CAMERA CON VISTA è il luogo ideale degli equilibri costituiti, per conto e in nome di un'unica certezza: il sé ha diritto di essere e di mostrarsi, forte delle proprie debolezze, col coraggio dell'accettazione del compromesso come della salvazione degli ideali che non hanno avuto la possibilità di realizzarsi.
Certo, il luogo è limitato; ma non è abbastanza oggi, che tutto spinge all' “usa e getta”, e mai possiamo possedere qualcosa, se non l'idea stessa del prestito momentaneo e in comproprietà di tutto ciò di cui abbiamo coscienza?
E poi, la vista: lo sguardo disincantato che conosce momenti d'incanto, pur se da essi prende le distanze. Quando finirà lo strazio perpetrato su una donna oltre i quaranta, dall'infanzia nella mischia del confronto continuo, obbligato e doveroso, ribelle e irrisolto? Ha approdato, per riconoscersi, in questa silloge: densa, compatta, difficile per chi vi si approccia senza conoscere il percorso “che sta fuori”, ma non per questo meno fruibile.
La difficoltà cui mi riferisco è dovuta all'impossibilità di prendere a piccole dosi il groviglio di meandri interiori, messi a nudo con un'unica grande inquadratura in cui tutto è in primo piano. La sua “macchina da ripresa”, immobile, punta sul nocciolo in cui consiste il presente, nella dimensione della sola libertà possibile: quella del mostrarsi.
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