Indulti, indultini e senso della pena
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Prefazione dell' Avv. Mario Russo Frattasi
    
Quaderno n. 2

La scelta parlamentare orientata verso i benefici premiali va valutata quale utile espediente normativo per adeguare il sistema penale e, in particolare, quello sanzionatorio al significato costituzionale della pena, o per riequilibrare una parità di trattamento tra i consociati gravemente minata dopo alcune unilaterali recenti modifiche legislative.
La risposta della società ai mali che l'attanagliano non può risiedere solo nella esecuzione di una pena detentiva (o alternativa quando capita).
La logica che vede nel carcere e nell'afflizione di pene detentive particolarmente pesanti l'unica risposta alla commissione di un reato è largamente anacronistica.
Uno Stato che si ritenga rispettoso dei diritti costituzionali e fondamentali dell'uomo deve muovere non verso pene edittali esemplari da far scontare in carcere, come se fosse l'unico rimedio, bensì verso una strategia di riforma del diritto penale che punti nei tempi lunghi sulla soppressione integrale delle pene detentive, e nei tempi brevi e medi su un drastico abbassamento della loro durata edittale (Ferrajoli).
Purtroppo i recenti avvenimenti, non ultimo il definitivo riconoscimento del carcere duro previsto dall'art. 41 bis dell'ordinamento penitenziario, sono l'esempio evidente di una politica autoritaria dello Stato, poco propensa a recuperare, ma solo a punire.
Appare doveroso dare un segnale forte di pacificazione e riequilibrio tra le componenti della società, mediante la concessione degli invocati benefici, con la speranza che uno stato lungimirante e giusto un domani avrà meno persone da punire, ma più persone da salvare e proprio con tutti quei rimedi alternativi che uno stato inaffidabile utilizza con deprecabile parsimonia.

Mario Russo Frattasi
Recensito da Francesco Saverio Iatta
    
Quaderno n. 2

L’esergo è esemplare. Ed è di una scottante attualità, come il testo che segue, e dovrebbe, quindi, essere di esemplare ammonimento, in specie a chi raccoglie consensi con provvedimenti legislativi che impongono i loro voleri e i loro valori. E che poi li condiscono, per farli digerire, con tette culi & buffoni di corte. Per ciò, di seguito, riportiamo la citazione posta all’inizio del testo. Anche perché immette subito nella temperie culturale, politica e civile che ha informato Indulti, indultini e senso della pena (Povero Editore, “Quaderno n. 2”, stampato in Conversano il 10 Marzo 2003) di Vito Fanizzi (conversanese e magistrato presso il Tribunale di Bari).
La citazione è tratta da Blaise Pascal e recita “La giustizia senza la forza è impotente/la forza senza giustizia è tirannica”. Fanizzi, per ciò, pone subito l’accento su quanto evidenziano numerose inchieste e quindi rilevamenti statistici di varie fonti e quindi per ciò ancora più attendibili: si delinque di più, quanto meno v’è certezza di pena. Quindi il magistrato conversanese rimarca che il lassismo nel comminare le pene non fa rispettare le regole (i condoni fiscali dovrebbero insegnare pur qualcosa!, aggiungiamo di nostro).
Sottolinea, poi, che le disposizioni legislative devono essere percepite come giuste ed eque. E, ovviamente, essere anche valide per tutti. E non, invece, prediligere le riforme del diritto societario, che abbassano i livelli di pena. O non invalidare le rogatorie, che altrimenti punirebbero solo i ricchi e i potenti. Il che permette, poi, a chi è in galera di gridare: perché con me la legge è severa e con i ricchi, protetti da nugoli di avvocati, no!
Ha scritto la prefazione della plaquette l’avvocato Mario Russo Frattasi, presidente della Camera Penale di Bari. E della stessa non condividiamo il suo auspicare l’attenuazione del carcere duro (art. 41/bis) per i mafiosi.

 

Francesco Saverio Iatta
Scheda bibliografica
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Autore Vito Fanizzi
Titolo Indulti, indultini e senso della pena
Editore Povero Editore
Prezzo s.i.p.
data pub. marzo 2003
In vendita presso: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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