomatico, quantunque “minore” del Seicento meridionale. 

prof. Francesco Tateo

Scheda bibliografica
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Autore Titti Matera De Bellis, Santa Fizzarotti Selvaggi,  Anna Nunziante e Enzo D Gioia
Titolo

Paolo Finoglio l’altro sguardo

Editore Schena Editore
Prezzo s.p.i.
data pub.

aprile 1983

In vendita presso:
fuori produzione
 
Il sogno di Dio
…da Eva a Maria… 
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Prefazione

  
Il sogno di Dio …da Eva a Maria…
Ricordando Padre Diego Pedone 
a Coloro che come me cercano la Luce,  consapevoli che
il Paradiso è pieno di uomini e donne 
che si son lasciati perdonare.

Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Padre Diego Pedone dell’Ordine Francescano Minori Cappuccini e Santa Fizzarotti Selvaggi che per oltre trent’ anni ha seguito i suoi insegnamenti ed i suoi studi, gli dedica questa raccolta di riflessioni spirituali[1] 

Padre Diego Pedone, OFMCap., nato ad Alessano in Provincia di Lecce (stessa cittá dove nacque don Tonino Bello) il 10 gennaio 1949 é deceduto il 9 gennaio 2011. Entró in Noviziato nel 1966 e fu ordinato sacerdote il 4 ottobre 1975. Ha insegnato per molti anni Sacra Scrittura presso l’allora Studio Teologico Pugliese di Santa Fara a Bari. Per 18 anni é stato Parroco di Santa Fara, ha occupato ruoli di responsabilitá nella sua Congregazione Religiosa ed é stato Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Puglia. Con Santa Fizzarotti Selvaggi ha scritto Gocce di Luce- Una buona notte per tutto l’anno. Dopo la sua morte, Santa Fizzarotti Selvaggi ha pubblicato una raccolta di pensieri condivisi negli anni con il P. Diego dal titolo Perle di Rugiada

Santa in questo lavoro dall’emblematico titolo Il sogno di Dio. Da Eva a Maria approfondisce da laica oltre che da studiosa di psicoanalisi che si occupa di arte e poesia, le parole del Cristo, ritrovando attraverso le Sacre Scritture e le Omelie di padre Alfredo lo sguardo limpido dell’infanzia, lo stupore dinanzi al cielo, alle stelle, alla natura tutta, alla vita che le appare come un miracolo. 

Dinanzi al dilagare della violenza e di una cultura che privilegia l’egoismo ed il profitto utilitaristico, si solleva una voce di speranza con un invito forte ad amare il prossimo come se stessi, ad amare il nemico. Non a caso in premessa scrive: Senza Dio, cioè senza Luce, si vive nelle tenebre della nostra cecità. Quando si ama l’Altissimo si ama ogni aspetto dell'essere umano. I greci indicavano l'amore con quattro parole: Eros (l’energia vitale) Epithemia (la passione) Filia (il sentimento) Agape (quell’amore che diviene cosmico trascendendo la natura umana).

Attraverso l’Imitatio Christi si può tendere ad Agape pur nelle inevitabili difficoltà della vita. 

Nello sviluppo di questa narrazione che si avvolge intorno a spontanee associazioni, a pensieri in libertà, proprio di chi pratica la psicoanalisi e la scrittura poetica, incontriamo l’essere umano nella sua povertà, nelle sue preoccupazioni, nel suo timore di perdere gli affetti, di naufragare nel nulla. 

L’Autrice è ben consapevole che amare non è cosa facile poiché presuppone innanzitutto aver coscienza, per quello che si può, del vero autentico Sé. 

Per rendere più chiara questa convinzione Santa riflette sull’immagine di Saulo che divenne Paolo. L’Apostolo Santo abbandonò il vecchio Sé per poter rinascere in un’altra luce. Un cammino difficile in cui come si legge in una precedente pubblicazione di Santa Gocce di luce, l’egoismo narcisistico, il delirio di onnipotenza e l’arroganza del potere non ci permettono a volte di considerare che siamo l’Uno parte dell’Altro in comunione con la Natura tutta, frammenti di un unico grande mosaico che riflette il Volto del Signore. 

Ma Santa cammina questa volta alla luce del suo delicato femminile: è evidente che gli insegnamenti di padre Diego continuano a dettare al suo cuore immagini e pensieri insieme alle riflessioni del Padre Alfredo e di Padre Mariano Bubbico con il quale l’Autrice si interroga sulla vita, sugli affetti, sul limite umano. 

Da Eva a Maria, ovvero dal “no” assoluto Eva al “si “incondizionato di Maria, questo in fondo è il filo conduttore che unisce le varie riflessioni sulle Sacre Scritture. L’incontro con la parte femminile del mondo è fondamentale per un intreccio fecondo ed indispensabile tra identità diverse: la donna quale fondamento della famiglia e della società.  Si tratta di varie considerazioni sul ruolo della donna oggi e nel tempo: come si sa nei testi sacri sono descritte varie figure femminili tra le quali Sara, Rebecca, Giuditta, Betsabea, Ester fino ad Elisabetta, Marta, Maria di Cleofa e così via, ma fondamentali sono Eva, hawwah, la madre dei viventi e Maria, amata da Dio secondo l’etimo, che è madre di una vita rinnovata, la rinascita del genere umano nella luce del Signore. 

Nel volto delle donne, dunque, la storia della salvezza. E d’altra parte nell’opera di Michelangelo nella mente del Creatore si ravvisa un volto femminile. Madri dell’umanità, entrambe, scrive l’Autrice, sognate da Dio, ma è Maria, la Vergine- Madre di Gesù che riscatta tutte le donne spesso umiliate da una società fortemente androcentrica. Con Maria rinasce la dignità propria della donna e in questo senso il sogno di Dio diviene realtà per la storia umana, avendo nella Sua mente l’immagine di uomo e donna di pari dignità. 

E non caso nel presente lavoro si legge che tra Eva e il suo “no” e Maria con il suo “sì” è scritta tutta la storia dell’umanità. 

“Un Dio scrive Santa, che si innamora della Sua creatura è un Dio vicino. E con la Vergine Maria in Cielo riscatta la pesante condizione della donna. Un Dio che tutto sa dei cuori umani per cui la Vergine Maria è la protagonista della più bella storia d’amore di tutti i tempi e ci appare come il volto femminile e materno in cui Dio riflette se stesso”. 

 Padre Diego Pedone, OFMCap., nato ad Alessano in Provincia di Lecce (stessa cittá dove nacque don Tonino Bello) il 10 gennaio 1949 é deceduto il 9 gennaio 2011. Entró in Noviziato nel 1966 e fu ordinato sacerdote il 4 ottobre 1975. Ha insegnato per molti anni Sacra Scrittura presso l’allora Studio Teologico Pugliese di Santa Fara a Bari. Per 18 anni é stato Parroco di Santa Fara, ha occupato ruoli di responsabilitá nella sua Congregazione Religiosa ed é stato Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Puglia. Con Santa Fizzarotti Selvaggi ha scritto Gocce di Luce- Una buona notte per tutto l’anno. Dopo la sua morte, Santa Fizzarotti Selvaggi ha pubblicato una raccolta di pensieri condivisi negli anni con il P. Diego dal titolo Perle di Rugiada.

1  Padre Diego Pedone, OFMCap., nato ad Alessano in Provincia di Lecce (stessa cittá dove nacque don Tonino Bello) il 10 gennaio 1949 é deceduto il 9 gennaio 2011. Entró in Noviziato nel 1966 e fu ordinato sacerdote il 4 ottobre 1975. Ha insegnato per molti anni Sacra Scrittura presso l’allora Studio Teologico Pugliese di Santa Fara a Bari. Per 18 anni é stato Parroco di Santa Fara, ha occupato ruoli di responsabilitá nella sua Congregazione Religiosa ed é stato Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Puglia. Con Santa Fizzarotti Selvaggi ha scritto Gocce di Luce- Una buona notte per tutto l’anno. Dopo la sua morte, Santa Fizzarotti Selvaggi ha pubblicato una raccolta di pensieri condivisi negli anni con il P. Diego dal titolo Perle di Rugiada.

S.E.R. Mons. Nicola Girasoli
Arcivescovo Titolare d’Egnazia Appula
Nunzio Apostolico nel Perú

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Autore Santa Fizzarotti Selvaggi
Titolo

Il sogno di Dio …da Eva a Maria… 

Editore Schena Editore Fasano
Prezzo 15,00 €
data pub.

gennaio 2021

ISBN 978-88-6806-262-0
In vendita presso:
Libreria Roma - Bari
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