Grano. Storie e persone da una guerra vicina

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Grano. Storie e persone da una guerra vicina

Pensiero che non sente 

non pensa veramente 

solo un forte sentire 

lo costringe a capire 

la necessaria verità presente. 

Patrizia Cavalli, Vita meravigliosa. 


Ero a Kiev, quando il primo missile è stato scagliato sulla capitale ucraina. Ero a Kiev, ma non mi bastava. Mi rimproveravo di non essere stato prima in Russia. Prima della guerra, intendo. Perché da lì, sulla Piazza Rossa o tra le lontane campagne, avrei potuto capire meglio e per tempo in che modo l’uomo forte del Cremlino avesse preparato il terreno a un conflitto che avrebbe dovuto incoronarlo novello “zar”.

 

Ero a Kiev e non ero stato a Mosca. Giammarco Sicuro, sì. Ed è questo che fa di lui, e del suo incedere attraverso i fatti, un giornalista come non se ne vedono molti in circolazione. I suoi reportage risentono sempre di questa permanenza previa, lì da dove la guerra era stata dichiarata, anche se la gente che passeggiava sulla Piazza Rossa, non la chiama guerra.

 

C’era un vecchio detto nella Russia di Stalin. Se qualcuno domandava “come stai?”, capitava che l’interlocutore dovesse fare di necessità virtù. “Non possiamo lamentarci”, rispondeva. E in quel “non possiamo” c’era tutto quello che bisognava sapere.

 

Perciò questo libro è un libro importante. Perché i volti e le parole sono il distillato di chi i fatti li conosce fin da prima che diventassero cronaca. Quei fatti che oggi sono “Storia”. E la storia sono le persone. I cattivi e i buoni. Ammesso che si riesca sempre a distinguere gli uni dagli altri. Perché in guerra capita che le parti di vittima e carnefice talvolta finiscano per scambiarsi di posto. In guerra capita che chi ha ragione si faccia vincere dall’odio, e passi dalla parte del torto. Del resto, neanche le guerre in bianco e nero erano davvero tutte bianche o tutte nere. Però il bene e il male, la giustizia e la vendetta, qui sono raccontate e nitidamente distinte.

 

Ma è anche un libro su di noi, noi corrispondenti dalle aree di crisi. Quelli con la faccia sempre un po’ stanca, ammaccati dalla fatica e da quel dolore che guardiamo negli occhi e non c’è modo di descriverlo fino in fondo, fino all’abisso che ci provoca dentro. Insomma, noi talvolta identificati come svalvolati in cerca di emozioni forti, ma che in realtà dobbiamo vedercela con la paura di andare e con quella di tornare. Una riflessione sul mestiere di esserci, facendo l’esatto contrario di ciò che un essere umano dovrebbe fare. Come quando sali su un treno che va a prendere i dannati in fuga, solo che loro ci saliranno per scappare e tu, in direzione opposta, andrai da dove loro fuggono.

 

Sicuro lo confessa nel suo flusso di coscienza che ci consegna qui. Lo fa, quando un po’ si domanda e un po’ si biasima: «Di cosa ti stupisci, Giammarco? C’è un motivo se li chiamano treni di evacuazione: perché servono a evacuare la gente da est verso ovest. E io dove sto andando? Verso est, appunto».

 

Questo libro percorre la guerra al contrario: va incontro alle vite che scappano, e più ne arrivano più il cronista si spinge più in là. Per vedere da dove e da cosa scappano. Da chi, lo sa già, perché il suo viaggio proviene proprio lì, da dove tutto è cominciato.

Nello Scavo

Scheda bibliografica
Autore Giammarco Sicuro
Titolo Grano. Storie e persone da una guerra vicina
Editore Gemma Edizioni
Prezzo € 18.00
ISBN: 978-88-31318-95-2
data pub. 28 marzo 2023
In vendita presso:
Disponibile presso la Libreria Emmaus di Conversano

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