L'ultimo duello
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Presentazione
  
Norimberga 1683
il Conte di Conversano Giulio 2°e
il Duca di Noja Francesco Carafa
si affrontano per 
l'ultima sfida...
Tratto da documenti 
originari tedeschi
del duello

“La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, nunzia dell’antichità”, asseriva Cicerone e ogni qualvolta viene pubblicato un romanzo o un libro sulla storia locale, questa espressione prende corpo e riceve piena condivisione.
Il prof. Vito Didonna con il suo libro “ L’ultimo duello” ha voluto mettere in evidenza uno spaccato della storia locale, scrivendo in merito ad un episodio molto particolare e forse non molto conosciuto, nella sua interezza, da molti.
Mette innanzitutto  in luce  la storia delle due contee di  Conversano e dell’antica Noja e, con il duello tra il Conte di Conversano, don Giulio Acquaviva, e il Duca di Noja, don Francesco Carafa, delinea il profilo, il carattere di due personaggi che predominano e si identificano con il periodo in cui vivono, periodo di lotte, di soprusi e angherie in cui tutto è finalizzato alla supremazia e alla designazione dei confini delle contee, supremazia che in questo caso sfocia in una contesa territoriale per il possesso dei boschi in agro di Rutigliano.
Nell’intento di fornire un racconto dettagliato e documentato, l’autore ha condotto un’attenta e accurata ricerca tra i documenti storici  conservati presso l’Archivio di Norimberga producendo, in tal modo, un capolavoro letterario che è, al tempo stesso, documentario della storia locale e romanzo storico.
Tra le righe, inoltre, si nota il profondo amore per il proprio paese e per il territorio:in alcune pagine egli si duole dello stato attuale dei luoghi protagonisti dell’opera e di cotanti vicende storiche, che non sono stati oggetto di conservazione e di restauro.
Nello scrivere questo documento, l’autore ha preferito la via dell’acrobazia interpretativa con la passione del testimone attento e partecipe dei tempi andati: leggendo il libro nell’ottica attuale si comprende che la storia narrata non è un mero elenco di fatti ma è interpretata come capacità di comprendere e reinterpretare i punti nodali e indecifrabili degli accadimenti.
Siamo certi che per il prof. Didonna non sarà stato facile orientarsi tra le indicazioni degli storici e degli studiosi più antichi né attuare la valutazione dei fatti, tramandata attraverso i secoli e condizionata da troppi filtri e mediazioni.
Ciò che conta è aver attuato una scelta di campo: fornire agli appassionati di storia locale un’opera divulgativa per sollecitare ulteriori approfondimenti settoriali e illuminare il lettore in un viaggio verso la scoperta del nostro Paese, delle nostre radici più vere e profonde.

Conversano 12 Dicembre 2008. 

Sindaco Avv. Giuseppe Lovascio
l’Assessore alla Cultura Pasquale Sibilia

Intervista all'Assessore alle Politiche Culturali

DAL LIBRO 
alla rivisitazione in chiave teatrale dell'argomento storico: il passo breve potrebbe toccare all'ultima fatica letteraria del prof. Vito Di Donna, “L'ultimo duello”. Sulla storia dell'epico scontro a due mani (spada e pugnale), avutosi nella fredda città tedesca di Norimberga, fra don Giulio Acquaviva d'Aragona, conte di Conversano e don Francesco Carafa, duca di Noja (oggi Noicattaro), potrebbe dunque aprirsi il sipario di un palcoscenico d'eccezione, probabilmente quello della sfilata di San Rocco del 16 agosto prossimo. Un'eventualità non smentita, anzi fortemente caldeggiata dall'assessore alla cultura del comune aragonese, Pasquale Sibilia. “L'idea c'è, e la reputo alquanto interessante. Si tratta di un modo per attirare l'attenzione di quanta più gente possibile su un evento della nostra storia locale non molto conosciuto”. Merito all'autore, quindi, per aver offerto un grande contributo al recupero di un pezzo di cronaca storica, al supporto della quale persistevano soltanto le memorie orali tramandate di generazione in generazione. Ci sono voluti precisamente 335 anni per riportare alla luce queste vicende, raccolte nel registro delle deliberazioni segrete del Senato di Norimberga e in altri carteggi dell'Archivio di Stato della città della Baviera. Era il 5 novembre 1673 e oggetto della contesa era l'acquisizione del territorio di Rutigliano da parte dei Carafa, uno sgarbo non gradito ai viciniori conti Acquaviva d'Aragona. Grande emozione per il prof. Di Donna, originario di Noicattaro, docente di Storia e Filosofia presso il liceo linguistico “San Benedetto” di Conversano: “L'idea di ritrovare a Norimberga quelle pagine impolverate della nostra storia è frutto di un confronto con un mio amico, dal quale è nato questo spunto, oggi tradotto in un libro. Nei duellanti c'era uno spirito quasi eroico che alla fine si tramutò in fraternità, quando il Carafa, ferito, ottenne la riconciliazione di Giulio Acquaviva”.
Luigi M. Ramunni

Prefazione di Erminio Deleonardis
  
Norimberga 1683
il Conte di Conversano Giulio 2°e il Duca di Noja Francesco Carafa
si affrontano per 
l'ultima sfida...
Tratto da documenti 
originari tedeschi
del duello

Mai come negli ultimi tempi, lo studio della storia locale, in Italia come anche nella nostra regione, intesa come indagine e successione di fatti e/o avvenimenti che si sono svolti nel passato, è diventato uno dei fenomeni più diffusi e certamente proficui di risultati. Ne consegue che molto ricercati sono, spesso, i saggi che approfondiscono gli studi su aspetti, più o meno conosciuti, della storia del “borgo natio”.
E l’intensificazione delle ricerche di “storia patria” è un grande beneficio per la vita culturale di una comunità che cresce, proprio quando prende piena coscienza di sé, del suo passato e del suo presente.
A nessuno, infatti, è dato di ignorare, tradire o, peggio ancora,  rinnegare le proprie radici; 

“ fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
(Inferno, canto XXVI, vv. 119 - 120) 
diceva il sommo poeta Dante Alighieri.

E’ eloquente che l’uomo abbia ricercato da sempre, la conoscenza. Egli da sempre ha voluto scoprire e conoscere, per superare i propri limiti naturali, per raggiungere o avvicinarsi alla Verità. 
Perciò, ogni ricerca storica è di per sé un grande atto filosofico, che etimologicamente significa amore della conoscenza. 
Il nostro autore è stato mosso da questo desiderio e il suo lavoro ha la sua radice nella brama umana del conoscere: un amore di sé, della terra in cui si vive, delle personali radici. 
Il lavoro del Didonna non vuole essere una ripresa ed una esaltazione di un banale ed anacronistico campanilismo, come è stata piena la storia d’Italia, fino alla nascita del concetto di patria,  né la ricerca storica locale può essere vista come dotto e vacuo esercizio esplorativo fine a se stesso.
Le ricerche storiche, di impolverati archivi e di inesplorate fonti, come è questa di Vito Didonna, hanno in sé il desiderio di superare, di combattere un’epoca, la nostra, quella della globalizzazione, segnata da una circolazione planetaria delle informazioni che, di fatto, rischia di affossare per sempre le microstorie che connotano il nostro passato. 
Lo smisurato allargarsi degli orizzonti, a volte, ci fa trascurare o addirittura ignorare quello che più direttamente ci appartiene e ci rende automi, alienati, spersonalizzati, massificati come tanti robot docili ed ubbidienti. 
Il nostro sentirci anonimi cittadini del mondo ci fa dimenticare che invece prima di tutto apparteniamo a ciò che è più vicino a noi, il nostro paese, la nostra storia personale.
La dimensione economicistica del tempo presente ha annullato quella umanistica dei secoli passati. 
Adesso, non è più tanto importante ciò che siamo stati, quanto ciò che riusciamo a produrre. Si crea così uno iato, una rottura tra passato e presente.
Da questa consapevolezza, deriva il desiderio urgente del nostro Autore di garantire la conservazione e la memoria di ogni aspetto della storia locale, come della nostra migliore tradizione: di qui uno riscoprire di sagre, feste paesane, storia e storie.
La ricerca storica, allora, ha l’importantissima funzione di evitare che ci si dimentichi da dove veniamo, chi siamo stati; essa ha il delicato compito di farci leggere il senso dello scorrere del tempo, di farci ascoltare la voce della città e di tutti i suoi protagonisti.
Il saggio di Vito Didonna, che procede come un romanzo di piacevole lettura, si fa apprezzare anche per il suo paziente lavoro di indagine.
Da vero detective, l’autore vuole investigare su diversi aspetti della vita e della storia della nostra comunità, ad iniziare dalla nascita del primo nucleo di Noja fino alla sua affermazione economica-politica.
Egli si sofferma sui motivi della crescita economica del paese, indicati nella presenza del cotone, il più pregiato della Puglia, e di erbe, le galle, sfruttate per l’alto contenuto di tannino ed utilizzate per la tintura e concia di pelli, o delle, stravisarie,(bot. delphinium straphisagria) erbe che servivano per curare la calvizie o usate come shampoo per combattere la pediculosi. 
Queste erbe erano commercializzate addirittura con l’Oriente, dove i medici arabi avevano scoperto le loro virtù terapeutiche, sconosciute ai chimici e medici locali.
Di quest’erba se ne faceva commercio con il Levante Ottomano anche perché, pur velenosissima, conteneva dei principi attivi importanti per curare l’impotenza maschile in età avanzata.
Ma l’indagine spazia anche sul vero motivo del saggio: le ragioni delle ostilità con il signore di Conversano, il solito confinante potente e prepotente.
I rapporti tra le due casate non erano mai stati buoni e si riusciva ad attenuare i contrasti solo grazie ad alleanze matrimoniali o all’intervento del potere centrale spagnolo. 
Ma i fatti che avvennero nel 1671 e raccontati dal Didonna sono episodi sino ad oggi sconosciuti. 
Ci si riferisce alla lotta per accaparrarsi l’acqua sorgiva, fresca e potabile che esisteva nella chiesa di S.Lorenzo a Rutigliano, territorio che il Duca di Noja Giovanni Carafa II aveva ricevuto in affitto dal Capitolo di S. Nicola di Bari per 70  anni e che, trasportata attraverso un canale sotterraneo nel castello di Noja, si immetteva in un’antica cisterna costruita colà dai Normanni . 
Qui la narrazione finisce per coinvolgere il lettore tanto da farlo sentire presente ai fatti narrati, come nell’episodio dell’incursione notturna nel palazzo del duca di Noja, e nel l’uccisione dell’architetto incaricato dal Duca per l’esecuzione dei lavori del canale. 
Emblematico il disaccordo con i Rutiglianesi i quali, ottenuta dalla regina di Polonia e duchessa di Bari Bona Sforza, la gestione della fiera di S.Lorenzo che si svolge, come tutti oggi sappiamo, tra il 10 e l’11 di agosto, non videro di buon occhio la istituzione, da parte dei Duca Carafa della Fiera, a metà luglio, del Carmine, che finiva per ridurre di molto i volumi di affari dei rutiglianesi. 
Ed infine l’episodio accaduto nel bosco di Panicelli, nel territorio di Rutigliano, dove si recavano a cacciare gli amici del Duca Carafa, per effetto dell’acquisizione dell’intero territorio rutiglianese al ducato di Noja ma anche i Conti di Conversano che gelosi dell’espansione dei Carafa esercitavano il medesimo diritto di caccia in quanto il bosco era confinante con i loro possedimenti.
Tutte queste notizie rendono entusiasmante l’opera del Didonna che si sofferma in maniera puntigliosa su alcuni particolari eventi storici, intrecciati con la leggenda che vedeva in fuga tempestosa, nei cunicoli del castello, il famigerato Guercio delle Puglie, Girolamo II che esercitava lo “ius primae noctis” tra la popolazione femminile conversanese. 
L’autore nel suo racconto oltre che mettere sotto i riflettori i ruoli, la forza, l’astuzia, l’indole irrequieta dei signori dell’epoca si sofferma anche su taluni personaggi di sommo avvedimento e valore, Isabella e Giangirolamo che seppero unire il potere e la cultura arricchendo di numerose opere d’arte, la Chiesa di S. Cosma, di S. Benedetto, del Carmine, il Castello con opere del pittore napoletano Finoglio, autore di 10 grandiose tele sul tema della Gerusalemme Liberata, ancora oggi in bella mostra in quel maniero.
Gli episodi delle scaramucce, dei tradimenti, delle fucilate nel bosco e dell’omicidio dell’architetto del pozzo di S.Lorenzo, il saccheggio del Palazzo Ducale,  portarono di lì a breve, alla morte del Duca di Noja che morì nel 1671. 
A quell’assalto poi seguirà una serie di scaramucce e vendette, fino all’episodio conclusivo del duello in terra straniera, nella lontana Norimberga. 
La descrizione di questi eventi, nella immediatezza della lettura, mi ha riportato alla mente quello che di analogo oggi accade ancora in molte regioni del sud Italia: le faide tra famiglie, a causa di vecchie offese ricevute. 
Solo che allora il contrasto si concluse, tra i due rappresentanti delle famiglie Carafa e Acquaviva, con baci e abbracci; oggi invece quelle faide, continuano a distanza di molti decenni ad insanguinare le strade e a farci arrossire per la vergogna.
Interessante storicamente è poi la descrizione della contea di Conversano e dei suoi signori: gli Acquaviva d’Aragona, discendenti da Goffredo d’Altavilla che con Giulio Antonio raggiunsero l’apice dei riconoscimenti da parte del Re di Napoli Ferdinando I d’Aragona,  per aver combattuto strenuamente i musulmani in uno storico combattimento il 6 febbraio 1481.
Infine per concludere: la ricerca d’archivio, non sempre facile né agevole (a maggior ragione quando si svolge in terra straniera) ha riportato a galla un episodio inedito della storia dell’antica Noja.
Pochi storici forse sanno dell’episodio descritto dal nostro autore. Il duello, quale mezzo di riparazione delle ingiurie, era una pratica che risolveva il contenzioso. La chiesa cattolica proibiva la pratica del duello e penalizzava con la scomunica  e la confisca dei beni i combattenti che furono costretti, nella fattispecie, ad emigrare a  Norimberga, città universitaria, ricca economicamente e politicamente per essere vicina a Federico II imperatore, dove l’Autore ha scoperto alcuni manoscritti in lingua tedesca, custoditi nell’Archivio di Stato, e fatti tradurre in italiano che raccontano del duello tra il Duca Don Francesco Carafa di Noja e don Giulio Antonio Acquaviva d’Aragona.
Il duello durò poco meno di un’ ora con assalti crudeli che portarono al ferimento di Don Francesco Carafa il quale ,da nobile com’era, chiese di poter continuare. Ma intervennero gli astanti e oltre 400 cavalieri che chiesero di bloccare il duello. Solo allora i duellanti iniziarono a dirsi parole di cortesia e di scuse reciproche e si abbracciarono con tenerezza. 
Questi i fatti descritti dal Prof. Vito Didonna; ma quello che alla fine del saggio emerge sono le gravi colpe di chi, tra i vari amministratori succedutisi alla guida del governo locale, ha assistito alla demolizione delle tracce della presenza normanna nel nostro paese, senza opporsi; per cui, dice l’autore,“oggi la popolazione dimostra insensibilità e ignoranza, distruggendo quel poco che resta per ricordare la storia del paese”  (pag. 13)
Anche per evitare che i nostri concittadini continuino ad ignorare le tracce del passato, e ad assistere imperterriti alla distruzione di un patrimonio civico-culturale-economico di cui dovremmo essere orgogliosi, voglio augurarmi che questo saggio, che si legge e si intende agevolmente, sia utilizzato, oltre che dagli studiosi, soprattutto nelle scuole, come utile strumento di indagine e conoscenza. 
Esso può aiutare a scoprire con curiosità ed interesse gli aspetti della storia della nostra città che si è costruita faticosamente il suo cammino.

Grazie Vito, per averci regalato quest’opera.
Prof. Erminio Deleonardis
Dirigente Scolastico ITC ”S. Pertini” di Turi
Recensione di Antonio Galizia
  
 

SCOPERTA 

Il dipinto ritrae un antico duello cavalleresco.
In basso, il municipio di Norimberga dove lo studioso
Vito Di Donna ha reperito gli antichi documenti

Riemergono a Norimberga, dopo 335 anni,
le testimonianze della sfida tenutasi nel 1673
Dopo 335 anni di silenzio, gli archivi storici di Norimberga (in Germania), hanno portato alla luce uno degli avvenimenti che ha caratterizzato la presenza dei conti Acquaviva d'Aragona di Conversano, famiglia di feudatari tra le più potenti nel Meridione d'Italia. È il duello tra il Conte di Conversano Giulio Acquaviva d'Aragona e il Duca di Noja (Noicattaro dal 1863; ndr) che si affrontarono a Norimberga nel 1673. Il prezioso ritrovamento è l'atto conclusivo di una ricerca, avviata anni orsono, da Vito Di Donna, docente di storia e filosofia al Liceo Pedagogico e Linguistico "San Benedetto" di Conversano. "Nella seconda metà del Seicento - racconta lo storico conversanese - Noia e Rutigliano vivevano un periodo di grande espansione sociale ed economica grazie soprattutto alla coltivazione e commercializzazione del cotone, il migliore della Puglia, e delle erbe usate per la tintura di pelli e tessuti. Il ducato di Noja, appannaggio dei nobili Carafa della Stadera, acquisì in quegli anni dal Capitolo di San Nicola di Bari il feudo di Rutigliano". Questa operazione urtò la sensibilità politica dell'altra grande famiglia nobile del circondario: gli Acquaviva d'Aragona, Conti di Conversano. "L'episodio culminante del conflitto originato da questa autentica lotta di potere - continua a raccontare il professor Di Donna - è rappresentato dal famoso duello di Norimberga, in Germania, dove si affrontarono in un duello don Francesco Carafa di Noja e don Giulio Acquaviva d'Aragona di Conversano". Era il 5 novembre del 1673. Le vicende di quel duello sono comparse su testi tedeschi originali, raccolti dal docente negli archivi di Stato di Norimberga, che descrivono l'episodio eclatante e che fanno parte della cronaca manoscritta del municipio di Norimberga, conservati nell'Archivio di Stato della città germanica. Il professor Di Donna ha fatto tradurre e pubblicare i testi in un volume. "Per la nostra città - afferma l'assessore comunale alla cultura Pasquale Sibilla - si tratta di documenti storici straordinari". In cantiere, la ricostruzione storica di quel duello. Che, forse, verrà rievocato la prossima estate nel corso del tradizionale corteo storico. Come finì il duello? Al settimo assalto, il duca Carafa riportò una ferita profonda al braccio destro. Immediatamente intervennero i due giudici, uno dei quali era il barone Kresser von Munster, che allontanò le spade dei duellanti. Che alla fine si riconciliarono e testimoniarono, alla presenza del pubblico che applaudiva, la loro amicizia. Eroico il gesto di Don Giulio, che accompagnò infine il Carafa con la carrozza presso la locanda dove alloggiava, assistendolo finchè si medicò.
Antonio Galizia

Scheda bibliografica
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Autore Vito Didonna
Titolo L'ultimo duello
Editore Grafica 2P s.n.c. Noicàttaro
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2008
In vendita presso:
tel. 080.4745480 cell. 392.5414875
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