Presentazione del volume


 
 
"L’arte dei marmorari. Il cappellone settecentesco della Vergine della Fonte nella Cattedrale di Conversano" di Leonardo Petrosino
 

 

 

Il rinnovamento barocco di fine Settecento
nella Cattedrale di Conversano voluto
dal vescovo teatino Fabio Maria Palumbo
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Intoduzione
    
 

Questo scritto è una ricerca pensata e delineata già nel 2010, in contemporanea con il libro L’arte dei marmorari. Il cappellone settecentesco della Vergine della Fonte nella Cattedrale di Conversano, che insieme descrivono due microstorie sulle ideali e costruttive trasformazioni operate dal vescovo Palumbo; di cui non rimane traccia perchè sono andate perse nell’incendio del 1911. 
Un ammodernamento sei-settecentesco al gusto del tempo, che è stato intrapreso su moltissimi edifici, spesso religiosi, e che hanno subito pesanti espolii dell’apparato architettonico barocco, tanto negli allestimenti addossati all’antica ossatura muraria, quanto nelle opere di adeguamento dell’impianto romanico alle nuove istanze celebrative degli spazi architettonici. Un rinnovamento stilistico, che giunge in Puglia con ritardo, voluto dal Concilio di Trento e applicato dagli ordini religiosi riformatori attraverso i suoi padri. 
Per Conversano il protagonista di questo cambiamento, appena divenuto vescovo della cittadina nel 1775, è il padre teatino Mons. Fabio M. Palumbo, leccese e proveniente da Roma. Lì nella prestigiosa sede generalizia dell’ordine religioso dei Padri Teatini, presso la Chiesa di Sant’Andrea della Valle, aveva ricoperto la carica di vicario. Molto probabilmente per il Palumbo questo edificio romano divenne il modello chiesastico di riferimento suggerito all’architetto Gimma. Il Sant’Andrea della Valle fu costruito nel 1590 ad impianto a croce latina con un transetto poco pronunciato e con una vasta navata, fiancheggiata da otto cappelle laterali. Questa chiesa venne aggiornata più volte al gusto architettonico contemporaneo, e fu ultimata nella facciata (1665) dell’architetto Carlo Rainaldi, uno dei quattro più insigni architetti della Roma Barocca.
L’interesse su questo tema è rivolto prevalentemente a documentare gli interventi progettati dall’architetto Giuseppe Gimma e a comprendere le sue competenze espresse, che in questa fase di giovane architetto, erano volte verso un’architettura unitaria e definita in ogni dettaglio, condizionando la scelta di ogni elemento progettato e coinvolgendo finanziariamente i beneficiari di private concessioni nell’operare in coerenza agli indirizzi generali da egli proferiti. Difatti questi ultimi (prevalentemente Confraternite), furono obbligati a riformare con fondi propri i loro spazi, omologando le Cappelle, mantenendo ferma forma e superficie. Questa svolta di cambiamento era già evidente nelle fonti d’archivio consultate nel 2010, quali ad esempio i contratti di lavoro sottoscritti dal Clero del Capitolo Vescovile con le esperte maestranze presenti sulla piazza ed interpellati e poi diretti nell’esecuzione dall’architetto Giuseppe Gimma.
Un ulteriore slancio nell’indagare la fabbrica settecentesca della Cattedrale è maturato dalla ricca documentazione archivistica, i rogiti notarili sottoscritti dagli stessi artefici, che operarono al rinnovamento formale del Cappellone della Madonna della Fonte nel braccio destro del transetto di impianto. La loro lettura faceva presagire che proseguendo la ricerca sarebbero emerse altre importantissime notizie storiche. Durante l’edificazione del Cappellone settecento ad opera di prestigiose maestranze locali, veniva accertato il coinvolgimento finanziario del Vescovo, difatti queste imprese venivano incaricate di eseguire l’Altare, di spettanza dell’Ottavario della Padrona di Conversano, e la cona (distaccata dalla porzione isolata dell’Altare ed addossata all’ossatura muraria retrostante della Cattedrale), che ricadendo nella proprietà del Vescovo, era da questi pagata.
Inoltre, questa ricerca sulla Cattedrale di Conversano, ed in particolare sull’analisi degli sviluppi conoscitivi degli interventi operati dal Rinnovamento barocco in detta cattedrale, è stato possibilegrazie alla collaborazione di don Angelo Fanelli, studioso, ricercatore nonché direttore dell’Archivio Diocesano di Conversano; con il suo aiuto e le sue conoscenze documentali ha facilitato la lettura del manoscritto settecentesco, ilLibro degli introiti ed esiti della Cattedrale, lì custodito. Documento questo, che se pur studiato da altri storici, resta comunque una inesauribile fonte di notizie, in quanto annota maestranze, privati cittadini ed enti religiosi, intervenuti a collaborare per affrettare i tempi di esecuzione. Il manoscritto riporta altre informazioni utili, quali le date di pagamento, le somme sborsate per tale attività, e le prestazioni e/o la forniture effettuate. Soprattutto ritengo che il prezioso merito del manoscritto sta nell’aver annotato i notai, presso i quali furono sottoscritti i contratti delle opere edili più impegnative. Un’opportunità che ha portato a trascrivere parte del manoscritto nella sezione Documenti.
Infine le poche foto inserite nel testo - catalogate nella fototeca della Soprintendenza ai Beni Culturali di Bari e riprese da altre pubblicazioni – vogliono testimoniare il grado di bellezza e di magnificenza posseduto dall’apparato architettonico e decorativo dell’involucro interno della Cattedrale a far data dal 1775; le due planimetrie - di piano terra e di copertura - permettono di localizzare tali operazioni edili compiute e, nel contempo, di distinguere, con diversa campitura, le opere eseguite ante e post intervento per volontà del vescovo Fabio Palumbo. 
Il libro, però per necessità e mancanza del debito tempo, viene pubblicato privo di note e di disegni a supporto dell’articolato argomento affrontato.
In conclusione, porgo un doveroso ringraziamento a tutti gli appassionati studiosi, che con i loro precedenti scritti, da me consultati, hanno contribuito l’avanzamento delle conoscenze storiche in ambito artistico-architettonico, cogliendo l’importante stagione di cambiamento estetico di fine Settecento in stile barocco. Un riammodernamento questo che ha coinvolto anche la comunità conversanese nella sua massima espressione culturale, la Cattedrale di Santa Maria Assunta, mediante una soluzione formale che, pur mantenendo all’esterno immutato l’impianto romanico a tre navate con transetto e presbiterio, ha nel suo interno operato una sorprendente e meravigliosa innovazione architettonica, di cui ora non rimane testimonianza.

 

L'autore
Prefazione
    
 

Nel convincimento che in ogni Bene Culturale, qual’è la Cattedrale di Conversano, resta inscindibile l’Opera d’arte dal Monumento storico, e che per la preminenza dell’Arte sulla Storia non può produrre alcun vantaggio la soppressione, in parte o in toto, del suo passaggio nel corso delle epoche (testimoniata da aggiunte, da abbellimenti e da cambiamenti). Pertanto, sembra incomprensibile come gli autorevoli stimatori del patrimonio storico-artistico conversanesi non prendono coscienza del disastroso intervento di restauro - compiuto in nome del concetto di unità stilistica e del “come era dove era”, evidenziante le alterazioni estetiche e gli stravolgimenti storici - e neppure nel contempo promuovono la comprensione di altri eventuali emblematici momenti storico-artistici vissuti dalla loro Cattedrale, in grado storicamente di restituire altre eloquenti magnificenze da affiancare alla consueta architettura in stile romanico pugliese.
Difatti, la ricostruzione del Duomo, operata in tal senso dopo l’incendio del 1909, rappresenta un ripristino, oggi giustificabile solo parzialmente per l’epoca nella quale si compì, che rispondeva alle esigenze di una cultura rigorosa in grado di concepire lo stile alla stregua di un approccio scientifico. In generale basato su concetti retrogradi, applicato al restauro e irrispettoso dell’arte e della storia, e che ha prodotto arbitri storici spaventosi, falsi iniqui e manomissioni deplorevoli.
Così in nome della presunta configurazione originaria del Monumento dall’aspetto stilisticamente omogeneo, seppur privo di riscontro documentale, ha eliminato tutte le modificazioni compiute nel corso dei secoli, ritenendole alterazioni della genuinità del manufatto stesso.
Comunque, va chiarito che l’idea di restauro portata avanti in quegli anni a Conversano non ha implicato la sola architettura strutturale ma ha coinvolto qualcosa di più qualificante per un Monumento, la cosiddetta bellezza aderente, ossia gli abbellimenti addossati sulle sue pareti laterali e dati dal ritmo decorativo assunto dagli altari posti nelle navatelle e dai due cappelloni in testa al transetto. Difatti a differenza di tutte le altre coperture lignee infiammabili, le navatelle erano in muratura, costruite con volte a stella nella sequenza di una per campata, e non andarono distrutte dal fuoco ma, non consolidandole, vennero demolite con le murature d’ambito durante la ricostruzione. Per cui la perdita storico-artistica non è riconducibile al solo incendio ma alle idee ispiratrici di quel restauro tese essenzialmente al concetto di unità stilistica, che consideravariprovevoli alterazioni quanto era stato artisticamente operato nel corso dei tre secoli successivi.
A tal proposito, il libro Il rinnovamento barocco di fine Settecento nella Cattedrale di Conversano voluto dal vescovo Fabio Maria Palumbo vuol testimoniare l’equilibrata sensibilità spaziale degli interni - raggiunta con svariati apporti culturali, artistici, storici e senza compromissione della sagoma esterna più rappresentativa - presente prima del deplorevole intervento di ripristino novecentesco e conseguito nell’ammodernamento di gusto architettonico in auge in quel tempo. Di solito questo aggiornamento di stile barocco proveniva dai centri culturali d’eccellenza, quali le capitali dei regni di Italia; e molto probabilmente, nel nostro caso anziché da Napoli venne da Roma. Questa opportunità giunse con la nomina del vescovo Fabio Maria Palumbo, teatino e già vicario in Roma presso la chiesa generalizia dell’ordine, Sant’Andrea della Valle.
Il presule certamente aveva suggerito tali innovazioni progettuali all’architetto Giuseppe Gimma. Così che l’architetto poté produrre un progetto unitario e globale dell’involucro degli spazi interni, che coinvolgesse soprattutto le cappelle laterali, beneficio delle Confraternite, e mantenesse inalterata la navata maggiore e la facciata, al fine di ricondurre la distributiva interna dall’impianto basilicale a quello ad aula unica con le navatelle a cappelle e con i bracci del transetto trasformati in cappelloni (testate delle cappelle laterali) dai grandiosi, armonici e simmetrici altari. I quali, erano dedicati l’uno alla Madonna della Fonte, patrona cittadina, e l’altro a San Gaetano da Thiene, fondatore dell’ordine Teatino.

L'autore
Scheda bibliografica
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Autore Petrosino Leonardo
Titolo Il rinnovamento barocco di fine Settecento nella Cattedrale di Conversano voluto dal vescovo teatino Fabio Maria Palumbo
Editore AGA Arti Grafiche - Alberobello
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2015
In vendita presso:
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L’arte dei marmorari. Il cappellone settecentesco della Vergine della Fonte nella Cattedrale di Conversano
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Premessa
  
 

L’arte dei marmorari in Italia meridionale
Con piacere presento il libro di Leonardo Petro- sino che si inserisce nel filone di studi sull’arte dei marmorari in Italia meridionale, con particolare riferimento al Cappellone settecentesco della Vergine della Fonte nella Cattedrale di Conversano. Caso emblematico di una realtà operativa nell’ambito sia di una famosa cattedrale che di una importante Confraternita committente di opere d’arte all’architetto Giuseppe Gimma, noto grazie ad una recente e qualificata bibliografia storica e critica. (...)
Oggetto di studio del presente volume è la Cappella di Santa Maria della Fonte, nella cattedrale di Conversano, che preziosi documenti ritrovati presso gli Archivi da Leonardo Petrosino restituiscono alla nostra memoria, dopo che un incendio devastatore del 1911 ne ha cancellato le tracce.
Protagonista principale di tale ricerca è l’altare, fulcro da sempre di tutta la decorazione sacra, ma oggetto di totali decontestualizzazioni purtroppo anche in epoca recente. E così è stato anche nella cattedrale di Conversano.
L’accurato studio di Petrosino ben si adegua a quelle che sono le ricerche della nostra Cattedra. E’ una ricerca trentennale portata avanti dalla sottoscritta da quando pose l’attenzione sugli altari marmorei preziosi (ad intarsi di pietre dure o a intagli sinuosi) smantellati dopo la Riforma liturgica degli anni ’60, per una falsa interpretazione (...)di obbligatori cambiamenti per il nuovo rito anche in tutta la zona presbiteriale.
L’attenzione di studiosa su questo argomento, a partire dal volume Arte napoletana in Puglia dal XVI al XVIII secolo (1983), ha visto allineati con lei anche gli interessi culturali del “Centro Ricerche di storia religiosa in Puglia”, (...).
E proprio nella Collana di studi del “Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia” da me presieduta, si colloca a buon diritto il pregevole volume di Leonardo Petrosino che offre (...) il graduale passaggio analitico dal ritrovamento dei dati documentari (attestanti la commissione dell’altare della Madonna della Fonte 1776 sia al progettista Giuseppe Gimma che agli artefici, il napoletano di Antonio di Tommaso marmoraro e il martinese Angiolo di Michele stuccatore) all’attenzione ai luoghi oggi della Cattedrale di Conversano, confrontati con quelli dove originariamente si collocava il precedente altare della Madonna della Fonte (passando dall’abside laterale sinistra alla parete del transetto sinistro secondo appunto il progetto e il disegno esistente di Giuseppe Gimma), alla “riscoperta” di disegni acquerellati (presenti nell’Archivio diocesano di Conversano eseguiti nell’800 e già pubblicati da Rescio) con la possibile ipotesi che uno di essi (quello a “tipologia settecentesca”) possa corrispondere al disegno riproducente l’altare settecentesco della Madonna della Fonte, oramai non più esistente, ma opera del marmoraro napoletano, il di Tommaso.
La novità è che però il di Tommaso lavora con bottega a Bari ed il suo altare quindi non è importato da Napoli, com’era secolare prassi in tutto il ‘600 e prima metà del ‘700. (...) A fronte degli episodi di temporanea permanenza di artisti napoletani in Puglia, è da segnalare il fenomeno della seconda metà del Settecento di alcuni artisti napoletani che si insediano nelle città dove vengono chiamati per lavoro, spostandosi e formando bottega locale: Nicola Lamberti a Polignano, Andrea Scala a Trani, Vincenzo Pannone a Bitonto dove forma bottega affermata, tanto da denominare un’intera strada detta appunto la via “del marmoraro”.
A questi casi della seconda metà del settecento, possiamo aggiungere (...) ora questo del marmoraro napoletano Antonio di Tommaso, che lavora con bottega propria a Bari in quanto «capomastro marmoraro di Napoli, casato e commorante da molti anni a Bari». In Bari «dove detto altare dovrà travagliarsi», inclusa la condizione della circostanza, che se «questi non fusse di quella perfezione che si richiede, si possano da suddetti Signori Procuratore ed Officiali di detta cappella far formare in Napoli a danno e interesse di detto Mastro Antonio».
Interessante a questo punto è sottolineare l’idea originale di Leonardo Petrosino di corredare l’intero volume di una serie di Box relativi alla tipologia dell’altare barocco marmoreo, nei suoi particolari (...).
Tali Box hanno come sfondo le variegature di marmi più svariati usati per adornare gli altari, marmi sempre segnalati puntualmente nei contratti che venivano stipulati fra il committente e l’architetto e il marmoraro-scultore. (...)
Concludiamo dunque con tale splendido altare di tipologia sanmartiniana, cioè ispirato ai pregevoli modelli del grande scultore napoletano Giuseppe Sanmartino, che ha lasciato vari esempi in Puglia nella seconda metà del ‘700, tutti importati da Napoli. (...)

 

M. Pasculli Ferrara
Scheda bibliografica
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Autore Petrosino Leonardo
Titolo L’arte dei marmorari. Il cappellone settecentesco della Vergine della Fonte nella Cattedrale di Conversano
Editore AGA Arti Grafiche - Alberobello
Prezzo € 23.00
data pub. luglio 2010
In vendita presso:
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La presenza dell'arcgitetto Giuseppe Gimma
a Conversano: il rinnovamento del Palazzo del primicerio
G. Biaggio Accolti Gil
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Presentazione
  
Estratto da "Angeli Stemmi Confraternite Arte" pag. 343 - 364

Forse non sarà superflua una qualche notazione per giustificare il compito assegnatomi di presentare questa silloge di contributi opportunamente promossa in occasione del ventennale del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia.
Tra la fine degli anni settanta e l'inizio del decennio successivo l'improvvisa e dolorosa scomparsa di Sossio Pezzella rese vacante l'insegnamento di Storia del Cristianesimo nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari: una Cattedra dalle ascendenze illustri, già coperta autorevolmente dall'Abate Giuseppe Ricciotti e dall'Ambasciatore Ambrogio Donini. Sollecitato dal Preside Francesco Tateo, con l'unanime consenso dei membri del Consiglio di Facoltà, mi trovai ad assumere una impegnativa eredità non solo ideale ma anche reale, tenuto conto che alla Cattedra di Storia del Cristianesimo afferivano ben quattro assistenti ordinari. E fu proprio nella ripartizione dei temi di ricerca tra questi miei collaboratori che emerse l'esigenza di dedicare una particolare attenzione alla storia religiosa in Puglia, terra ricca di testimonianze cristiane dall'età subapostolica fino ai nostri giorni.
Due nuclei tematici registrarono una convergenza di interessi: l'applicazione delle direttive riformatrici del Concilio di Trento e lo studio del movimento confraternale che in larga misura scaturiva anche dalla ricca esperienza tridentina.
Su questo retroterra, dopo che nuove responsabilità accademiche mi costrinsero a lasciare l'incarico di insegnamento delle discipline storico-cristianistiche, si concretizzò il progetto e prese l'avvio il Centro che oggi ormai registra il prestigioso traguardo di due decenni di vita. Va reso merito in questa circostanza al compianto Giovanni Pinto, professore incaricato di Storia Moderna, che del Centro assunse per primo la presidenza, e a Liana Bertoldi Lenoci che inizialmente come Vice presidente e successivamente come Presidente portò avanti gli aspetti organizzativi e le proposte programmatiche iniziali, nonché a Mimma Pasculli Ferrara cui oggi è affidata la guida di questa importante struttura di ricerca.
Il Centro ha voluto ricordare il suo ventennale impegno con la pubblicazione di un corposo volume celebrativo di studi. A scorrere la griglia delle tematiche affrontate ci si accorge che alcune sono rivelatrici di una continuità di interessi quali, ad esempio, quelle relative alla storia del fenomeno confraternale (ben sei saggi su ventisette sono dedicati a questo argomento per un'area che va da Foggia a Ostuni) e le altre polarizzate intorno agli aspetti antropologico-religiosi legati alla pietà popolare e alle variegate forme delle esigenze del sacro dagli indubbi risvolti sociali.
Ma ciò che costituisce la novità di questa raccolta di saggi è l'allargamento della prospettiva ai temi di storia istituzionale e, ancor più, all'ampia gamma delle testimonianze storico-artistiche che in Puglia conobbero una eccezionale stagione di presenze in una feconda osmosi con i centri e le botteghe della Capitale del Regno. I problemi della chiesa ricettizia, delle circoscrizioni ecclesiastiche e politico-amministrative, i palazzi vescovili, le tradizioni cultuali, l'edilizia religiosa, i corredi degli argenti, gli apparati delle chiese, gli obelischi, gli inventari archivistici finalizzati alla conservazione della memoria dell'importante patrimonio storico-artistico e musicale ecc., sono solo alcuni dei capitoli di quell' "arte" e "devozione" alla cui insegna è stata organizzata questa ricca giornata di studio.
A chi ha seguito sin dall'inizio la nascita e lo sviluppo del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia, viene offerta ora la gradita occasione non solo di rinnovare il più vivo apprezzamento a Mimma Pasculli Ferrara che con rinnovato vigore ha promosso questa raccolta di scritti, ma anche di formulare ogni beneaugurale auspicio per nuovi appaganti traguardi per la comunità scientifica che nel Centro si riconosce e opera.

 

Massafra, dicembre 2007
COSIMO DAMIANO FONSECA
Accademico dei Lincei
Scheda bibliografica
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Autore Petrosino Leonardo
Titolo La presenza dell'arcgitetto Giuseppe Gimma a Conversano: il rinnovamento del Palazzo del primicerio G. Biaggio Accolti Gil
Editore Schena Editore - Fasano
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2007
In vendita presso:
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Locorotondo 
Rivista di economia, agricoltura, cultura e documentazione
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Presentazione
  
Edita a cura della BCC di Locorotondo

in attesa

 

 
Scheda bibliografica
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Autore Petrosino Leonardo - A. Tarquillo - R. Greco - D. Gentile - P. Fumarola - V. Cervellera
Titolo Locorotondo - Rivista di economia, agricoltura, cultura e documentazione
Editore Grafica Meridionale - Locorotondo
Prezzo s.p.i.
data pub. dicembre 2013
In vendita presso:
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