il colore di DON PEDRO
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Recensione
  
I nostri ricordi
appartengono al colore
dell'anima.
Foto di Nicola Furio

    Come si può festeggiare un amico che ci sta particolarmente a cuore? Che è pittore. E che, inoltre, ha compiuto felicemente, e da poco, le sue prime ottanta primavere? 
Peppino Amante e Raffaele Pinto non hanno trovato di meglio che offrire al loro sodale un intero volume di grande formato, magnificamente illustrato (Il colore di don Pedro, Schena, Fasano 2004, pp. 112, con 95 illustrazioni a colori, e 3 in b/n, s.i.p.). E nel quale sono poi riprodotti una parte dei più riusciti dipinti del loro amico. 
    Per rendere quindi ancora più significativo il loro omaggio hanno per ciò desiderato che l’antologica dedicata ai dipinti di don Pedro fosse preceduta da ben tre distinte monografie.   
    Questi contributi dovevano delineare, in tutte le sue singolari sfaccettature, le peculiarità umane e quindi artistiche di quel singolare personaggio molese che è di fatto oramai considerato Pietro Digiorgio, in arte don Pedro, Non per nulla la complessa personalità umana ed artistica di Pietro Digiorgio (prima professore; poi emigrante per necessità; quindi costruttore edile; poi ancora imprenditore e, infine, pittore di particolare ricercatezza e complessità) ha già una sua ben precisa collocazione umana, nonché artistica, in un borgo - sì di provincia - ma che è pur tuttavia ricco di individualità che si son sapute affermare, nei più disparati campi, anche contro le stesse avversità di tempi che non erano certo i più favorevoli per  premiare, come invece meritavano, i loro indubbi meriti.
    Il volume dedicato ai colori di don Pedro si apre, quindi, con un contributo intitolato Il giardino simbolico e la natura primordiale nell’arte di don Pedro (pp. 11-18) che è stato scritto da Francesco Tateo, già Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari. 
    Il saggio prima vi si tratteggia la figura di un singolare personaggio e quindi di un isolato, estemporaneo artista dei nostri giorni dotato di una aspirazione artistica di ampio respiro; che ha fatto suo il sincretismo culturale, e che al fondo della sua arte non mostra solo abilità pittorica, quanto consapevolezza di ampio respiro. Poi vi traccia il profilo di alcuni aspetti peculiari della personalità di Pietro Digiorgio e delle sue stesse teorie astrologiche da cui l’artista don Pedro avrebbe tratto i dati culturali più significativi che caratterizzato la sua singolare, isolata vena artistica.
    Dal canto suo Livia Semerari (docente di “Storia dell’arte contemporanea” all’Università di Foggia e quindi di “Storia delle arti applicate” all’Università di Bari), nel suo articolato, denso contributo (Il colore di don Pedro, pp. 19-28), offre al lettore le coordinate per leggere, correttamente, l’esperienza artistica di un autodidatta e quindi ne individua l’adesione - tacita o implicita - alla linea pittorica egemone nel ‘900. 
    L’arte di don Pedro vi viene, infatti, definita come il frutto del lavoro di un isolato, dopo che la Semerari ha compendiato (in un puntuale, quanto notevole excursus storico-critico) le principali tendenze pittoriche, mondiali ed italiane, del ‘900.
     Peppino Amante e Raffaele Pinto, nel capitolo intitolato La biografia (pp. 103 - 109) tratteggiano invece, con affettuosa partecipazione, i dati esenziali di quella inconfondibile cammino, umano e artistico, che ha portato Pietro Digiorgio ad approdare - dopo una feconda fattiva esistenza - alla pittura ch’è risultata uno degli eventi capitali della pur ricca esistenza di don Pedro e ch’è un snodo che ha, quindi, appagato, finalmente, un’irresistibile vocazione – mai rinnegata - del pittore-costrutture molese. 
     Offrono, poi, un contributo significativo alla gradevolezza del volume il progetto grafico e l’impaginazione che sono dovuti a “Quorum”. Alla felice riuscita della cura grafica del volume, vi contribuisce inoltre, davvero non poco poi anche la riproduzione dei dipinti di Pietro Digiorgio che sono tratti da altrettante foto realizzate, in modo ammirevole, da Nicola Furio. 
      Gli apparati paratestuali, come in analoghe pubblicazioni, sono particolarmente curati. La sovra copertina è, quindi, in carta patinata e riproduce un dipinto di Pietro Digiorgio. La seconda bandella della stessa sovra copertina contiene una sintetica bio-bibliografia dei due professori dell’Università di Bari che hanno dettato i più rilevanti saggi che illustrano le peculiarità della personalità e quindi dei dipinti di don Pedro. La copertina in spesso cartone telato - su cui è stato inciso con impressioni in oro il titolo del volume e i nomi dei saggisti che discettano sui dipinti di Pietro Digiorgio - impreziosisce ulteriormente il volume preservandolo, altresì, dalla incuria del tempo e degli uomini. 

Insomma Peppino Amante e Raffaele Pinto con questo Il colore di don Pedro hanno costruito - per il loro sodale - un non modesto monumento, sia pur di carta. E data la circostanza che ha fatto felicemente nascere questa monografia: non si sarebbe, di certo, potuto augurare nulla di più opportunamente riuscito.
Francesco Saverio Iatta
Scheda bibliografica
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Autore Francesco Tateo - Livia Semerari
Titolo il colore di DON PEDRO
Editore Schena Editore
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2010
In vendita presso:
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