Antonio FANIZZI, La contea di Conversano. Origini, sviluppi e dignitari, prefazione di Nicola Montesano, Tolve 2022, pp. 290.
Torno sempre volentieri a Conversano, dove ho molti amici e della cui storia mi sono occupato varie volte, sia per ricerche personali sia per quelle altrui. Non a caso, mi trovo anch’io citato (pp. 60, 85n e 160n), rispettivamente per quanto riguarda il feudo di Rignano, sul Gargano, per il conte Tancredi di Conversano; per alcune annotazioni alla riedizione del Morea a cura di Giuseppe Coniglio; e per il feudo di Bitetto, assegnato al conte Giovanni di Lussemburgo.
Quali sono le finalità di una Presentazione? A mio parere sono quelle di agevolare la lettura del libro “presentato”, evidenziandone la struttura, gli scopi prefigurati dall’A., i risultati conseguiti.
Cominciamo quindi dall’ Autore, in questo caso Antonio Fanizzi. Si tratta di un appassionato cultore della storia di Conversano, attualmente presidente della Sezione di Storia Patria del Sud-Est barese. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, tra articoli e volumi. Di questi ultimi basta menzionare: Armi e baroni. Controversie e duelli degli Acquaviva d’Aragona dal 1636 al 1723, Bari 1985; Le ricerche del canonico Luigi Tarsia Incuria. Cultura agraria e scientifica in Terra di Bari fra Settecento e Ottocento, Bari 2003; L’abate Eustasio e la fondazione di Castellana nel 1171, Bari 2016; Baciamano per le badesse di San Benedetto, Castellana Grotte 2017.
Come si vede da questo breve elenco, l’A. spazia dai secoli del Medioevo a quelli dell’età moderna, sempre però mantenendo fisso il tema di fondo delle sue ricerche: cioè Conversano, il suo territorio ed i protagonisti delle sue vicende storiche. È opportuno chiarire subito la questione, per la verità ormai abbastanza datata, del rapporto tra storia locale e storia generale. Penso che questo problema sia da considerare ormai superato, dopo l’ampio dibattito che si è svolto negli scorsi decenni. La vera distinzione tra l’una e l’altra sta nel metodo applicato, che se è scientifico e corretto, non permette distinzioni circa l’oggetto. Certamente sono da rifiutare certe persistenti tendenze delle ricerche locali, come la scarsa o nulla attenzione alle fonti; la propensione alla ripetizione acritica di vecchi clichè , con la conseguente ripetizione di vecchi errori; il disinteresse per le connessioni con la storia generale; l’enfasi talvolta per eventi o personaggi di poco conto.
In questo quadro e con tali premesse, è sempre più importante, anche al di là degli specifici ambiti culturali, il rapporto dell’analisi storica con la conoscenza del territorio. Basti pensare alla conservazione e tutela dei monumenti e delle opere d’arte; alla tutela del paesaggio, sempre minacciato da interventi invasivi e deturpanti (vedi la speculazione edilizia, soprattutto lungo le coste; la distruzione di olivi ed alberi secolari; gli allevamenti intensivi; ai quali sono ora da aggiungere la disseminazione incontrollata di pannelli solari e pale eoliche ecc.), per non parlare della mancanza di adeguati interventi per la tutela dei monumenti e del patrimonio edilizio di pregio, cui si aggiungono gli effetti negativi dello spopolamento e dell’abbandono di molti piccoli borghi. Il tutto può essere riassunto nella formula di una intelligente e consapevole conoscenza del territorio nel suo complesso. Se ciò per qualcuno non basta a motivarlo, dovrebbe almeno tener conto delle ricadute economiche, dirette e indirette, sul breve e sul lungo periodo, che la scarsa comprensione dell’importanza di questi problemi sempre comporta.
Da un punto di vista ancor più approfondito sul piano teorico, le questioni precedentemente accennate possono essere sintetizzate nel problema della identità storica, minacciata da una globalizzazione che sta man mano dimostrando tutti i suoi limiti, anche e soprattutto sul piano pratico e dei risultati concreti.
Dopo aver richiamato l’attenzione degli ascoltatori su queste problematiche, che ci offrono gli strumenti per procedere ad una valutazione non superficiale del libro in esame, possiamo analizzare gli aspetti principali di questa pubblicazione di Antonio Fanizzi. È innanzitutto evidente che la struttura di base del suo libro è costituita da una serrata indagine sulla contea di Conversano e su coloro che nel corso dei secoli si sono fregiati della sua titolarità. Già nella Introduzione sono evidenziate le origini dell’abitato di Conversano, una città con insediamenti e sovrapposizioni di antiche origini, ma di cui abbiamo notizia precisa nel corso dell’Alto Medioevo, a partire da un documento del maggio 809, proveniente dal monastero di Montecassino.
Per quanto invece riguarda le origini vere e proprie della contea di Conversano bisogna prendere le mosse solo a partire dalla conquista del Mezzogiorno da parte dei Normanni, che introducono o perfezionano il sistema feudale. Tralascio il dibattito circa i precedenti sistemi, come quelli di epoca bizantina (imperniati sulla organizzazione statale e imperiale) e di epoca longobarda (tendenzialmente propizie alla formazione di signorie semifeudali).
Le origini della contea sono concordemente fatte dunque risalire al normanno Goffredo, che era figlio di Emma, sorella di Roberto il Guiscardo, e fratello del conte Roberto di Montescaglioso. Fanizzi ci ha tenuto a precisare che non è esatta la denominazione di Goffredo come “Goffredo d’Altavilla”, essendo imparentato con questa famiglia solo per via materna. Goffredo è attestato per la prima volta nel 1055, in una azione di guerra contro i Bizantini nel Salento. Morì nel 1100. Per quanto riguarda la sua titolatura, risulta attestato per la prima volta come conte di Conversano in un atto del giugno 1063, rogato a Venosa. Il primo atto redatto a suo nome è del marzo 1072 ed è stato pubblicato dal Morea. Goffredo è anche il fondatore del castello di Conversano.
La contea di Conversano finì per diventare la più vasta entità feudale della Puglia normanna, comprendendo una serie di città e insediamenti di varia entità (come Monopoli, Mesagne, Brindisi, Nardò, Molfetta, Montepeloso/Irsina, Satriano di Lucania. Al primo conte di Conversano fa seguito la serie di tutti i successivi titolari, per un totale di circa 35 nominativi, intervallati da periodi in cui Conversano fu compresa nel regio demanio. Ne risulta una rassegna di tipo prosopografico, densa di nomi e di date, poiché di ciascun conte si definiscono le fonti storiche, le parentele, i rapporti con l’autorità regia, le attività principali.
L’esame, anzi la sola individuazione, di tutti questi elementi comporta una cavalcata attraverso i secoli, percorrendo quindi le varie stagioni caratterizzanti la storia del Mezzogiorno, a partire dall’età normanna; seguono il periodo svevo, angioino, aragonese, il Viceregno spagnolo, la dominazione austriaca, il Regno di Sicilia e poi delle Due Sicilie con i Borbone (da Carlo III a Francesco II), la fase risorgimentale e quello dell’Unità d’Italia. Tecnicamente la storia della feudalità e, quindi della contea di Conversano, termina con l’eversione della feudalità nel 1806, dopo l’occupazione del Regno da parte dei Napoleonidi, Giuseppe e Gioacchino Murat), ma la narrazione continua sino all’ultimo della discendenza, il principe don Fabio Perrelli Tomacelli Filomarino (deceduto il 1° marzo 2013), cui si deve la rinascita del castello di Marchione.
È ovviamente impossibile ed anche inutile ripercorrere tutta la fitta trama di questa rassegna prosopografica. Mi importa piuttosto rilevare il metodo applicato, che potremmo definire “filologico” in senso lato. Il discorso infatti ha comportato un esame accurato di tutte le fonti (di cui vengono all’occasione distinte quelle fedegne da quelle sospette o addirittura falsificate) e delle interpretazioni riguardanti ogni singolo personaggio, con l’aggiunta del corredo della bibliografia di riferimento. Fanizzi si dimostra inoltre ben attento nell’utilizzazione della letteratura storica disponibile, scegliendo le pubblicazioni più affidabili. Per quanto riguarda, ad esempio, l’epoca normanno-sveva, risulta rilevante l’attenzione riservata agli scritti di Jean-Marie Martin. A tal proposito sarebbe stato utile aggiungere alle citazioni nella versione originaria francese anche una sintesi in italiano, in modo da evidenziarne gli elementi più significativi a vantaggio anche del lettore meno preparato. Un analogo criterio, nella scelta degli studi più affidabili ed aggiornati, si riscontra anche per tutte le fasi storiche successive.
A proposito della bibliografia, che a me pare veramente esaustiva ed aggiornata, mi ha meravigliato la citazione di pubblicazioni di non facile reperimento, italiane e straniere, di ambito locale o accademico. Se a questo aspetto aggiungiamo la ricca citazione delle fonti, anche le più disperse, possiamo giungere schematicamente a due conclusioni: da un lato, non so se mi sbaglio, questo testo riunisce i risultati di precedenti e più circoscritte ricerche, tanto che questo libro può essere considerato quasi una sorta di enciclopedia dei titolari della contea di Conversano. In secondo luogo (e non è un merito secondario) costituisce un’ottima base per ulteriori studi monografici.
Mi importa ancora segnalare un altro aspetto, molto importante perché riguarda le fonti. Fanizzi si è non solo impegnato a segnalare per ciascun personaggio tutte le fonti disponibili, valutandone l’attendibilità o meno, ma anche ne trascrive parzialmente o integralmente qualcuna. Poiché la questione della reperibilità delle fonti risulta di primaria importanza per ogni seria ricostruzione storica, sarebbe auspicabile che si impostassero delle ricerche per risolvere un problema che Fanizzi ha implicitamente evidenziato, si può dire quasi ad ogni passo. Il problema cui faccio cenno consiste nella difficoltà, in un numero abbastanza cospicuo di casi, di rintracciare la documentazione che si trova al di fuori delle raccolte di fondi archivistici noti, quella cioè disseminata in una molteplicità di pubblicazioni, spesso dedicate ad argomenti non facilmente collegabili a quello dei conti di Conversano. Ne consegue quindi il rischio, spesso riscontrato, di determinare delle lacune, talvolta rilevanti, nella ricostruzione storica.
Da questo punto di vista, potrebbe darsi che qualche idea pratica per la risoluzione di questo problema venga da un progetto che deve essere ancora elaborato, ma che è stato comunque definito nella sua impostazione generale (almeno per quanto riguarda il periodo dei conti della dinastia Acquaviva-d’Aragona) dalla Società di Storia Patria per la Puglia, in collaborazione con la Deputazione di Storia Patria degli Abruzzi.
- In conclusione, questa pubblicazione di Fanizzi è nello stesso tempo un punto di arrivo e di sintesi di tutti i materiali eruditi, anche di quelli più lontani ma comunque collegabili al tema principale, finora disponibili. È anche però un ottimo punto di partenza per ulteriori approfondimenti (personaggio per personaggio, epoca per epoca) della storia della contea di Conversano, che è comunque una parte importante e significativa della storia della Puglia e del Mezzogiorno dal Medioevo all’Età contemporanea.
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