Ho letto da qualche parte che i nostri cari sono le stelle che ci rischiarano il cammino. Attraverso i loro racconti ci fanno riflettere su parole come libertà, responsabilità, sacrificio ma soprattutto amore e condivisione, e ci invitano a rimanere lucidi davanti al dramma dei crimini contro le vittime di tutti i tempi prestando loro la voce attraverso i ricordi che sopravvivono, i ricordi dei nostri padri e delle nostre madri.
Vicende ricostruite attraverso lettere, fotografie, biografie, interviste e confidenze, per sottrarre la memoria all’ oblio, restituire la dignità all’uomo e insieme ricominciare. È questo che l’Autrice Vittoria Bosna intende consegnare con il suo romanzo: un piccolo spaccato di vita di chi ha subito le terribili atrocità, le privazioni e le violenze del Secondo Conflitto Mondiale. Lo fa senza usare alcuna retorica perché convinta che la storia di ogni nucleo familiare, realtà cittadina o regionale, in nome della verità storica, possa essere un riscatto delle violenze subite o una spiegazione del nostro presente “La mia anima cerca un nesso tra il passato e il presente, tra il passato e il futuro.” (Friedrich Krauze).
Vittoria Bosna riferisce con carica emotiva e dovizia di particolari sulle conseguenze dell’episodio del bombardamento del porto di Bari, l’impatto sull’ ambiente e le violazioni dei diritti umani. Citando H. Riket: “La storia non può mai cercare di rappresentare la realtà in riferimento al generale, ma deve rappresentarla attraverso un riferimento al particolare”, ed è esattamente ciò che ritroviamo in queste pagine. E ancora, come dice David Bidussa, “La storia ricordata è la materia di cui sono fatte le speranze, gli obiettivi e le conoscenze della comunità sociale”. È dunque nel ricordo e attraverso la conoscenza che va ricostruita la nostra speranza.
Mentre da Roma in su si combatteva ancora una guerra di liberazione, nella Puglia liberata, a Bari, si ponevano le basi politiche per la rinascita della democrazia e per il necessario rinnovamento istituzionale, attuatosi poi nel passaggio dalla monarchia alla repubblica. Non fu dunque un caso se i Comitati di Liberazione Nazionale (CNL) convocarono nella Città di Bari (28-29 Gennaio 1944), presso il Teatro Piccinni, il primo grande Congresso dell’Europa libera.
Ma gli Alleati trascurarono la sicurezza del Porto di Bari che diventò così l’obiettivo per tagliare i rifornimenti e, sebbene di breve durata, il bombardamento del 2 Dicembre 1943 comportò gravissime conseguenze in termini di navi affondate cariche di armi e tonnellate di sostanze tossiche, tra cui il cosiddetto Gas Mostarda messo al bando dal Protocollo di Ginevra nel 1925, conseguenze ancora oggi difficili da calcolare.
Nonostante la rilevanza degli effetti delle esplosioni sulla salute e sull’ambiente, il “Disastro di Bari” non ha ricevuto l’attenzione storica dovuta a causa della rigida censura militare imposta dagli Inglesi. È per questo che ho letto con attenzione l’accattivante romanzo “Irma” di Vittoria Bosna, le cui descrizioni sono ricche di particolari grazie a una intensa e lodevole ricerca e documentazione sui luoghi e sui fatti. I dialoghi hanno un ritmo serrato e un sapore di vero, vicino e condivisibile. I personaggi risultano estremamente ben definiti e caratterizzati al punto da poterli quasi vedere.
L’ Autrice non si lascia sedurre da languidi richiami storico-descrittivi, ma sceglie un linguaggio diretto, frontale, rapido ed essenziale. Il racconto sugli avvenimenti del Dicembre 1943 risulta appassionato e la storia di “Irma”, protagonista assoluta, si sviluppa in quadri ordinati. Denso degli stati d’animo dei personaggi, in cui ciascuno di noi non fatica a riconoscersi, il romanzo conquista emotivamente il lettore facendolo meditare su una vicenda estremamente dolorosa della nostra storia. Il lessico è sapiente e armonioso nel trasferire notizie precise e informazioni attraverso una narrazione scioccante e al contempo avvincente. Fin da subito il lettore entra nel pieno della storia che viene raccontata in modo nitido e chiaro e arriva alla fine tutto d’un fiato, e alla drammatica scoperta di un passato non ancora completamente rivelato. Arrivati all’ultima pagina nel lettore si è ormai inculcata la curiosità. Si sente spinto da un desiderio di conoscenza e dalla consapevolezza che in realtà quella storia non si è ancora chiusa, continua nel presente, alla ricerca della verità su quei fatti storici non ancora del tutto studiati e chiariti che afflissero nel secondo dopoguerra l’intera comunità barese.
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