Antonella Caprio

Note biografiche dell'autrice
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Antonella Caprio

Antonella Caprio
nata a Conversano (Bari)
e ivi residente 
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Profilo professionale:

 

  • Svolge la propria attività in qualità di archivista libero professionista con la Soprintendenza archivistica e bibliografica per la Puglia e la Basilicata, per archivi di Istituti privati, pubblici e archivi di persona;
  • Responsabile in stage di insegnamento per la preparazione pratico-professionale in tale settore di studenti frequentanti corsi di Archivistica, Paleografia e Diplomatica e per specializzandi.
Pubblicazioni a stampa:

 

  • Inventario dell'archivio Fantasia, A.G.A. editrice, Alberobello (Ba), 2019
  • Archivio del Capitolo Cattedrale di Conversano-Inventario, edito da Scrinia-rivista di archivistica, paleografia, diplomatica e scienze storiche, Thesaurus Edizioni, Napoli 2012
  • Fonti per la Storia di Conversano - volume secondo - L’Archivio della Curia Vescovile - Inventario dei Fondi Conversano, Monasteri e Conventi, Congedo Editore, Galatina (Le), 2007
Pubblicazioni su siti web:

 

  • www.centroricerchedistoriaedarte.it (fondo Hrand Nazariantz)
  • www.archiviodiocesano.info (fondi Alberobello, Castellana Grotte, Conversano, Noci, Turi, Rutigliano, Putignano, Santa Maria la Greca e Ottavario Santa Maria del Fonte)
Saggi:

 

  • “Documentazione d'Archivio e attestazioni di fede in San Benedetto” (pagg.147-150) in Il tesoro di San Benedetto in Conversano. Storia, arte, devozione, e vita quotidiana nel Monstrum Apuliae a cura di Vito L'Abbate, Claudio Grenzi editore, Foggia, 2017;
  • “L’organo maggiore della collegiata” (pagg. 87-93); “Il coro ligneo e la sedia arcipretile” (pagg. 102-104); “La castellana” (pagg. 105-108) in La committenza artistica della Maggiore Insigne Reale Collegiata chiesa del Capitolo della Terra di Rutigliano fra XVIII e XIX secolo”, Capone Editore, 1989
Premi:


“Premio speciale” della Giuria,
nell’ambito del concorso Premio di Studio “Conversano – Maria Marangelli” XXI edizione (2008) per la sezione “Opere miscellanee” con il volume Fonti per la Storia di Conversano - volume secondo - L’Archivio della Curia Vescovile - Inventario dei Fondi Conversano, Monasteri e Conventi a cura di Cristiana Guarnieri e Antonella Caprio, Congedo Editore, Galatina (Le), 2007

 

Note biografiche dettate dall'autrice
Inventario dell’archivio FANTASIA
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Recensito da Francesco Saverio Iatta per Scaffale 

  
Inventario dell’archivio FANTASIA  

L’Inventario dell’archivio Fantasia


       È un volume di indiscutibile utilità questo ‘Inventario dell’archivio Fantasia’ (AGA Editrice, Alberobello 2019 ;   con illustrazioni in bianco e nero sia nel corpo del testo che in un’apposita Appendice; 38 le pagine di Introduzioni e Testimonianze; quindi 516 quelle di testo, delle quali ben 25 dedicate agli ‘Indici dei nomi e dei luoghi’). Infatti la prima e più confortate constatazione che si registra, appena lo si squadernaè che -sulla scorta dei ‘materiali’ che vi sono censiti  - si ha,  quasi a portata di mano, gran parte dei tasselli che possono essere utilizzati come iniziali, ma ineludibili, fonti per ricostruire l’intera, sfaccettata ed invidiabile  vita di Matteo Fantasia. Invidiabile esistenza che è riservata al figliolo di un modesto cappellaio che  termina la propria vita come Presidente della sua Provincia.  E questo gli permette di contribuire, in prima persona, alla rinascita del nostro Paese, dopo l’infausta Seconda guerra mondiale.

      Se, quindi, si segue il percorso che suggerisce l’Inventariosi hanno a disposizione le principali tracce che Matteo Fantasia ha lasciato come uomo, come animale politico di razza e quindi poi anche come intellettuale cattolico impegnato nella vita sociale della sua Regione. L’Inventario, infatti, pone subito sotto gli occhi di chi lo compulsa gran parte delle singolari tracce alle quali abbiamo appena fatto cenno. E, quindi, permettono di cogliere alcuni tra i più distintivi momenti che hanno contraddistinto lo stesso modo di operare di Matteo Fantasia.  

      Proprio sulla soglia dell’Inventario ci vien offerto -supplemento invidiabile per ogni ricercatore - un anticipo di quanto poi si rinverrà, proprio in ben maggior copia, scorrendo i documenti di cui ci vien offerto un accurato, scientifico inventario. Infatti, nella sua parte iniziale ci offre un primo assaggio di quanto vien poi catalogato.  L’Inventario è infatti, opportunamente, preceduto da un florilegio (non certo completo, ma indubbiamente suggestivo!) delle possibili testimonianze che si possono raccogliere intorno all’operato umano, civile e politico di Matteo Fantasia. E già solo queste prime testimonianze ci permettono di aver un tracciato dell’inesausta operosità che ha contraddistinto la dinamica laboriosa e quindi poi anche fruttuosa esistenza di Matteo Fantasia. Che è stato, come si sa, diligente studente. Quindi professore e Preside di istituti medi superiori. Poi ufficiale nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Poi ancora umiliato prigioniero dei tedeschi nei loro infami lager. Quindi organizzatore della vita politica conversanese. Poi ancora apprezzato politico di respiro provinciale e regionale. Ma poi anche promotore ed animatore di cultura: sia in campo provinciale che regionale.  

        Poiché Matteo Fantasia non ha mai abbandonato la sua città natale, anche - se non soprattutto - poi pure i conversanesi son presenti, in numero davvero consistente, non certo solo idealmente: nel suo archivio. Il solo scorrere l’indice dei nomi e dei luoghi posto in calce all’Inventario, permette, infatti, di far scoperte sorprendenti. Come, per altro, ci paiono sorprendenti (per i ricordi che fanno spontaneamente venire a galla) anche le foto che ritraggono il professore in alcuni dei momenti nei quali è stato non solo protagonista della vita politica cittadina, quanto anche di quella  provinciale e regionale.

      Per quanto abbiamo appena segnalato l’Inventario dell’archivio Fantasia si raccomanda non solo come un inventario da consultare quant’anche come un volume da leggere. Da leggere proprio per riandare al recente nostro passato. Che è poi il passato di un’intera comunità. Comunità che vi si sorprende attiva, compartecipe di un progresso, civile sociale e politico che - indicato da Matteo Fantasia - vien poi realizzato, in gran parte, per merito dei  componenti della comunità conversanese. Non auspichiamo, ovviamente con questo, un riandare al passato per idoleggiarlo sterilmente, quanto per coglierne ciò che vi si può rinvenire di vitale e fertile per il futuro della nostra comunità. Che non può certo dormire sugli allori.  

        L’Inventario sul quale ci siamo appena soffermati è stato redatto da Antonella Caprio, che si è valsa del coordinamento scientifico di Antonella De Lucia. La Premessa (‘Società cultura e storia nella carte di Matteo Fantasia’) è ancora di Antonella De Lucia. Le testimonianze sono di Vito Antonio Leuzzi, Giuseppe Poli, Angelantonio Spagnoletti, Francesco Schitulli, Michele d’Elia. E, quindi, di Maria Carmela Totaro-Netti, Angelo Fanelli e Pasquale Locaputo. La realizzazione di quanto sta a monte e quindi poi anche a valle della realizzazione dell’Inventario, come era per altro prevedibile, è di Marisa Fantasia.

       Insomma l’Inventario sul quale ci siamo intrattenuti è un libro da leggere. In quanto, sia pure allo stadio di spunti appena sbozzati, si rinvengono avventure umane, civili e politiche nelle quali sono stati coinvolti, come protagonisti,   comuni cittadini e politici che di gran parte del segmento terminale del  ‘900.  Hanno quindi partecipato a fare la storia dei loro comuni, non certo come passivi sudditi. Dato che ci rimanda a un’intera epoca nella quale noi comuni cittadini, pur nel nostro piccolo, abbiamo svolto la nostra parte per determinare quei processi che hanno poi prodotto il contesto storico-sociale che ha permesso di far fiorire uno tra i periodi storici più singolari del nostro Paese.   

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Premessa

  
Inventario dell’archivio FANTASIA  

L'archivio Matteo Fantasia

 

Nel 1998 i figli ed eredi di Matteo Fantasia, mediante un “protocollo dichiarativo intenti", donano al Comitato di Bari dell’istituto per la storia del Risorgimento italiano, le carte dell’archivio prodotte dal padre. Al fine di conservare l’archivio nel paese natio, il predetto protocollo stabiliva anche un accordo con il comune di Conversano che si impegnava a gestire e custodire l’archivio in locali di sua proprietà nell’ambito di un “Centro studi" a Lui intitolato.

 

In qualità di archivista libero professionista e, data la frequentazione con la prof.ssa Marisa Fantasia presso l’Associazione “Luigi Sturzo” di Conversano della quale ne e presidente, ho avuto modo di prospettarle la possibilità di tutelare e rendere fruibile il patrimonio documentario prodotto dal prof. Fantasia.

 

Così, nel 2010, la famiglia concorda con la Soprintendenza archivistica per la Puglia una prima ricognizione dei contenuti. Nel 2011 viene eseguito il lavoro di schedatura sommaria, propedeutico ad ottenere il “riconoscimento di notevole interesse storico dell'archivio”; il 4 luglio 2012 viene emesso il relativo decreto di riconoscimento. Nel medesimo anno, grazie ad un finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali e a seguire da parte del comune di Conversano tramite il “Centro studi Matteo Fantasia", si procedeva a con la precatalogazione ed informatizzazione dei dati.

 

Il patrimonio documentario rinvenuto in luogo diverso da quello originario di formazione, era costituito da circa sessanta buste e da altre carte sciolte allocate in varie scatole ed in stato di disordine fisico. Dopo la lettura dei singoli documenti, alla luce dei commenti. si è eseguito un lavoro di notevole complessità consistente nell’assemblaggio sia dei documenti e fascicoli ritrovati intatti nella loro struttura unitaria, sia di quelli da riportare alla loro composizione originaria; l’archivio, infine, è stato ordinato seguendo un criterio di logica per renderlo funzionale alla consultazione. Al termine di questa operazione sono emersi i filoni principali delle attività poste in essere da Matteo Fantasia, cioé la politica e la cultura entrambe gestite e vissute a tutto tondo nei molteplici aspetti e situazioni e che, anzi, egli accomunava persino tra loro. Poiché nella fase operativa tutte le unità archivistiche sono state schedate in forma analitica, necessaria ai fini della comprensione ed organizzazione dell’archivio, si è ritenuto opportuno utilizzare tale schedatura per la stesura provvisoria dell’inventario.

 

Il lavoro è stato condotto nel rispetto dei criteri scientifici dettati dalla disciplina archivistica sotto la direzione scientifica della dott.ssa Antonella De Lucia, funzionario della Soprintendenza archivistica per la Puglia. I sostegni economici dell’emittente televisiva "Telenorba” negli anni 2015 e 2018 hanno consentito di procedere con il lavoro di schedatura definitiva nonché di produrre l’inventario che qui si pubblica.

Oggi, l’archivio, fruibile e consultabile entro i limiti temporali stabiliti dalle nor­mative di legge concernenti la riservatezza dei dati personali, è costituito da settanta buste. L’inventario è strutturato in otto sezioni che contengono serie e sottoserie corredate da una introduzione utile a contestualizzare i riferimenti temporali e di luogo. I contenuti delle unità archivistiche sono riportati analiticamente fatta eccezione per le serie “Carteggio personale con amici” e “Segnalazioni” per le quali i dati sono stati fomiti con schedatura sommaria per salvaguardarne la riservatezza dei contenuti. L’inventario è corredato dagli indici dei nomi di persona e dei luoghi notevoli nonché da quello degli acronimi. Per quanto riguarda i caratteri estrinseci dei documenti è stata riportata l’indicazione del manoscritto e dell’eventuale copia dattiloscritta. L’inventario, prodotto quale strumento per la ricerca, ha preso corpo seguendo la cronologia del percorso di vita di Fantasia. La documentazione più antica attiene alla sfera personale; successivamente Fantasia affianca all’attività professionale e socio-culturale il percorso della politica locale per poi impegnarsi negli anni '60 presso l’Amministrazione provinciale di Bari e, negli anni '70, alla Regione Puglia. Per tutto il decennio degli anni '80 riveste incarichi presso l’Amministrazione comunale per dedicarsi poi esclusivamente all’attività culturale sino alla fine dei suoi giorni.

Dal presente inventario emergere la figura di Matteo Fantasia non solo come uomo di cultura e politico, ma anche professionista e uomo attento e vicino alla famiglia; uomo coinvolto nella realtà sociale e sensibile alle esigenze del cittadino. È certo che molto altro costituiva l’archivio ma, come accade nei corsi e ricorsi storici, parte dei docu­menti si è dispersa per vicende di gestione, parte per un’alienazione posta in essere dallo stesso Fantasia. Si precisa, infine, che esiste una considerevole quantità di fotografie, alcune delle quali utilizzate già nel presente volume, augurando che presto possano essere oggetto di un ulteriore lavoro di ordinamento ed inventariazione.

L'auspicio è che questa documentazione, corredata da uno strumento di ricerca per il reperimento delle fonti, possa fornire un valido spunto per tutti coloro che vorranno approfondire lo studio e la conoscenza della storia locale relativa a quei decenni della seconda metà del sec. XX, periodo rilevante sotto il profilo dello sviluppo socio-culturale del nostro Mezzogiorno, che già allargava i suoi orizzonti verso l’Europa.

 

Antonella Caprio

Scheda bibliografica
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Autore Antonella Caprio
Titolo Inventario dell’archivio FANTASIA
Editore A.G.A. - Alberobello
Prezzo s.p.i.
ISBN 978-88-9355-116-8
data pub. giugno 2019
In vendita presso: Centro Studi "M. Fantasia"
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In Scrinia
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Introduzione
  
Scrinia

Rivista di archivistica, paleografia, diplomatica e scienze storiche
Anno VIII - N. 1-3
(Marzo-Novembre 2011)


La letteratura locale non ci fornisce notizie sulla storia istituzionale del Capitolo della Cattedrale di Conversano. Sono proprio le fonti documentarie a noi pervenute, quindi, a far emergere la realtà di tale istituzione nelle diverse sfaccettature degli aspetti gestionali, organizzativi ed ecclesiastici, e a fornirci spunti di riflessione su un contesto appartenuto ad altri tempi.

L’attuale e definitiva collocazione dell’Archivio Capitolare è presso il Seminario Vescovile di Conversano, sede anche dell’Archivio Diocesano, del fondo pergamenaceo, di quello notarile, nonché della Biblioteca: un unicum a disposizione degli studiosi che vogliono cimentarsi in ricerche, studi e nuove scoperte sempre utili e stimolanti per gli amanti della storia locale, o anche semplicemente per gli appassionati dell’antico.

È destino comune (e quasi obbligatorio) degli Archivi che, nel corso delle vicende storiche, si verifichino danni di vario genere, con conseguente perdita di materiale documentario. Anche l’Archivio del Capitolo della Cattedrale di Conversano ha subito tale sorte. Il primo episodio risale al 1503, quando Conversano fu attaccata dagli spagnoli guidati da Consalvo di Cordova, i quali si impossessarono di pergamene e documenti utilizzandoli come miccia per i cannoni.

Una seconda, infausta sorte è legata all’altrettanto triste e ricorrente destino delle carte di cadere nel vortice delle fiamme, evento che non lascia scampo quando - per motivi più o meno accidentali - si verifica nella vita di tanti archivi.

Un primo incendio - di modesta portata - ebbe luogo il 16 luglio del 1903; ma nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 1911 un secondo incendio, di dimensioni catastrofiche, si propagò dall’organo della Cattedrale distruggendo tolmente l’interno della stessa e - per fortuna solo in parte - la documentazione dell’Archivio.

L’intervento operato sulle carte dell’ACC costituisce l’ultimo passo di un progetto che ha avuto il suo inizio nei primi anni ’90, allorquando si è ravvisata la necessità di riordinare l’intero Archivio Diocesano. In virtù di tale progetto, promosso dalla Soprintendenza archivistica per la Puglia, sono stati riordinati e inventariati tutti i fondi archivistici diocesani, grazie a contributi stanziati dal Ministero per i beni e le attività culturali, nonché dalla stessa Diocesi. Una tavola sinottica è presente nella pubblicazione Fonti per la Storia di Conversano. Volume secondo. L'Archivio della Curia vescovile. Inventario dei Fondi Conversano, Monasteri e Conventi, a cura di Cristiana Guarnieri e di Antonella Caprio (Galatina, Congedo, 2008).

Nel 2005 la Soprintendenza archivistica per la Puglia intraprese il riordino deirACC grazie a un finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali la sottoscritta ha quindi operato l’ordinamento, prodotto la schedatura analitica per ogni singola unità archivistica e inventariato il fondo documentario con la direzione scientifica della dottoressa Carla Palma, utilizzando il software “CeiAr”.

Il fondo, costituito da una ricca documentazione la cui datazione risale ai primi anni del ’500, si presentava di consistenza alquanto corposa. Non esisteva alcun mezzo di corredo, prodotto precedentemente, che potesse fare da guida al suddetto lavoro. Pertanto, si è proceduto nel modo seguente. Sono state anzitutto individuate cinque sezioni: “Governo capitolare e patrimonio”, “Amministrazione e contabilità”, “Miscellanea”, “Libri canonici della Cattedrale”, “Altri fondi”; segue, infine, una “Appendice relativa ai libri liturgici”.

Procedendo a una rapida presentazione delle serie più consistenti o significative dell’ACC, mi sembra opportuno segnalare in riferimento alla prima sezione, per particolare rilevanza e corposità, la serie degli Atti civili, che vanno dal 1568 al 1928. Si tratta, per lo più, di carte attinenti alla materia amministrativa e disciplinare prodotta dall’esplicarsi delle attività del vescovo di Conversano finalizzate a risolvere controversie relative al possesso di beni immobili, oppure a ottenere il pagamento di fitti o censi annui non versati.

La serie degli Strumenti notarili, riguardanti la vendita di beni immobili urbani ed extra urbani, ci mostra una panoramica dell’ubicazione dei beni posseduti dal Capitolo, tramite le indicazioni topografiche riportate.

Notevole è poi la serie delle Conclusioni capitolari; essa comprende, infatti, il periodo che va dagli ultimi anni del ’500 fino al 1929. Si tratta di corposi volumi (contenenti anche una trentina di annate ciascuno) in cui sono riportati i verbali delle riunioni del Capitolo, convocate periodicamente per discutere i temi che man mano si presentavano e venivano proposti all’ordine del giorno. Un argomento che fece molto discutere i nostri capitolari fu certamente quello dei lavori di ristrutturazione della Cattedrale, avendo quest’ultima - negli anni - subito parecchie modifiche strutturali e di stile dovute alla moda protratta nel tempo di erigere cappelle e altari per la fondazione di patronati con il diritto di sepoltura. Ma il problema della ristrutturazione si presentò in tutta la sua drammaticità soprattutto a causa degli incendi prima ricordati, dopo i quali fu necessario ridare vita all'edificio quasi distrutto.
Negli atti relativi ai Testamenti, oltre alle disposizioni dettate dal testatore circa il lascito dei propri beni, è sempre espressa la volontà di disporre la sepoltura nella chiesa Cattedrale; spesso vengono anche specificati la cappella e il peso delle messe da celebrare.

Tutti relativi al sec. XVII - ad esclusione del primo documento della serie, che è del 1562 - e quasi tutti restaurati sono gli atti dei Capitoli matrimoniali, dai quali è possibile riscontrare la consistenza della dote che le famiglie erano in grado di offrire in base alle proprie possibilità, in riferimento tanto ai beni mobili che a quelli immobili, spesso gravati da censi annui dovuti al Capitolo.

La seconda sezione è dedicata alla “Amministrazione e contabilità”. La panoramica si presenta piuttosto ampia e consistente. Attraverso una varietà di aspetti si ricava quella che era la ricchezza economica della Chiesa locale: i beni immobili concessi in fitto, le vendite, gli acquisti, le rendite provenienti dai beni patrimoniali degli ecclesiastici - quali i canonicati resisi vacanti per la morte del titolare o le prebende appartenenti a canonici e poi annesse alla Chiesa di Conversano - le parrocchie, i debitori, i censi annui.

Riccamente documentata è la serie delle Procure, di cui si è appena concluso il restauro; i primi atti vanno dal 1546 al 1571, riprendono dal 1625 e proseguono in maniera sequenziale fino al 1897. Si tratta di carte di natura specificatamente economica, riguardanti, cioè, l’amministrazione e la redazione del bilancio annuale relativo ai beni immobili urbani, fondiario, censuale, beneficiale e avventizio-culturale. Il Procuratore era eletto dal Capitolo composto da 24 canonici, comprese le quattro dignità maggiori (arcidiacono, arciprete e due primiceri); dopo lo scrutinio, la nomina veniva verbalizzata nel libro delle Conclusioni capitolari.

È costituita, invece, da ben 827 unità la serie archivistica dei Contratti di locazione dei beni immobili urbani ed extra urbani che il Capitolo possedeva. Il primo documento è del 1823; in modo cronologicamente quasi continuo gli atti ci sono pervenuti - con molti fascicoli per ogni annata - fino al 1857, per riprendere poi da fine ’800 sino al 1915. Questa serie può fornire allo studioso che volesse effettuare una ricerca sulla toponomastica indicazioni di vecchie vie e contrade. Le medesime informazioni si possono ricavare dai Libri di scorsa, tutti dell'Ottocento.

I Libri di puntatura chiudono la presente sezione. Si tratta di volumi nei quali i “puntatori”, il cui nome è stato riportato in ciascuna scheda del presente inventario, segnavano le assenze del clero dal servizio corale. A tale compito dovevano prestarsi, organizzati in turni settimanali, tutti i capitolari, dalle dignità ai partecipanti semplici che percepivano, in base alla presenza, un compenso.

La terza sezione inerente la “Miscellanea”, è costituita dalla serie Bolle e privilegi, contenente un paio di bolle di papa Pio V del 1566-1567 e altre del XIX secolo, relative a concessioni o divieti riservati agli ecclesiastici.

Di carattere prettamente economico è la serie delle Fedi, si riscontrano, per lo più, ricevute di pagamenti di varia natura.
La serie della Corrispondenza con autorità civili ed ecclesiastiche è composta da ben 491 unità che vanno dal XVI al XX secolo.
La sottoserie, comprendente i documenti relativi ai Lavori strutturali della Cattedrale, merita particolare attenzione per le vicissitudini cui si è precedentemente accennato. Già dalla fine dell'Ottocento era chiara la necessità di procedere ad alcuni lavori di risanamento dell'edificio: questa situazione è documentata dai ripetuti sopralluoghi effettuati dall’ingegnere Luigi Sylos, ispettore del Regio Ispettorato degli scavi e dei monumenti di antichità di tutta la zona. Numerose risultano le richieste di contributi economici, rivolte, oltre che agli enti locali, anche al Ministero competente. Ma, come già si è detto, furono i due incendi a impegnare non poco i nostri canonici nell'affrontare questa problematica, resasi veramente gravosa dopo l’incendio del 1911. Agli anni Venti del ’900 appartiene una consistente documentazione che attesta sia una fitta corrispondenza del vescovo di Conversano con l’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti di Napoli sia, ancora, i numerosi sopralluoghi di Luigi Sylos. Parecchi sono anche i preventivi e le ricevute di pagamento dai quali, oltre alla tipologia degli interventi effettuati e ai materiali utilizzati, si evincono i nomi dei diversi “mastri” e delle ditte contattate per la ricostruzione.

Un cenno a parte merita la serie delle Moderazioni di messe. Così come si legge nel primo documento datato 1594, e come già stabilito dal Concilio di Trento, il Capitolo faceva richiesta di accorpare i canonicati resisi vacanti o di ridurre il numero delle messe da celebrare derivanti dalla fondazione di legati pii o di benefici.

Pochissime carte riguardanti le cappelle di Sant’Antonio Abate e di Santa Lucia chiudono la suddetta sezione.

Una breve sezione, la quarta, è costituita dai “Libri canonici della Cattedrale”, e precisamente dai libri dei battezzati, dai libri dei matrimoni e dai registri.

La sezione quinta comprende “Altri fondi” tra cui quello della Congrega del Sacramento, del quale ci è pervenuto solamente un carteggio di fine ’800 e carte coeve relative alla gestione amministrativa della Congrega. Molto più consistente e variegato è il fondo denominato Ottavario di Santa Maria del Fonte. Si trattava di un’opera pia di natura laicale; secondo il primo documento del 1712, appartenente alla serie degli Atti per la fondazione, fu un lascito del sacerdote don Bernardo di Tarsia di Conversano a “pro della Vergine SS. della Fonte” a sancire l’istituzione dell’Opera, mediante atto pubblico del 12 luglio 1712. Il fondo è composto da serie concernenti gli aspetti amministrativo-contabili, la gestione dei beni immobili, la corrispondenza, gli atti civili e quelli notarili.

Un’appendice dedicata ai Libri liturgici chiude l’inventario dell’Archivio, con cinque volumi di antifonari databili dal XVII al XIX secolo.

Antonella Caprio

Scheda bibliografica
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Autore Antonella Caprio
Titolo In Scrinia - Archivio del Capitolo Cattedrale di Conversano-Inventario
Editore Thesaurus Edizioni, Napoli
Prezzo s.p.i.
data pub. novembre 2012- pp. 363
In vendita presso:
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Fonti per la Storia di Conversano - vol. II
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Introduzione
  
Fonti per la Storia di Conversano - vol. II

L’ARCHIVIO DELLA CURIA VESCOVILE
Inventario dei Fondi Conversano, Monasteri e Conventi

 


La formazione degli archivi ecclesiastici delle autorità e comunità regionali si svolge parallelamente allo sviluppo degli archivi pontifici e degli archivi pubblici.
1 primi tra gli archivi ecclesiastici a formarsi furono gli archivi vescovili e quelli capitolari. Nei canoni dei Concili più antichi (per esempio quello di Calcedonia dell'anno 451 e quello Niceno II dell'anno 787) si trovano prescrizioni riguardanti la corretta amministrazione dei beni della Chiesa e dei monasteri. Tuttavia, man mano che l'autorità del vescovo si definì sempre più, si cominciò a prescrivere la redazione di documenti che ne attestassero le azioni di carattere amministrativo e giudiziario, soprattutto quelle a difesa dei diritti delle chiese, dei chierici, dei monaci, e delle categorie che proprio nel vescovo avevano il loro difensore naturale. In altri Concili posteriori si trovano disposizioni sulla produzione e la tenuta degli atti da parte dei vescovi: sia sufficiente ricordare a tal proposito il Concilio Lateranense I dell'anno 1123 ed il Lateranense IV dell'anno 1215.
Intorno alla metà del XV secolo gli archivi vescovili costituivano una realtà oramai consolidata, anche se di essi si continuò a parlare in maniera indiretta ed oscura nella relativa documentazione.
In una introduzione generale, come questa vuole essere sulla storia degli archivi vescovili, non va taciuta la pratica, molto diffusa nella fase più antica, di conservare spesso le carte di governo del vescovo presso gli archivi capitolari. Fenomeno che si può spiegare con la contiguità fisica tra vescovo e canonici: è risaputo che il "capitolo" trasse origine dal presbyterium, cioè dall'insieme del clero locale che costituiva il senato del vescovo e che aveva la funzione di aiutarlo nella gestione del culto e dell'amministrazione diocesana, praticando in molte regioni la convivenza in comune nella stessa casa.
Parallela alla conservazione si svolge anche la legislazione ecclesiastica, mirante soprattutto a salvaguardare l'originaria costituzione di questi archivi e ad instaurare una inventariazione classificata.
La normativa prevede l’inventariazione di tutti i possessi delle chiese per mantenere integra la proprietà e pene per coloro che sottraggono o disperdono il materiale documentario dei depositi ecclesiastici.
L’attuale classificazione degli archivi in diocesani, capitolari, parrocchiali ecc., si riallaccia all'evoluzione di tutta la legislazione in materia, susseguente alle disposizioni emanate dal concilio provinciale di Benevento nel secolo XIV. che rimane viva nel secolo XV, fino ai decreti emanati dal Concilio di Trento nel 1563.
Fu, infatti, il Concilio di Trento (1545-1563) a rinnovare il funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche, e quindi anche delle diocesi. Tra le decisioni più importanti vanno ricordate la destinazione pastorale delle diocesi, la qualificazione degli uffici del vescovo (residenza, sinodo diocesano, visita pastorale, controllo delle ordinazioni sacre), la cura pastorale e l’obbligo della residenza. Il vescovo doveva risiedere nella diocesi per stare insieme ai fedeli e per conoscerli attraverso la visita almeno biennale alle parrocchie. Le direttive del governo pastorale dovevano essere promulgate dal vescovo nel Sinodo diocesano annuale. Al fine di preparare i giovani agli ordini sacri e al ministero pastorale, il Concilio istituì il seminario in ogni diocesi.
Circa i doveri specifici del vescovo, le disposizioni tridentine stabilirono che egli aveva la potestà di controllare l’operato dei notai e di esonerarli dalla loro funzione, doveva visitare tutte le istituzioni ecclesiastiche esistenti nel territorio della diocesi (visita pastorale), e aveva l’obbligo di controllare i monasteri femminili. Si discusse anche della opportunità di istituire un archivio di concentrazione, una specie di archivio diocesano, ma non se ne fece nulla.
Questo Concilio, con l’attribuzione di compiti specifici al vescovo e alla sua curia, istituì l'ossatura portante del governo delle diocesi. E tutto ciò ebbe una inevitabile ripercussione sulla produzione e conservazione dei documenti.
Per la definizione e la gestione dei complessi archivistici ecclesiastici bisogna, tuttavia, attendere la costituzione apostolica Maxima vigilantia di papa Benedetto XIII, emanata il 14 giugno 1727, che ha rappresentato la normativa rimasta in vigore fino al Codex Iuris Canonici pio-benedettino del 1917.
La Maxima vigilantia ordina l’istituzione di archivi presso le diocesi, i capitoli delle chiese cattedrali e quelli della chiese collegiate, presso monasteri e conventi, conservatori e collegi, seminari, congregazioni, confraternite, ospedali, monti di pietà e luoghi pii; detta precise regole per l’inventariazione, custodia, ispezione, recupero e tutela degli atti, con tale larghezza di vedute e comprensione dell’importanza del problema che, se fossero state realmente eseguite, gli archivi ecclesiastici non si sarebbero ridotti nello stato in cui oggi spesso si trovano.
Nell'annessa lnstructio italica si stabilì quali fossero le scritture da conservarsi negli archivi dei vescovi, oltre a quelle che generalmente erano conservate in qualsiasi archivio ecclesiastico.
Si tratta di un vero e proprio titolario che è servito per molti anni come guida della strutturazione di molti archivi vescovili.
Sostanzialmente, come si è accennato, le cose rimasero invariate fino al 1917, quando papa Benedetto XV promulgò il Codex Iuris Canonici. Venne così disciplinato con una certa organicità solo l’archivio episcopale, in quanto fu considerato un modello per gli altri archivi ecclesiastici. Gli obiettivi di questa disciplina furono prevalentemente quelli di impedire la dispersione delle carte e di garantirne una buona conservazione (archivio collocato in luogo chiuso e sicuro; accesso autorizzato solo con permesso del vescovo o del vicario generale o del cancelliere; ordinamento cronologico e inventariazione delle carte ad opera del cancelliere).
Tale normativa è stata lievemente modificata nel 1983, con la promulgazione del nuovo Codex Iuris Canonici da parte di papa Giovanni Paolo II. Nella ridefinizione della struttura amministrativa e burocratica delle diocesi (cann. 469-474), è stato dedicato un certo spazio anche all’archivio vescovile, per il quale, in verità, l’unica innovazione veramente importante rispetto al passato riguarda l’obbligo imposto al vescovo diocesano di istituire Varchivum historicum (can. 491 § 2).
Le serie documentarie più importanti che di solito sono conservate negli archivi vescovili sono: visite pastorali, visite ad limina (in particolare le copie delle relazioni e le risposte), editti; inventari di beni stabili, mobili, semoventi; bolle ordinarie e apostoliche; copie autentiche dei libri parrocchiali; scritture relative a beatificazioni, canonizzazioni e culto dei servi di Dio; ordinazioni o collazioni degli ordini, chiese, parrocchie, cappelle e fonti battesimali; luoghi pii; altari, cimiteri e campane; seminari ed altri istituti di istruzione; sinodi, concili provinciali e diocesani; processi; si possono inoltre trovare protocolli notarili, copialettere e libri liturgici.
Devono essere conservate nell’archivio segreto la cui costituzione è prevista dal can. 489 del codex 1983, le dispense matrimoniali in foro interno non sacramentale; i registri dei matrimonia conscientiae e quelli di battesimo destinati a provare la legittimità dei figli nati da tali nozze, le note riservate sui seminaristi, sugli ecclesiastici, i carteggi processuali, le ammonizioni per modum poenae, le sospensioni ab officio vel ab exercitio ordinum ex informata conscientia. Quindi l’archivio diocesano risulta diviso in due sezioni distinte:

  1. a) - La sezione publica, nella quale sono raccolti e custoditi gli atti accessibili a chiunque ne abbia interesse. La custodia è affidata al cancellarius di nomina vescovile, che deve essere un sacerdote integrae famae et omni suspicione maior, che funge ipso iure anche da notaio della curia e il cui ufficio è ad nu- tum amovibile. In caso di necessità gli può essere dato come aiutante un vice cancellarius (cann. 482; 483, par. 2; 485).

    b) - La sezione segreta nella quale vengono raccolti e custoditi tutti quegli atti che per la loro natura o per prescrizione di legge debbono rimanere segreti. Di tale archivio la chiave è affidata al vescovo (can. 490, par. 1).

Vi è la tendenza ad aggregare all’archivio vescovile diversi fondi per evitarne la dispersione e per favorirne la consultazione. Fra questi si citano l’archivio della «mensa vescovile», gli archivi privati dei vescovi, gli archivi di seminari e scuole, di confraternite, di persone, di associazioni.
Un discorso a parte meritano i libri canonici che vengono depositati nell’archivio diocesano o a seguito della soppressione di una parrocchia o per cautelarsi contro probabili dispersioni, allorché la custodia non può essere assicurata dal parroco per diverse ragioni. Nel primo caso riteniamo opportuno che i registri siano restituiti alle parrocchie subentrate nel territorio che hanno ereditato il territorio prima attribuito a quelle soppresse e che, quindi, ne garantiscono la continuità. Nel secondo caso la restituzione dovrebbe avvenire non appena superata la situazione di precarietà che ne aveva giustificato il deposito.
La Chiesa potrebbe avviare in proposito un discorso più radicale, riconoscendo funzioni di archivio di concentrazione a quello vescovile e facendovi confluire tutta la documentazione più antica conservata nelle parrocchie. Ciò potrebbe indubbiamente favorire le ricerche di carattere generale, ma nel contempo verrebbe a depauperare il territorio parrocchiale di un patrimonio documentario ivi prodotto e a volte unico, esistente «in loco».
Per completezza d’esposizione si ritiene opportuno valutare in quale misura la legislazione statale possa essere richiamata in tema di archivi ecclesiastici.
In seguito all’art. 30 del Concordato del 1929, che esclude ogni ingerenza dello Stato nella gestione dei «beni appartenenti a qualsiasi istituto ecclesiastico o associazione religiosa», le Soprintendenze archivistiche si sono quasi sempre astenute dall’esercitare i loro compiti istituzionali di vigilanza sugli archivi ecclesiastici.
La legge del 1 giugno 1939, n. 1089, in materia di tutela del patrimonio artistico e culturale, ammetteva la necessità dell’intervento delle autorità civili, soprattutto per salvaguardare la conservazione dei manoscritti, autografi, carteggi, documenti notarili, ecc., di natura ecclesiastica.
Tutti gli scrittori che si sono occupati di questa materia hanno assai spesso fatto voti, affinché Stato e Chiesa giungessero ad un accordo per una chiara definizione della condizione giuridica degli archivi ecclesiastici.
In effetti nel concordato del 18 febbraio 1984 si è convenuto (art. 12) che «la conservazione e la consultazione degli archivi di interesse storico e delle biblioteche dei medesimi enti e istituzioni saranno favorite e agevolate sulla base di intese tra i competenti organi delle due Parti».
In attuazione dell’art. 12 del Concordato del 1984, il 18 aprile 2000 è stata stipulata una «intesa tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana relativa alla conservazione e consultazione degli archivi d’interesse storico e delle biblioteche degli enti e istituzioni ecclesiastiche» resa esecutiva in Italia con d.p.r. 16 maggio 2000, n. 189.

L’intesa è divisa in due parti, di cui la prima (articoli 1-4) relativa agli “archivi d’interesse storico”, la seconda (articoli 5-8) alle biblioteche, più una terza parte (articoli 9-10) di disposizioni finali.
D'interesse storico sono considerati ai fini dell’intesa (art. 1, comma 1), «gli archivi appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche in cui siano considerati documenti di data anteriore agli ultimi settanta anni, nonché gli archivi appartenenti ai medesimi enti e istituzioni dichiarati di notevole interesse storico ai sensi della normativa civile vigente».
La normativa che dalla stessa terminologia («documenti di data anteriore agli ultimi settanta anni», archivi «dichiarati di notevole interesse storico») risulta modellata su quella degli archivi privati civili, anche se una parte degli “enti e istituzioni” di cui tratta l’intesa possono avere natura pubblicistica non secondo il diritto dello Stato, ma secondo quello della Chiesa (“pubblici”, per esempio secondo il diritto “canonico” sono gli archivi vescovili).
Non sono pochi coloro che hanno ritenuto la formulazione dell’art. 12 perfettamente coerente con l’art.7 della Costituzione della Repubblica laddove si sancisce la reciproca indipendenza e, nel contempo, la concorrente competenza tra Stato e Chiesa, specialmente sulla base della constatazione che i Beni culturali della Chiesa sono inscindibilmente connotati dalle due valenze di «culturale» e di «religioso» insieme e che la concorrente volontà dei due ordinamenti trova il suo humus naturale nella stessa natura di questi beni.

Giuseppe Dibenedetto
Direttore dell’Archivio di Stato di Bari e Soprintendente Archivistico per la Puglia

Scheda bibliografica
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Autore Cristiana Guarnieri e Antonella Caprio
Titolo Fonti per la Storia di Conversano - vol. II
Editore Mario Congedo Editore - Galatina
Prezzo 30,00 €
data pub. 2007- pp. 466
ISBN 9788880867760
In vendita presso:
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