Ho letto il nuovo romanzo di Angelo Buonsante tutto d'un fiato, in un paio d'ore circa. Già dalle sue prime pagine sono stato come imprigionato dall'avvincente racconto e non sono più riuscito a distaccarmene, se non alla fine. Forse perché ho avvertito che quanto vi era scritto c'entrava con la mia vita. probabilmente con ogni vita (legna di essere chiamata tale.
A tal proposito avverto subito il lettore che sarebbe sulla strada sbagliata se pensasse che il racconto sia stato scritto per soli adolescenti, anche se l'autore soprattutto a loro, credo, si sia voluto rivolgere. Il romanzo, infatti, si presenta breve, scritto in modo semplice, diretto, con qualche disegno che illustra le scene salienti, nodali, ma nel contempo si dimostra, lungo il suo svolgersi, denso di punti di riflessione, e questa volta soprattutto per gli adulti.
E' la storia di una semplice e sana famiglia del Meridione d'Italia; che ha combattuto la sua guerra alla Guerra durante gli oscuri anni del secondo conflitto mondiale. Il protagonista. Nino. un adolescente pugliese a dir poco coraggioso, affronta e vince con le sole armi dell'amore la Grande Bestia apocalittica: il Male incarnato nelle vicende della storia dell'uomo. il giovincello del Sud, educato dalla famiglia ai sacri principi religiosi e inserito in un contesto sociale ancora poggiante sui fondamenti della solidarietà umana, diviene l'eroe della pace: capace di scommettere e di decidere per l'amore nonostante quanto lo circondasse cadeva sotto il regno e il segno della corruzione e del arale. Sarà sempre lui, il nostro protagonista, a consegnare in eredità alla sua nipotina, diversi decenni dopo i fatti che egli stesso racconta, tutti i suoi «averi», che a sua volta aveva ricevuto negli anni dell'infanzia dai suoi genitori e dai suoi nonni: l'affermazione della libertà, l'amore per la famiglia, l'amicizia, il rispetto per gli altri, l'impegno per lo studio, il lavoro per il bene comune.
Temi che farebbero pensare al solito romanzo moralistico, ma che l'autore sa proporre con soluzioni, nel testo elegantemente tratteggiate, che prendono origine (la una sapienza pregna di una visione realistica della vita. L'esatto contrario di quanto si vive oggi nella nostra società postmoderna e globalizzata, che a gran voce grida dall'abisso della disperazione, in cui soprattutto l'Occidente sembra essere caduto, il ritorno ai valori, la ricerca dell'identità, il senso della vita, la nostalgia delle tradizioni, la voglia di verità: egoismo, sopraffazione, cattiveria, calcolo e cinismo sembrano infatti oggi prevalere e affermarsi sempre più.
L'avvincente racconto di Nino si intreccia, a tratti, con preziose tessere di storia del popolo ebraico, che come è noto è stato barbaramente e ostinatamente perseguitato dalla ferocia nazista. Anche in Puglia, durante quel truce periodo, gli ebrei furono rastrellati e deportati nei campi di concentramento del Nord Europa. Dramma universale che ha visto anche la nostra regione apporre la sua tessera nel più grande mosaico dell'orrore della Shoah. Ma sarà sempre dalla Puglia, subito dopo la liberazione (lei sopravvissuti all'Olocausto, che i giudei scampati al genocidio potranno raggiungere, dopo 2000 anni di dispersione, la loro tanto amata e agognata Terra: Israele.
Un romanzo, in conclusione, piacevolissimo nella lettura, ricco di suggestioni, in diverse pagine anche emozionante fino a fare venire la pelle d'oca; capace infine di dare una riposta al perché dell'esistenza, che indipendentemente dalle varie visioni religiose o dalle molte ricette filosofiche è un gesto: l'amore. Una parola piccola piccola, molto abusata sia negli scritti che nei discorsi, ma che nel romanzo di Buonsante diviene «carne». «fatto», «testimonianza», ossia saper donare la propria vita e offrire il proprio sangue, non solo per gli amici ma, soprattutto, per i propri nemici.