Il pensiero socialista e meridionalista di Tommaso Fiore - Antologia 

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 Il pensiero socialista e meridionalista di Tommaso Fiore - Antologia   

L’ORIZZONTE

Collana fondata e direna da

Giovanni Dotoli, Encarnación Medina Arjona, Mario Selvaggio

noria.info - aga.lorizzonte - lIarmattan.lorizzonte


 

prof. Tommaso Fiore

Commissario straordinario dal 1945 al 30 dicembre 1950

dell’Istituto per la Storia de lRisorgimento Comitato provinciale di Bari

 

Le matrici storiche di “Un popolo di formiche”*[1]

Premessa

Parlare nel ristretto spazio di tempo consentitomi in una serata come questa, nella quale sono previsti interventi di diversi e più illustri oratori, di un volume di oltre 880 pagine e, specificatamente, di un’antologia di scritti che si sviluppa su quasi 650 pagine è una impresa molto ardua. Sarebbe impossibile seguire e catalogare i numerosi temi della vasta produzione di Tommaso Fiore sui quali il curatore di queste pagine si sofferma nella sua antologia. Per più approfonditi ragguagli si veda la sua ampia ed articolata introduzione, fondata su una bibliografia sterminata che ha il pregio di avere preso in considerazione “ecumenicamente” le riflessioni sull’altamurano proposte da studiosi di diversa estrazione culturale.

Seguire il lungo itinerario del prof. Dotoli è impresa difficile e richiede una attenzione che si può pretendere solo in altra sede, in un convegno scientifico specificatamente dedicato a tale obiettivo. Comunque è apprezzabile il suo lavoro finalizzato ad evidenziare il contributo di Tommaso Fiore alla conoscenza della società meridionale e a sottolineare l’impegno civile da lui profuso, per tutta la sua vita, a favore dei ceti meno garantiti e per il miglioramento delle condizioni di questa parte della penisola.

Per tutte queste ragioni e per diversificare il mio intervento resterò in un ambito problematico che ritengo essere più adatto alle mie conoscenze e interessi personali. Mi riferisco agli aspetti riguardanti la realtà locale di Terra di Bari e a quelli che coinvolgono una dimensione ben più ampia, come il rapporto nord – sud, cosi come esso si è venuto configurando nel corso dei secoli. E sottolineo il termine “secoli” per non restare imbrigliato nella cronologia più breve collegata alla formazione dello stato nazionale.

Ebbene, a partire dalla realtà locale, devo testimoniare la mia assoluta consonanza con l’immagine che Tommaso Fiore ci ha lasciato della organizzazione socioeconomica di Terra di Bari per la sua epoca. Icasticamente riassunta nell’immagine di “Un popolo di Formiche”, dal titolo di una sua fortunata raccolta di scritti, quella definizione è la più impressionante e paradigmatica sintesi della plurisecolare lotta per la vita ingaggiata da generazioni di nostri contadini per la propria sopravvivenza. La definizione dell’allora giovane professore di Altamura riguardava la zona meridionale di Terra di Bari (quella che dalla fascia premurgiana di Conversano si sviluppa verso i centri limitrofi di Monopoli, Rutigliano, Putignano, Polignano ecc. fino a Noci, a ridosso dell’area Murgiana vera e propria) da lui descritta nel 1925.

Chi parla ha avuto modo di verificare – documenti alla mano – quanto il Nostro aveva avuto modo di apprezzare in termini di lavoro contadino e di trasformazione fondiaria.

Il riferimento riguarda la fascia costiera settentrionale di Terra di Bari: quella – se vogliamo usare una confinazione approssimativa - che da Mola e Bari si sviluppa verso Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie, e toccando i centri immediatamente limitrofi di Terlizzi, Bitonto, Modugno, Palo del Colle ecc. presenta più o meno le stesse caratteristiche antropiche e di organizzazione del paesaggio agrario. Le caratteristiche evidenziate da Tommaso Fiore in Un popolo di formiche contraddistinguono anche quest’altra parte della provincia, posta a ridosso dell’area murgiana propriamente detta, quella che degrada dalle colline di alcuni dei centri appena citati fino sulla costa.

In tale contesto territoriale egli notava i segni esteriori del faticoso lavoro condotto da quelle generazioni di lavoratori della terra che nei secoli hanno dovuto misurarsi col territorio a loro disposizione e con i fattori strutturali (distribuzione fondiaria, istituzioni (feudalità, Chiesa, rapporti di produzione, consuetudini locali e non ecc. ) che ne costituivano tanti altri elementi di riferimento con i quali confrontarsi e fare i conti.

A differenza del Nostro che ne considerava gli sforzi e le difficoltà quotidiane sulla base delle sue dirette osservazioni personali, non scevre, comunque, da valutazioni di lungo periodo, chi vi parla ha avuto modo di constatare gli stessi aspetti e giungere alle stesse conclusioni sulla scorta di una ricca documentazione archivistica coeva. Attraverso quest’ultima, è possibile apprezzare quanto il polemista, l’osservatore diretto di quella zona, il meridionalista (per dirla con un altro termine, forse più pregnante) andava descrivendo. In tal modo riemergono i confronti con gli elementi naturali: la conformazione del suolo, la pedologia del terreno (cioè la composizione e le caratteristiche del suolo agrario), l’inesistenza di un sistema idrografico superficiale, le peculiarità climatiche ecc. e i confronti con gli elementi strutturali (la particolare distribuzione della terra e i rapporti sociali e di produzione che inevitabilmente si instauravano con i detentori di maggiori concentrazioni fondiarie e, più effettivamente, con le strutture istituzionali) prevalenti nel passato nonché con sovrastrutture mentali che ne condizionavano le relazioni socioeconomiche.

Il richiamo è alla presenza della grande proprietà spesso concentrata nelle mani di feudatari ed enti ecclesiastici che dominavano lo scenario di quella dura quotidianità.

Il compiacimento di Tommaso Fiore sulla organizzazione produttiva che egli vedeva direttamente rinviava allo sforzo profuso da generazioni di lavoratori agricoli per assicurarsi una magra sopravvivenza e migliorare un territorio per lo più sfavorevole ad essere coltivato con profitto. Il suo apprezzamento derivava proprio dalla piena consapevolezza di quelle difficoltà. Ne sono una testimonianza diretta i documenti archivistici che – come si è appena accennato - permettono di riscontrare siffatta realtà felicemente sintetizzata dall’immagine di “un popolo di formiche”.

Solo conoscendo le lente trasformazioni prodotte da quei contadini si possono comprendere i risultati che egli constatava visivamente, all’inizio del secolo scorso, quando parlava della zona premurgiana che si estende a sud del capoluogo. La sistemazione del paesaggio agrario con le coltivazioni lussureggianti e le produzioni arboree ed arbustive ad alto valore aggiunto (oliveti, mandorleti, alberi da frutta, vigneti ecc.) erano la tangibile testimonianza della stretta combinazione realizzata tra lavoro, geografia e fattori strutturali. Ovviamente il tutto era il risultato di un’operazione plurisecolare progressivamente realizzatasi sul territorio. I terrazzamenti e la diffusione di quelle piante erano il risultato del diuturno ed infaticabile sforzo di generazioni di contadini spesso svantaggiati dalla loro subalternità sociale ed economica (scarsità di terra disponibile, rapporti di produzione sfavorevoli, forme di subordinazione con i ceti privilegiati, ecc.). A questa subalternità andava sovrapposta quella delle difficoltà imposte dalla geografia: natura del suolo prevalentemente calcareo, inesistenza o carenza di acque superficiali, prolungata siccità ecc. Per tutti questi motivi si spiegano le scelte agronomiche fondate su piante facilmente allignabili su un suolo caratterizzato da una prolungata aridità estiva e abbisognevoli di cure periodiche ad alta intensità di lavoro.

In un regime fondiario a prevalente diffusione della piccola e media proprietà sono questi i motivi che consentono a tali colture di essere prescelte e di potere sopravvivere in un contesto labour-intensive piuttosto che capital-intensive. A differenza delle zone caratterizzate dalla diffusione della grande proprietà qui si sfrutta lo spazio nel migliore dei modi, secondo le tecniche agronomiche prevalenti e con uno sforzo lavorativo che non è condizionato da altra limitazione se non quella dell’esaurimento della propria forza fisica. Del resto si trattava di uno sforzo finalizzato ad ottenere il massimo rendimento dal proprio fazzoletto di terra sia in termini quantitativi che qualitativi. In questo scenario non vanno dimenticati gli altri protagonisti che agivano sullo sfondo in qualità intermediari di ogni genere: mercanti e accaparratori di prodotti agricoli, prestatori di denaro, datori di forza lavoro e offerta di manodopera nel variegato calendario dell’anno rurale (lavori presso terzi, aratura, sporgatura, mietitura, facchinaggio ecc.).

Si devono a tutte queste esigenze le operazioni di scasso del territorio calcareo per utilizzarne la superficie a scopi produttivi. Così come si deve alle stesse esigenze la valorizzazione dell’agro per utilizzarne al meglio le opportunità mediante la creazione di tutta una serie di accorgimenti e di strutture per la cattura e la conservazione dell’acqua piovana: piscine, votani, pozzi, “laghi” ecc. da utilizzare nei periodi di maggiore carenza idrica.

Raccontate in questa maniera quelle trasformazioni diventano la concreta realizzazione dello sforzo antropico dilungo periodo. Si tratta del risultato dovuto ad una costane attività di lavoro tramandatasi di padre in figlio e di generazione in generazione. È questo risultato complessivo a diventare oggetto di compiacimento da parte di Tommaso Fiore che apprezza e sottolinea gli sforzi inesausti di quei contadini. La sua ammirazione, del resto, non è scevra dalla consapevolezza delle difficoltà affrontate e degli stenti che stanno a monte di quella realtà.

Come ho avuto modo di esprimermi in diverse occasioni, la struttura e la forma dei campi ne costituiscono la prima e, forse, più immediata dimostrazione. Il reticolato irregolare dei muretti a secco, che si contrappone alle ampie distese dei campi aperti (visibili attraverso la veduta aerea, o distinguibili da lontano, seguendo un semplice percorso autostradale), ne è la più tangibile dimostrazione. Se i primi sono la testimonianza di una struttura fondiaria basata sulla piccola proprietà e su un’utilizzazione della terra incentrata sulle colture arboree ed arbustive, le altre esprimono le forme organizzative tipiche della grande proprietà fondiaria, destinate alle colture estensive.

Definitasi grosso modo tra Quattro e Cinquecento, la sistemazione dello spazio rurale di cui si parla rimarrà pressoché inalterata nei suoi tratti fondamentali nei tre o quattro secoli successivi. Essa subisce qualche alterazione dalla fine del Settecento e più marcati mutamenti durante il secolo successivo. In considerazione di questa evoluzione così si esprimeva alla fine dell’Ottocento, cioè qualche decennio prima di Tommaso Fiore, un tecnico di indiscussa competenza come Oreste Bordiga, allora professore ordinario presso la Scuola Superiore d’Agricoltura di Portici.

 

Percorrendo lo scorso anno la provincia di Bari […] trovavo nel mio pensiero più di una somiglianza fra questa regione e la Lombardia. Non che i territori del barese, coperti di vigne, di mandorli e d’ulivi potessero in alcun modo rassomigliarsi ai piani lombardi ricchi di prati sempre verdi, di risaie, di fertili campi e attraversati da una fitta e meravigliosa rete di canali irrigatorii. Ma perché mi pareva che in entrambe le regioni l’attività umana si fosse svolta in modi molto somiglianti nel vincere gli ostacoli opposti dal clima e dal terreno, onde ero condotto a ritenere che la provincia di Bari tenesse lo stesso posto nel mezzogiorno d’Italia della Lombardia nel settentrione[2].

 

Dietro questa realtà si nasconde quella ben più difficile della quotidianità dei contadini locali che Tommaso Fiore descrive con estrema lucidità sia nel suo breve ed allegorico racconto su Il cafone all’inferno sia negli altri scritti che compongono il volume omonimo. Anche in questo caso la sua partecipazione per la condizione degli umili e degli oppressi si avvale della sua diretta conoscenza ed è supportato da una interminabile serie di testimonianze coeve. La documentazione storica conferma con numerose esemplificazioni la sua narrazione sulla società contadina e concorre a spiegare eventi e problemi del nostro passato e presente.

Sarebbe necessario più tempo a disposizione di quanto mi è concesso in questa serata.

Prima di concludere vorrei soffermarmi rapidamente su altro aspetto che avevo anticipato nel mio esordio: quello della continua attenzione di Tommaso Fiore ai problemi riguardanti il divario tra Nord e Sud che egli riconduce al lungo periodo (cfr il contributo intitolato: Remote le origini del disagio nel Mezzogiono, pp. 577-579) e non semplicemente all’unificazione della penisola e che rielabora in termini che la storiografia attuale ha in parte ripreso in termini di più appropriato confronto tra est ed ovest della penisola. Sono temi di grande attualità che rinviano anche alle differenze esistenti all’interno del Mezzogiorno e che non possono essere ricondotti entro un’unica categoria di arretratezza diffusa. A questi problemi Tommaso Fiore ha dedicato la sua attenzione non disgiunta dal suo impegno politico nell’ambito del partito socialista e sullo sfondo della crescita economica italiana a partire dal secondo dopoguerra. Ma su questi temi lascio spazio ad altri che vorranno intervenire o ad un ulteriore e più opportuno approfondimento delle molte suggestioni derivanti dagli scritti di Tommaso Fiore e da quanto contenuto nell’antologia curata con impareggiabile attenzione dal prof. Giovanni Dotoli.

 

[1]*Questi appunti non hanno alcuna pretesa di esaustività. Essi sono stati stesi solo per esigenze personali finalizzate ad un uso colloquiale, come richiesto dalla occasionale presentazione del volume di Giovanni Dotoli su Tommaso Fiore.

[2] O. Bordiga, L’agricoltura e l’economia agraria della provincia di Bari, in Terra di Bari sotto l’aspetto storico, economico e naturale, Vecchi, Trani, 1900, p. 341.

 

Giuseppe Poli

Sinossi
  
  

 

L’ORIZZONTE

Collana fondata e direna da

Giovanni Dotoli, Encarnación Medina Arjona, Mario Selvaggio

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“Tommaso Fiore è un grande pensatore contemporaneo dello spazio euro-mediterraneo.

 

Tra i primi, nei Novecento, intuisce il senso della storia, i pericoli, le possibilità per uscirne, i progetti da realizzare per fere allontanare il Sud dalla sua ancestrale arretratezza.

 

Più lo rileggo, e più mi rendo conto che Tommaso Fiore è il meridionalista numero uno della storia, colui che più di tutti ha compreso i problemi della Puglia e del Mezzogiorno, proponendo soluzioni concrete e riforme avanzate, da grande socialista.

 

La critica non ha avuto la bussola giusta, per comprendere il vero Tommaso Fiore. Non è un “irrego­lare”. Non è solo un “intellettuale democratico”. Non è soltanto un “antifascista”, elemento su cui tutta la letteratura critica concorda. Non è unicamente un combattente per le idee socialiste.

 

Tommaso Fiore è molto di più.

 

Non ancora lo si è inteso a pieno. In questo libro, mi prefiggo il compito difficile di dimostrarlo. I “valori civili” di questo faro di libertà non sono quantificabili. La lettura della sua opera me lo conferma giorno dopo pomo. Qualcuno asserisce che è troppo scomodo, per poter essere letto in una dimensione di distacco. Ma non sono giustamente scomodi tutti i grandi della storia? La rivoluzione è degli scomodi e mai degli accomodanti del pensiero unico [...].

 

Tommaso Fiore è l’intellettuale per eccellenza, il punto di riferimento, la stella che orienta la società, colui che difende i giusti diritti degli umili, degli oppressi e delle donne [...].

 

E’ indispensabile leggere Tommaso Fiore senza nessun condizionamento, né politico, né letterario, né critico.

 

Non siamo di fronte soltanto a “un intellettuale di opposizione”. Tommaso Fiore è un maestro, un politico, un viaggiatore acutissimo, un femminista ante litteram, un lettore profondo della realtà e della storia.

 

  Giovanni Dotoli 

Scheda bibliografica
Autore Giovanni Dotoli
Titolo Il pensiero socialista e meridionalista di Tommaso Fiore. Antologia
Editore Aga Editrice - Alberobello
ISBN 9788893553506
Prezzo € 50,00
data pub. 14 marzo 2023
In vendita presso:
Disponibile presso la Libreria Emmaus di Conversano
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