La strada che porta al mare
(Racconti 1996 - 2015)

Presentazione

  
La strada che porta al mare
... sulla strada
che porta al mare
...l'amore a caccia
di nominations...
svuotava le differenze

LA STRADA CHE PORTA AL MARE è un libro di racconti scritti in un arco temporale piuttosto lungo, dal ‘96 al 2015, e sembra avere un ruolo quasi incidentale rispetto alla produzione poetica di Maria La Volpe, visto che, nello stesso intervallo di tempo, l’autrice ha scritto e pubblicato ben sette libri di poesia.

La scrittura di Maria, sia poetica sia prosastica, è efficacemente incentrata su se stessa, ma sempre, a breve distanza, un altro centro d’interesse è presente;  perciò le relazioni interpersonali di cui si narra risultano nel tempo generosamente in stallo. Il filo emotivo che lega i protagonisti, infatti, si nutre del background di ognuno senza che questi chieda all’altro di cambiare, e, pur se vengono messe in gioco ogni volta aspettative a cui nessuno vuole rinunciare, non ne deriva una sequenza di delusioni, piuttosto la rivalutazione, nel senso della consapevolezza del valore, di ciò che dal rapporto si riceve.

L’attesa smagliata –è questo il titolo del primo racconto- è un ricamo di come una storia d’amore che non si arricchisce dei gesti comuni quotidiani perché ci si incontra di tanto in tanto, per lo stesso motivo da questi non può essere impoverita.

La protagonista si relaziona con l’ambiente attraverso comportamenti sviluppati su due piani diversi: quello delle certezze capaci di rassicuranti prospettive e gratificanti riscontri, e quello della spontaneità capace di rivelare di sé e dell’altro splendenti epifanie; nella figura maschile, invece, i due piani sono rappresentati da due donne diverse:  una “tu” che si finisce per identificare con un io narrante, e Anna. La prima è la donna degli incontri [ forse quella appassionata alla quale in una poesia del giugno ’92 Maria fa dire Voglio essere la donna di una notte / lunga quanto una vita /  somma di tante esistenze / ognuna di per sé completa / -carta assorbente per le tue fatiche / trasparente per i tuoi progetti / rinfrescante e salutare per le tue ferite-. // Voglio essere la donna di una notte / lunga quanto una vita / per poter essere abbandonata / lasciata / ritrovata con difficoltà. / Non dimenticata! ], la seconda donna rappresenta la quotidianità.

Lo stesso modello, lo ritroviamo nell’ultimo racconto Il trio: Francesco ha Rita, amica, convivente confidente, ottima cuoca e di larghe vedute, tanto da aiutarlo a predisporre “il calendario degli appuntamenti con le ragazze incuriosite dal suo modo di vivere …”; fra queste c’è Angela, alla quale lo accomuna l’amore per l’Arte. Viaggiano insieme per mostre, amano il Caravaggio, condividono le emozioni e le implicazioni profonde che comporta l’opera di Picasso, si immergono nell’affascinante mondo della creazione artistica, finché in un pomeriggio d’ottobre, complice il mare, Angela si scopre desiderosa e capace di esplorare nuovi intimi territori di Francesco. I diversi piani su cui ogni donna dei racconti è ritratta, tendono a incontrarsi a una distanza infinita, nell’ideale, platonico, ricongiungimento delle due metà uomo-donna che si completino a vicenda; eppure l’insieme delle sue stratificazioni rende ogni donna già completa, nonostante la tensione all’ideale di cui si è detto. Non a caso l’incipit di questo libro è la frase di Albert Camus: “Per finirla con l’ambiguità, bisogna semplicemente finir di vivere”. E un altro racconto, s’intitola proprio Doppiezze. Di questo, nella seconda di copertina, la brava prefatrice Rosa Calabria sintetizza “Ci si può riprendere l’un l’altra solo dopo essersi persi un po’. Ma si trova l’altro solo se nel frattempo non si è perso se stesso”. Nello snodarsi degli avvenimenti e nel rivelarsi dei caratteri, emerge come valore la scelta dei propri ruoli, e la sfida a continuare a misurarsi con essi a vita, retaggio di una formazione dell’autrice negli anni della cosiddetta “contestazione giovanile”.

Nel racconto La bambocciona, la protagonista descrive la sua famiglia come un modello classico di ordine, tradizione, perbenismo. Una normalità che non risponde ai suoi bisogni di nuove conoscenze e conquiste di mete e di viaggi, ma continua tuttavia in ogni momento ad offrirle accoglienza e riparo, con una struttura solida grazie alle regole non scritte che disciplinano ruoli, rapporti, oscillazioni possibili, evoluzione misurate per poter essere assimilate. Dopo l’acquisto e l’arredo di una casa dove poter andare a “vivere da sola”, la cinquantenne single continua a vivere sotto il tetto materno. Le donne di Maria La Volpe vivono tutte la fatica della mediazione tra, da una parte, la tentazione di mettersi comode nei ruoli che la nostra società, ancora portatrice di valori ereditati dalla sorpassata società patriarcale autoritaria, riconosce e, dall’altra, la ribellione alle imposizioni appellandosi al diritto di vedere riconosciuta la propria identità.

Ci sono tre brevi racconti, del periodo 2005-2006, che focalizzano la rete di rapporti che ci avviluppa e connota la nostra esistenza: in A-solo di chitarra, il protagonista ne è sommerso, in Il balcone della casa di mio padre, una comunità di piante ve ne è con buona pace immersa, in Natale 1961… frammenti di ricordi, è una bambina, nell’età in cui la figura paterna è il perno attorno al quale si muove il mondo, la bambina che la narratrice è stata, che cerca, dopo più di quarant’anni, di aprire una strada alle emozioni profonde che la agitavano per l’imminente partenza del genitore. Questi era stato fino ad allora mediatore ortofrutticolo al suo paese, e si apprestava a iniziare il nuovo lavoro di elettrotecnico al nord; la memoria, che ha conservato impresse l’incertezza, la paura, l’abbandono, ha ora bisogno di dare un senso a quel distacco, di razionalizzare motivazioni e necessità, di raccontarsi il padre eroico e leggendario che ogni bambino ha bisogno di avere. Si esplicita, qui, la maturazione in Maria La Volpe della competenza linguistica che le consente di esprimersi attraverso la scrittura.

Il suo stile narrativo è snello, discorsivo e colto nello stesso tempo; induce a seguire un ritmo che rallenta o indugia sulle immagini evocative della natura, accelera quando, con pochi indizi significanti, fa chiarezza della psicologia di un personaggio, batte il passo ogniqualvolta sottolinea una contrapposizione di ruoli.

Nella postfazione di “Coniugando tracce” , silloge poetica del 1997, Maria La Volpe dice: “… la parola scritta, svegliata come per incanto dal… latente invocar chiarezza… dà una mano nel ricostruire i fili spezzati o rubati… amplificando i… sensi, i… sentimenti, i… territori, la conoscenza”.

Che la strada che porta al mare, presente in ognuno dei racconti di questo libro, sia la scrittura, è una delle interpretazioni possibili;  quanto al mare…: che esso sia, per ciascun lettore, tutto ciò che rappresenta per lui il mare.

 

Antonietta Lestingi

Prefazione

  
La strada che porta al mare
... sulla strada
che porta al mare
...l'amore a caccia
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svuotava le differenze

I sette racconti che vi apprestate a leggere vi faranno aleggiare in molteplici dimensioni: onirica, del ricordo, intimista, realistica, allegorica, sognante, e tante altre ancora. Ogni racconto è una storia compiuta e a sé stante. La loro successione è cronologica, non vi sono legami di contenuto, eppure non si può tralasciare il puntuale ricorrere in ciascuno di essi della frase La strada che porta al mare, che dà il titolo alla raccolta. Un titolo che evoca una vicinanza a questo elemento della natura e, allo stesso tempo, lascia trapelare la necessità, il desiderio, il timore di mettersi in cammino, di proseguire in una direzione già nota e familiare, o di intraprenderne un’altra, di accettare lo stato attuale delle cose o di volersene emancipare.
Ogni singolo racconto catapulta il lettore in una cornice situazionale in cui inevitabilmente respira quelle emozioni che animano i personaggi e le vicende o situazioni narrate. Sia che la narrazione avvenga in prima persona, sia che la voce narrante descriva la circostanza dall’esterno, sia che il narratore si ponga a tu per tu con la figura protagonista, in ogni caso, a prescindere dal tipo di inquadratura che l’autrice ha scelto, il lettore diventa spettatore “attivo” di quanto viene portato sulla scena. Sulla scia del proprio vissuto e del proprio personale sentire, è libero di entrare in empatia con i personaggi, di schierarsi contro o a favore, di biasimarli per il loro agire/non agire, di appoggiarli nelle loro scelte, di condividerne lo stato d’animo, di vederli come dei vincenti o delle vittime, o può semplicemente percepirli come persone comuni, con i loro alti e bassi, con i loro pregi e debolezze.
Filo conduttore dei sette racconti è il sentimento di amore: per se stessi, per l’altro, nei rapporti parentali, nei confronti dell’arte, della musica, del mare…Un sentimento appena accennato, spesso celato, che si insinua tra le parole e fa solo capolino, e  si  palesa al lettore nel rifiuto di ogni forma di ipocrisia, nell’altruistica –seppure sofferta- accettazione della diversità dell’altro, nella disponibilità al compromesso. Il relazionarsi offre una protezione contro il rischio di incorrere nella solitudine, ma comporta anche il prezzo di far vacillare il proprio equilibrio interiore.
Di pagina in pagina il lettore verrà rapito da atmosfere intrise di pensieri espressi o inespressi, desideri che lottano per farsi spazio, ricordi che inficiano o allietano il presente, paure che vorrebbero ritrarsi, ambientazioni marcate da una inclinazione per la musica e da una simultanea propensione al silenzio.

 

Rosa Calabria

 

Scheda bibliografica
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Autore

Maria. La Volpe

Titolo La strada che porta al mare
Editore a.g.a. - Alberobello
ISBN 9788893550000
Prezzo € 10,00
data pub. 2016
In vendita presso:
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