La voce muta del tempo
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Presentazione

  
La voce muta del tempo
Catalogo mostra celebrativa di
Alba Amoruso
a cura di Giorgio Bertozzi , Ferdan Yusufi, Alessandra Trapanà
contributo critico di Maria Vinella

La pittura di Alba Amoruso tra narrazione emotiva e impegno sociale

Un rapido excursus sulle artiste del Novecento evidenzia i molteplici percorsi di ricerca e la feconda produzione di donne-autrici attive nei movimenti delle avanguardie storiche: dal Futurismo al Cubismo, dall’Astrattismo al Dada e al Surralismo. Pensiamo al lavoro di protagoniste geniali come Tamara de Lempicka, Sonia Delaunay, Georgia O'Keeffe, Frida Kahlo e numerose altre. Nell'ultima metà del Novecento, dal Secondo Dopoguerra in poi, il gruppo delle ariste presenti sia n Europa sia in America si fa sempre più folto. Infatti, nei decenni successivi alla conclusione dell'ultimo conflitto mondiale, le donne dimostrano di avere maggiore consapevolezza del proprio ruolo sociale, e questo anche attraverso l’arte. Nasce un nuovo immaginario che parte dalla sensibilità femminile e da un differente punto di vista, non più solo maschile (ricordiamo adiste come Louise Bourgeois, Shirin Neshat, Carol Rama). Dopo il faticoso ventennio tra gli anni Cinquanta e Settanta, assistiamo a un reale riconoscimento dell’arte realizzata da pittrici, fotografie, scultrice; poi, dagli anni Ottanta e Novanta si profila un cambio pregnante di contenuti. Accanto al grande tema dei corpo e della differenza dei generi vengono sviluppate le tematiche dell’autonarrazione e dell’autobiografia, il racconto delle immagini frammentate dei quotidiano, la memoria personale che coinvolge l’ambiente e i luoghi dei reale. Non mancano l’attenzione ai temi di impegno sodale, l’indagine sulle problematiche che interessano la collettività, la salvaguardia della natura.
Anche quella dell’artista Alba Amoroso è stata una ricca ricerca basata su numerose fasi espressive: la fase del naturalismo favolistico, l'astrattismo lirico, la ricerca figurativa dai connotati simbolisti, sino all’ultimo decennio dedicato all’indagine di temi sociali di tipo ambientalista. Sin dagli inizi della propria avventura estetica, l’arte visiva è per Alba Amoruso un'occasione di fuga mentale. È deriva liberatoria. È sguardo visionario. La storia dell'artista prende avvio negli anni Ottanta, quando realizza i primi cicli a olio. La sua formazione pittorica è da autodidatta, da appassionata sperimentatrice. Esordiente, si affida a un naturalismo decorativo mediterraneo, un universo vegetale velato di stupefazione, calde atmosfere, profumi selvatici; sagome e forme eleganti come arabeschi appaiono in micro paesaggi racchiusi in dettagli floreali e foglie giganti. Luoghi magici della natura e giardini mitici accolgono albe primordiali sospese nel tempo di spazi indefiniti. La natura, riferimento vitale e rigeneratore, è intesa come grembo originario, fonte di energia materiale e spirituale. Campo aperto non solo alle vibrazioni dell'intimo ma anche al respiro cosmico.
A metà anni Novanta l’universo vegetale lascia il posto a paesaggi poetici. Nei '94 il ciclo “Abissi e superfici” cela tracce di invisibili storie biografiche, che quasi affogano nel colore. In questa fase espressiva, la sensibilità cromatica dell’artista evolve in improvvise commistioni, e in merito al ciclo “Rose a colazione” lei stessa appunta con cura meticolosa: «Lavoro sul recupero della macchia di colore. Attraverso il soffio spingo il colore molto diluito a seconda della forma che voglio realizzare. A questo punto prende sostanza un faticoso lavoro di smarrimento e riconquista della macchia cromatica». In questo periodo sperimenta la pittura ad olio, gli smalti e poi gli acrilici. Ritorna all’olio in alcuni cicli e, infine, approda definitivamente alla tempera., grazie alla quale celebra la luce, elemento emozionale significativo e valere specifico dei proprio itinerario compositivo. Da queste esperienze nasce il ciclo “Terracquea”, viaggio allegorico nelle profondità della Terra.

Tra '97 e '98 appare una nuova serie di lavori, “'I velari”, dove si fondono i confini tra fisico e metafisico, presente-assente, concretezza-evanescenza. Qui, Alba Amoruso cela i ricordi e le tracce di un passato che recupera e trasferisce nel territorio dell'arte: ogni emozione e ogni sensazione vengono riportati sulla tela in leggeri velari, malinconici testimoni dell’inespresso della vita. Questo necessario percorso di deformazione del reale perviene ben presto a un’astrazione lirica dai connotati simbolisti, dove le strategie d'interpretazione del mondo generano altre Verità e altre Storie. La resa visiva delle opere di questo periodo è affidata a perimetri scomposti, ferme accennate, colori debordanti dove ogni cosa si sgretola e diviene quasi galleggiante nello spazio della tela. Tra gli ocra, i verdi, gli azzurri si aprono e si chiudono i teloni immaginari di un grande boccascena che svela forme e figure che emergono dal sommerso interiore La pittura impastata con gesti ampi e determinati è stesa con spatole e spugne; olii e tempere si mischiano alle colle e agli stucchi, alle colature e alle gocciolature. I tagli di luce sulle penombre, le velature e i graffi, le gocce e le cancellature riaffiorano come riaffiora la memoria.

Tra fine anni Novanta e primi anni Duemila si conclude una fase pittorica destinata unicamente alle architetture cittadine: scorci, angoli urbani, ampie panoramiche dove lo spazio esplode. Nascono i dipinti delle atta infiammate, dove il colore rosso e denso strazia superfici e volumi. Ponti e archi, architetture e reperti appaiono come testimonianze di una civiltà metropolitana frenetica, arsa dall’energia delle ocre e dei bruni catramati. Le prospettive sì deformano e le inquadrature diventano espressioniste, le distorsioni spazio-temporali ingoiano ogni cosa. Sono, questi, gli anni dell'appassionata analisi dell’ambiente urbano (cicli pittorici “Megalopoli”, “Ecomostri”, “Stazioni”, “Acciaierie”, “Aree industriali”, “Sopraelevate”, “Acque reflue”, “Vertical Village”, “Le città impossibili”, “Urban Jungle” e “Patcpoli”). Le nuove ipotesi sceniche evidenziano ambienti notturni, prospettive combuste, cieli coperti di smog, foreste di tubi metallici e tralicci. Il colore diventa livido. La luce opaca. Le sporche stratificazioni cromatiche sgretolano le forme e le figurazioni filamentose. L’energia vitale delle cose disperatamente sembra affievolirsi mentre i paesaggi sfocano.

Ancora poco e non riusciremo più a distinguere nulla. Ciò che ha forma diventa informe. Ciò che ha vita perde il respiro. Le ultime opere riflettono una narrazione emotiva che lascia presagire l'oscurità di un futuro interrotto.

Maria Vinella
Scheda bibliografica
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a cura di Giorgio Bertozzi, Ferdan Yusufi, Alessandra Trapanà e con il contributo critico e storico di Maria Vinella
Titolo La voce muta del tempo
mostra celebrativa Monastero di San Benedetto
Via S. Benedetto, 70014 Conversano BA
ESPOSIZIONE 3 -11 agosto 2018
ORARI: Tutti i giorni: 9 -13 16 -23
Prezzo INGRESSO GRATUITO - Catalogo in Sede
In vendita presso:
Tel info : +39 392 6058681
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Web:www.albaamoruso.net
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