La delicatezza e il garbo dell'autore si muovono sempre al fianco delle parole che sceglie per tracciare su di un taccuino il suo cammino, sincero e consapevole, nella scrittura. Perché “le parole da sole, scritte nero su bianco, fanno pensare di più. Si imprimono nella testa” E restano anche dopo averle cancellate con un tratto di penna o semplicemente messe da parte, mentre la mente dimentica ma il cuore ricorda. Così “quel maledetto ricordo” un giorno qualunque si ripresenta per smuovere l'animo del lettore che non può più tornare indietro ma deve affrontare il pericolo più grande: sé stesso.
Nei suoi racconti Nicola De Dominicis si fa testimone e protagonista desideroso del risveglio della coscienza di una umanità sempre più disumana. Tanto da essere spinto a personificare oggetti e animali pur di non ritrovarsi ancora una volta da solo davanti al suo riflesso, in quello specchio di parole che sono i suoi pensieri. Ed ecco che amore, amicizia, solidarietà, libertà e integrità si fanno spazio e diventano protagoniste per vincere “l'indifferenza con le sue mura di folla” o per uscire “dal buio dove ciascuno si chiude credendosi libero”
Affida alle carezze dei bambini la speranza, mai trascurata, di raggiungere un’autentica umanità. Non a caso il libro si apre con un racconto delicato che porta con sé la magia dei loro sogni, augurandosi che non diventino mai uomini standard. “L’albero delle carezze" è una poesia di pensieri che sfida e vince la crudeltà del Reale che ha dimenticato lo spirito della Natura. Infine chiude con “Fior d’Orchidea rosso”, in particolare nel capitoletto conclusivo “Il medaglione” esprimendo lo sguardo ecologico dell’uomo ormai spento dalle divine pecunie che risuonano nelle tasche di chi si abbarbica su montagne di cemento e dalle cui vette non si può che cadere in un pozzo senza fondo.
Eppure c’è stato un tempo in cui non piegavamo la testa alla tirannia tecnologica e percepivamo l’energia del Cosmo. Ma nulla è ancora perduto. L’umanità può, e deve, tornare a meravigliarsi della forza della Natura che, pur a suo modo, si ribella e fa sentire la sua potenza; l’umanità deve tornare a camminare a schiena dritta con le braccia rivolte alla calpestata Terra Madre e lo sguardo al cielo, non solo per raccogliere desideri dispersi nella polvere di stelle ma per captare i segnali che l’Universo ci invia al solo scopo di risvegliare il nostro spirito denutrito di luce. Avvenimenti, eventi, casi, coincidenze diventano narrazioni fantastiche e surreali che l’autore usa per riportare l’attenzione del lettore sulla casa del cuore. Il viaggio nelle parole è certamente faticoso, poiché in ogni storia è infine l'uomo, seppur trasfigurato in un cane, un albero o un carrarmato, a ritrovarsi davanti a una scelta in virtù di quel libero arbitrio di essere o non essere quello che siamo: noi stessi, liberi di non obbedire a nessuno.
A ognuno il suo destino, ovvero a ognuno la scelta della propria destinazione, sebbene sia nel tragitto in sé il momento, secondo il tempo che ci è concesso, più importante. E a noi, sognatori, poeti e naviganti della parola scritta su un taccuino, non resta infine che affidarci al fato nel suo significato più bello, quello di parlare e continuare a favoleggiare scrivendo.
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