Il Conversanese
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Recensito da Francesco Saverio Iatta - per Scaffale.
  
Raccolta di termini ed espressioni dialettali

È già giunto alla seconda edizione. Ed è il terzo e non meno impegnativo lavoro (il primo la traduzione dell’Eneide; il secondo una raccolta di componimenti poetici) di Giovanni Caprio. È dovuta all’amore e alla cura della consorte -Cecilia Pisanò - se rivede, provvidenzialmente, ancora e non invano da capo la luce in una godibilissima edizione. Come è noto la “Raccolta di termini ed espressioni dialettali”, come recita il sottotitolo di copertina, non è un dizionario del conversanese. Ma una raccolta di vocaboli ed espressioni per l’appunto conversanesi. Per cui nel volume è probabile non rinvenirvi alcuni vocaboli, anche abbastanza comuni. Infatti Il conversanese è il frutto di un lavoro che non è stato, purtroppo, portato a termine a causa della prematura scomparsa dell’autore. Ma che è una ricerca lessicale, filologica e semantica che oramai è divenuta un imprescindibile punto di riferimento per ogni possibile futura e auspicale prosecuzione dello stesso argomento.
Questa seconda edizione de “Il conversanese”, riedito dal Poligrafico Dehoniano, si vale di una maggiore cura rispetto alla precedente. Hanno, infatti, una migliore sistemazione alcuni termini. Offre poi - alla curiosità degli amanti delle cose di casa nostra - un’edizione più corretta della precedente. Sono stati, per questo, eliminati alcuni involontari errori. Ha, in più rispetto alla prima edizione, poi un rimario (ovviamente in vernacolo). Seguito da un’appendice in cui sono stati raccolti alcuni termini che non erano compresi nel lessico. La riedizione si deve anche alla sponsorizzazione del titolare della “Gessyca gelati”, il sig. Angelo Spartano, che qui va pubblicamente, ancora una volta, ringraziato.
Per chi non avesse avuto modo di scorrere la prima edizione rammentiamo che il compendio dei termini conversanesi di Giovanni Caprio contenuto ne Il conversanese è preceduto da una guida alla lettura. Questa si sofferma, brevemente ma in modo esemplare, ad indicare i problemi di fonetiche che deve tener presenti chi affronta la lettura dei lemmi della lingua dei conversanesi. E, quindi, offre indicazioni preziose sulla natura e le stesse caratteristiche, fonetiche e non, più tipiche del conversanese. All’avvertenza segue poi una breve postilla. È dedicata ad esplicare i criteri cui risponde l’ordine alfabetico che l’autore ha tenuti presenti nella compilazione del suo Il conversanese. Poi viene proposto un indice delle abbreviazioni utilizzate, e che ha permesso di contenere il numero delle pagine. A cui poi segue il “dizionario” vero e proprio. 
Qui ogni lemma - e quest’operazione aggiunge valore specifico alla qualità intrinseca e peculiare della “raccolta” - qui ogni vocabolo è postillato con acribia lessicale, filologica, grammaticale e semantica. Caprio, per l’appunto, indica l’etimologia (dal greco, dal latino, dal tardo latino, dal gotico, dal longobardo, dall’arabo, dallo spagnolo, dal tedesco, dal genovese e/o veneziano) di ogni lemma. E la fa seguire da esempi, citazioni e bon mot in vernacolo e in lingua. Ne indica poi - quando è opportuno - le specifiche caratteristiche grammaticali. E correda il tutto di sapide annotazioni, in lingua e in vermacolo, che rivelano uno dei lati forse meno noti dell’A.: la lepidezza (l’arguzia di spirito) congiunta ad una umanità e ad una comprensione del mondo e delle cose del mondo che in vita, purtroppo, non gli sono state affatto riconosciute. Il che va tutto a scorno di noi tutti, che gli siamo sopravvissuti. 
A Giovanni Caprio - maestro di vita, uomo di scuola, preside, studioso, traduttore, conoscitore impareggiabile di latino e greco e storia non solo cittadina e forse, anzi tutto, a Giovanni Caprio orgoglioso d’essere conversanese - a Giovanni Caprio non sono state riconosciute - e con la dovizia di attestazioni che meritava - qualità che, invece, erano il bagaglio di sentimenti e speranze di un cattolico che non si limitava ad andare in chiesa nei giorni comandati. Ma che praticava un cristianesimo laico (ci si perdoni l’ossimoro) che avrebbe meritato ben diversa considerazione (sgraziata consuetudine, questa che ci è rimasta: il lodare i morti!). 
Al “dizionario” segue un rimario del vernacolo conversanese. Nella parte prima vi sono registrati sostantivi singolari e plurali, aggettivi maschili e femminili, nomi e aggettivi alterati, pronomi, preposizioni, esclamazioni e locuzioni. Nella parte seconda, invece, forme verbali. Poi è inserita un’appendice nella quale sono riportati i termini che, presenti nel rimario, non sono stati registrati nel “dizionario”. E, infine, è ricordata un’essenziale bibliografia che lo studioso deve aver tenuto presente quando ha redatto i commenti e le annotazioni che ha fatto seguire - con puntuale, straordinaria lucidità e ironia - ad ogni “voce dilettale” rubricata.
Si tenga presente, inoltre, che chi ha redatto questa segnalazione non è un linguista. E quindi i meriti scientifici del lavoro incompiuto di Caprio linguista, semiologo, grammatico, erudito ed enciclopedista non sono che sfiorati. E purtroppo con delle banali osservazioni giornalistiuche. Infatti Il conversanese di Caprio merita ben altre, e più articolate e scientifiche, annotazioni di commento ed esegesi che mettano in risalto tutto quanto non solo il patrimonio linguistico che è rubricato, quanto la filosofia operativa che ne è sottesa, e poi l’acribia con cui sono presentati i vari lemmi. E così via di seguito.
Chi ha redatto queste note si augura che la sua segnalazione valga quanto meno a provocare, almeno, una più seria analisi di un lavoro che merita ben altra esegesi critico-esplicativa. 
E pensare che si sono dedicate giornate di studi e ponderosi quanto inutili volumi a figure, indubbiamente, minori della nostra vita cittadina (quanta malinconia prenderne atto ancora una volta!).
Ci sia permessa un’ultima, e non marginale annotazione. Giovanni Caprio -sia pure inconsciamente - si è costruito con Il conversanese il piccolo monumento che desiderava, Infatti sin tanto che Il conversanese [tra qualche hanno si dovrà pur dire “Il Caprio” come si fa per il Battaglia o il Calepino] sarà compulsato, consultato, offrirà piacere intellettuale e gioia di apprendere - per riappropriarsi della propria lingua materna - Giovanni Caprio sarò vivo tra noi. E più di quanto non sia stato da vivo tra noi quando infatti si costruiva a propria immagine e somiglianza- in un silenzio inframmezzato da qualche sorriso di compiacimento - il proprio monumento.

Presentazione di Cecilia Pisanò


Esauritasi in breve tempo la prima edizione, sollecitata da numerose richieste, ho ritenuto opportuno ripubblicare Il Conversanese'', mossa anche dal desiderio che esso giunga a quanti più "paesani" possibile; il dialetto, infatti, non deve essere considerato una lingua desueta, ma ritenuto uno dei modi di esprimere la peculiare identità locale.
La presente pubblicazione risulta più curata della prima, perché si è provveduto, dove occorresse, ad una migliore sistemazione dei termini ed alla correzione degli involontari errori grafici.
E' corredata, inoltre, da un rimario, ovviamente in vernacolo, seguito, a sua volta, da un'appendice in cui sono stati raccolti alcuni termini che non figurano nel lessico.
A differenza dei vocaboli del testo principale, di essi è riportata la sola traduzione in italiano; potrebbe essere un invito ad una ricerca più accurata e ad uno. studio più completo.

 

 

Scheda bibliografica
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Autore Giovanni Caprio
Titolo Il Conversanese (seconda edizione)
Editore Dehoniano S.p.A. - Andria
Prezzo s.p.i.
data pub. aprile 2002 - pp. 365
In vendita presso:
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