Questo nuovo libro di storie, dal sapore fiabesco, di Anna Magistà dimostra come il dedicarsi al mondo dell’infanzia - emerso già con la sua prima pubblicazione “...e vivo felice e contenta. Racconti dall’anima” - sia una sua precisa e costante ricerca se non una vera attitudine.
Guardare all’infanzia, sede privilegiata della fantasia e del sogno, significa acquisire la capacità di superare la quotidianità, a volte dolorosa e difficile da gestire, e lasciarsi trasportare in un mondo dove tutto è possibile.
I racconti, legati al tema del Natale, festa per antonomasia dei bambini, accompagnano il lettore in una dimensione dove la superficialità, il rancore, l’egoismo e soprattutto l’indifferenza vengono messi a nudo, smascherati e sconfitti da un sorriso, da un atto di perdono, dalla gioia della condivisione o da chi non vuole rinunciare a credere nei miracoli. Sono pensati e scritti per bambini, ma anche per quegli adulti che hanno conservato in sé qualcosa di magico, qualcosa dell’infanzia, il desiderio ancora intatto di sogno e candore.
In queste fiabe non ci sono eroi, folletti, fate pronti a risolvere le vicende dei protagonisti, ma aiutanti che possono essere identificati in quei personaggi portatori di sentimenti. Sentimenti veri, positivi, che dimorano in noi, magari un po’ nascosti, quasi imprigionati dalla frenesia del vivere quotidiano. Liberati, renderebbero la nostra e altrui vita migliore. Ed è questo il messaggio che l’autrice vuole trasmettere ai suoi lettori, grandi e piccoli.
Lo fa attraverso le sue storie da cui si evince anche la gioia del narrare... Ecco la storia del lupo considerato cattivo “perfino da sé stesso”, ma, in realtà, semplicemente solo e triste - quella dell’uomo che odiava il Natale perché nessuno aveva mai bussato alla sua porta - ancora, quella del bambino viziato, stufo dei ripetuti giocattoli, ma desideroso solo di “abbracci, tanti abbracci”. C’è la bella storia del desiderio rimasto incastrato tra i rami di un vecchio albero che è necessario liberare affinché ritorni nel cuore della donna che l’aveva abbandonato, permettendole così di riprendere a sognare, a desiderare, ad avere fiducia in sé stessa. Il tema del sogno è presente anche nel racconto del bambino che assolutamente non vuole rinunciare a credere in Babbo
Natale. Ed è giusto che sia così perché “...non si mortifica mai un bambino che sogna, perché un bambino che sogna sarà un adulto felice e un adulto felice potrà un giorno rendere un bambino altrettanto felice”
Occorre infine dire che ce un moto dell’anima che attraversa tutte queste storie ed è la ricerca costante della felicità, una felicità che va recuperata nella quotidianità, in ogni attimo della nostra vita e in modo particolare nel rapporto adulto/bambino che oggi sembra un po’ dimenticato a causa anche della invadente e spietata concorrenza audiovisiva e telematica.
Sono belle le storie di Anna, sono da leggere, da raccontare, narrare ai nostri bambini ad alta voce, magari prima di dormire o davanti ad un camino acceso la notte di Natale e dunque, c’era una volta...