Coniugando tracce
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Recensione di Marilena Abbatepaolo

  
Coniugando tracce
Collezione di
poesia
Tabula

Un volume singolare quello di Maria La Volpe e Antonietta Lestingi. Singolare fin nel titolo, Coniugando tracce, e ciò non soltanto pe l'insolita scrittura a due voci che, di volta in volta, si fa canto, musica o preghiera. Coniugando tracce pare alludere altresì alla compenetrazione precisa di queste voci che s'incontrano, si sovrappongono fino quasi a fondersi l'una nell'altra in un legame affettivo che va oltre il pretesto poetico. Un legame affettivo che consente, quando non giustifica, quel pretesto e allora la poesia diviene lo strumento per indagare la realtà e comprenderla e superarla. Lo scrivere diviene il raccontarsi dell'una all'altra attraverso un dialogo semplice, ma contemporaneamente pregnante di significati, di pause e di riflessioni per la Lestingi, allusivo ed audace, provocatorio quasi anche nelle scelte lessicali, per la La Volpe.

Tuttavia, le autrici non si fermano al semplice canto poetico. La poesia, infatti, diventa una sorta di catarsi, uno strumento per conoscersi e conoscere la vaghezza dell'essere e l'incertezza del reale. Essa inevitabilmente acquista, quindi, la topica dimensione del viaggio:
                “Prende forma di una barca la scrittura,
                 con cui posso navigare dentro i giorni
                 che il naufrago ha appeso fragili ai relitti,
                 ai messaggi affidati alle bottiglie,
                 a un gabbiano in volo controvento” (Lestingi, p. 59).

Un viaggio, quello delle autrici, nello spazio e nel tempo
               “tra una geografia e l'altra
                dell'invenzione e della realtà” (La Volpe, p. 11),
ma anche un viaggio nella memoria, soprattutto in quella dell'infanzia. Questo percorso che
“non evita il salto nel buio” (La Volpe, p. 11)
è il viaggio del coraggio, è il viaggio di chi vuole cambiare, di chi cerca una via d'uscita, di chi ama la vita tanto da paventarne
                “la sete
                 più che il dolore pieno” (Lestingi, p. 33).

Per cambiare però - paiono dirsi e dirci le autrici - bisogna cercarsi e comprendersi. In una parola, bisogna “andare, zaino in spalle e braccia sciolte” (Lestingi, p.9) con la consapevolezza che l'andare, il cercarsi ed, infine, il trovarsi - fosse anche in “ruoli irrigiditi” (La Volpe, p. 49) - non avviene in solitudine, ma con un  tu che qui prende corpo nell'altro. L'altro rappresentato, in primo luogo, dalla voce narrante dell'amica; in secondo luogo dalle presenze umane che animano silenziose le liriche. E queste presenze sono talvolta anonime ed evanescenti come nelle liriche di Maria La Volpe, talvolta concrete come la figura netta di Nicola che dà alla Lestingi la forza per
                “schiudere e le dita
                 e le mie labbra” (p.45)
per
                “impastarne mattoni
                 e costruire un ponte” (p. 45).

Questo ponte mi pare essere quasi il simbolo del messaggio positivo insito nella raccolta. Esso rappresenta l'apertura di una strada verso l'altro. Perciò ancora una volta ricompare il motivo del viaggio nella memoria fisica e nell'altro che a questa memoria dà voce.
Dall'infanzia alla giovinezza la vita prosegue pur attraverso dolori e inquietudini, tentativi di audacia e desideri, perché
                “le caviglie
                 stentano a riposarsi” (La Volpe, p. 61)

La stessa poesia spinge le autrici a proseguire questo percorso. Così scrive la La Volpe (p. 73):
                “La parola scritta (...)
                 mi manderà per le strade del mondo
                 a scuotere l'afasia” (p. 73).

Soltanto così, per mezzo di questo dialogo, si ritrova se stesso e l'altro e - notano le autrici - nel ritrovarsi si è consapevole degli “errori da espiare” (La Volpe p. 39), ma anche e soprattutto di quello che si è e si è stati.

                “Hai seguito la tua rotta
                 ed io la mia”
- precisa la Lestingi (p. 15) e, in questa navigazione, la vita ha fatto il suo corso. In ogni porto la barca s'è fermata, ma solo per il tempo di una sosta perché poi proseguisse nel suo
                “cacciare
                 fuggire
                 lottare” (La Volpe, p. 67).

Ciò che conta, allora, è proprio questo scambio affettivo, questa reciprocità che permane nel tempo perché “il tempo è il primo grande regalo dell'amore” (Lestingi, p. 29) e nell'amore - così mi pare di scorgere tra le righe – “si nasconde la cessione di sé” (La Volpe, p. 71). La cessione più vera ed autentica, ma forse anche l'unica da perseguire, perché non è perdita della propria individualità, ma arricchimento. E di ciò tale volume ne è pregiato esempio.

Marilena Abbatepaolo

Recensione di Rocco Labellarte


CONIUGANDO TRACCE è un modo diverso di scavare attraverso un percorso bilingue (La Volpe, postfazione) nelle pieghe delle anime disposte a ricordare e a inventare un nuovo senso di vita capace di approdare ad un “frizzante agire” (La Volpe, p. 35), in cui la parola acquisti la volumetria determinata del progetto, nel rispetto delle individualità (più provata Antonietta, più acerba e ... ribelle Maria, più lineare l'una, più contorta l'altra nel disegnare i percorsi interiori, Antonietta scava col tocco leggero e ironico di chi sembra abbia assaporato l'amarezza della delusione, Maria sembra venire giù pesante con la violenza morbida della sferza); è un atto di fede nelle sorprendenti potenzialità della parola poetica, che è un modo singolare di disegnare una forma parallela di vita non meno efficace di quella vissuta, certamente più gratificante.

Rocco Labellarte
Luglio 2000

Scheda bibliografica
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Autore Maria La Volpe e Antonietta Lestingi
Titolo Coniugando tracce
Editore Book Editore - Castel Maggiore (Bo)
ISBN 887232354I
Prezzo € 9,30
data pub. maggio 2000
In vendita presso:
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