Fanelli Angelo

Note biografiche dell'autore
vuoto

 Angelo Fanelli,
per tutti Angelo,
nato  a Conversanese
vuoto

Gli scritti di maggior rilievo di Angelo Fanelli

  • “Una collazione di benefici nel 1569 a Conversano”, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche”, Congedo, Galatina 1984, pp. 97 - 114. 
  • - “Cronotassi, iconografia e araldica dell’episcopato pugliese”, Bari 1984. 
  • - “Cronotassi episcopale della chiesa di Conversano. Note bibliografiche, iconografiche, araldiche e documenti archivistici inediti, vol. I: la protostoria, con una presentazione di Diego Judice e una Premessa di Marco Lanera”, collana “Biblioteca di cultura Pugliese - seconda serie n. 38, Congedo editore, Galatina 1987. 
  • - “Architettura, decorazione romanica e barocca nella Cattedrale di Conversano alla prima metà del ‘700”, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche”, cura di Vito L’Abbate, vol. III, Congedo, Galatina 1990. pp. 97 - 116. 
  • - Spigolature archivistiche europee su Conversano”, in AA. VV. “Studi in onore di Maria Marangelli”, a cura di Francesco Tateo, Schena, Fasano 1990, pp. 232- 235. 
  • - “P.A. Tarsia, “Divae virginis insulae cupernanensis historia”, a cura e con una introduzione, traduzione e note di Angelo Fanelli, Pascale, Castellana Grotte 1992. 
  • - “Per una storia del Seminario vescovile diConversano. Dal concilio di Trento alla fine del Seicento”, Convresano 1995. 
  • - “Le due più antiche biografie del ‘400 su S. Rocco, testo latino, traduzione a fronte e osservazioni storico-critiche”, Grafica Scisci, Conversano, 1996. 
  • - “Il culto di S.Maria della Fonte nei documenti archivistici”, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, vol. IV”, Congedo, Galatina 1997, pp. 59 - 72 
  • - “La giurisdizione badessale di Conversano, diritto femminile, in “Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche, vol. IV”. Congedo, Galatina 1997, pp. 73 - 90. 
  • - “La più antica platea della città: cultura, economia e fede nella Noci del ‘400”, Noci 1999. 
  • - “Basilica cattedrale di Conversano, testi di Angelo Fanelli, coordinamento G. Lenoci”, Imprint, Conversano 2000. 
  • - “Appunti per una storia della chiesa di S. Rocco in Conversano”, Grafica Scisci, Conversano 2001. 
  • - “Conversano tra il 1588 e il 1604 nei manoscritti dell’Archivio Segreto Vaticano”, «collana quaderni “crescamus”, n. 1», GraficaScisci, Conversano 2003.
  • - “Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano”, «collana quaderni “crescamus”, n. 2», GraficaScisci, Conversano 2004.
  • - "Libro di secreti veri": un ricettario conversanese del Settecento, «collana quaderni "crescamus", n. 5», GraficaScisci, Conversano 2006.
  • - "La formazione scolastica di Donati jaia e il suo carteggio napoletano (1863 - 1884)”, «collana quaderni "crescamus", n. 6», GraficaScisci, Conversano 2007.
  • - "Il maestro del villaggio”. Operetta semibuffa conversanese, «collana quaderni "crescamus", n. 7», GraficaScisci, Conversano 2007.
  • - "Feste e processioni a Conversano nel '700.  Agiografia illustrata”, «collana quaderni "crescamus", n. 8», GraficaScisci, Conversano 2007. 
  • - "Conversano Araldica”, «collana quaderni "crescamus", n. 11 », GraficaScisci, Conversano 2008.
  • - "La cattedrale di Conversano: le antiche cappelle, l'incendio, il carteggio e i progetti di ricostruzione (1912-1926) ”, «collana quaderni "crescamus", n. 13», Grafica 080, Modugno (Ba) 2009. 
  • - "Chiesa di San Rocco - Conversano: storia arte tradizione liturgia 1510-2010 ”, agosto 2010.
  • - "Cronache d'amore e magia a Conversano nel primo Settecento ”, dicembre 2010.
  • - "Il carteggio inedito di Donato Jaja 1853-1910 ”, agosto 2015.
Note biografiche dettate dall'interessato
 
Basilica Cattedrale di Conversano
vuoto
Recensito da Francesco Saverio Iatta - per Scaffale
  
Guida Turistica

Nell'intento di far conoscere uno tra i più antichi monumenti storici e religiosi di Conversano e, altresì, con lo scopo precipuo di farne apprezzare, convenientemente, i suoi più distintivi valori architettonici, artistici e di culto è stato edito l'opuscolo "Basilica Cattedrale di Conversano[1]".
La brochure è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Conversano. È stata, fortemente, voluta dal responsabile della Diocesi di Conversano-Monopoli dall’arcivescovo monsignor Domenico Padovano e, in nodo particolare, dall'arciprete don Pasquale Cantalupo, attuale parroco della Basilica Cattedrale. Il pieghevole, infatti, è stato edito per essere distribuito, gratuitamente, ai cittadini e ai forestieri in modo particolare durante i festeggiamenti di Maria SS. della Fonte. E per quest'ultimo motivo l'Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Vitantonio Bonasora, ha contribuito alla realizzazione della pubblicazione con 10 milioni di lire.
Questo opuscolo - va proprio ricordato a inizio di queste note - viene alla luce, davvero provvidenzialmente, venti anni dopo che Ubaldo Panarelli ha dedicato sempre alla nostra Cattedrale [2] una sua monografia.
Una segnalazione questa che va fatta, e con particolare rilievo, perché - innanzi tutto - non riteniamo sia mai disdicevole rammentare che se noi si riesce a vedere più lontano di chi è venuto al mondo prima di noi è perché noi, posteri, si sta sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto.
Quella di Panarelli è una pubblicazione che va ricordata poi anche perché nessuno, tra coloro che hanno già segnalato la pubblicazione di questo opuscolo, ha trovato il modo d'indicare il precedente storico più immediato della guida che, ora, vede la luce. E in questa sorta di infortunio sono incappati sia per una perdonabile dimenticanza quanto perché legati alla mera contingenza di un'estemporanea segnalazione giornalistica.
Fatta questa doverosa premessa, di seguito, diamo conto dei pregi che sono condensati - con sagacia espositiva e essenzialmente con intenti divulgativi - nel pieghevole che recensiamo.
Indiscutibilmente la nostra Cattedrale merita d'essere illustrata con una davvero corposa pubblicazione che ne illustri quindi compiutamente, sia sotto il profilo storico-artistico che religioso, tutti suoi più precipui pregi.
Non si può , infatti, affatto dimenticare che la Cattedrale di Conversano è stata costruita seguendo canoni stilistici tardo romanici pugliesi. Uno stile architettonico che è uno dei frutti più significativi di quella straordinaria stagione artistica, peculiarmente pugliese, che si connota per le sue notevoli caratteristiche compositivo-strutturali. Fenomeni artistici questi ultimi che tanto lustro hanno dato alla Puglia e in specie nelle sue più singolari realizzazioni. Si ricordino in proposito - tra le altre - le ben note cattedrali di Bari, di Bitonto, di Ruvo, di Trani e di Troia.
E la Cattedrale di Conversano, proprio per alcune sue caratteristiche, non sfigura al loro confronto se non in parte. Per ciò, pur tenendo presenti queste ultime considerazioni, dobbiamo convenire che nonostante la sua esiguità l'opuscolo "Basilica Cattedrale di Conversano" merita, sopra tutto per i suoi specifici intenti, un'ampia segnalazione. E questa segnalazione se la conquista, forse, proprio grazie alle sue contenute proporzioni. E, poi pure, in quanto è confezionato con notevole abilità grafico-compositiva e poi per la indubbia ....... padronanza della materia che vi è compendiata.
Nelle pagine di "Presentazione" Pasquale Cantalupo, inizialmente, ricorda che per la Chiesa Madre conversanese non sono mancate pubblicazioni di valore, pure se di taglio in genere preminentemente specialistico. Poi aggiunge che, purtroppo, nulla di tutto quanto è già stato pubblicato in passato è più in commercio.
Quindi preso atto che la tanto sospirata nuova e ampia monografia sulla Basilica, pur da parecchio tempo in gestazione, non vede ancora la luce - rileva che si avvertiva, da tempo, la mancanza di un'agevole baedeker da che guidasse alla "lettura" delle componenti strutturali e architettoniche della Cattedrale e quindi poi anche dei tesori artistici e di devozione che la stessa custodisce. E che, per ciò, la guida alla Basilica Conversano assolve, per l'appunto in modo preminente, alla funzione di un agile ma ben documentato baedeker che purtroppo mancava. E che quindi la guida viene offerta al lettore, e/o visitatore della Basilica, essenzialmente per fargli cogliere "in misura sintetica storia, arte e ricchezza religiosa della cattedrale".
Nel capitolo intitolato "La sua storia" sono raccontati - da Angelo Fanelli - i quasi mille anni di storia che sono racchiusi nelle volte, nei quadri, negli affreschi e nelle immagini sacre di un tempio che è molto amato dai conversanesi. Ma che è forse quasi tutto da riscoprire artisticamente e religiosamente. Così che quanto si ha dinanzi agli occhi finisce col divenire - pur compendiato in poche pagine - il resoconto - appassionato e per giunta sempre sorprendente - delle vicende che prima hanno fatto nascere l'idea della costruzione della chiesa. Poi condizionato e la costruzione[3] e i vari interventi che si sono succeduti nel tempo. E, quindi poi pure, la narrazione degli eventi infausti - davvero numerosi - che hanno portato la Cattedrale di Conversano a essere così come oggi si presenta all'ammirazione dei devoti come dei cultori.
È quest'ultimo un resoconto che inizia la sua narrazione sin da quando il normanno conte Goffredo, sul finire dell'XI secolo e gl'inizi del XII, provvede a far erigere per il vescovo Leone - sulla chiesa paleocristiana preesistente - un monumentale tempio. Il modello a cui si ispirarono gli iniziali costruttori fu il romanico.
Ma già solo dopo due secoli, dalla data della travagliata costruzione della cattedrale, la dispendiosa fabbrica della Basilica si presentava in tutta la sua decadenza strutturale. Fu, quindi, gioco forza intervenire. E vi provvide - dal 1359 al 1374 - il vescovo Pietro d'Itri. Questi dovette effettuare un restauro totale del tempio. Nel 1431 il vescovo Antonio Domininardi vi eresse una cappella in onore di Sant'Antonio abate. Nel 1456 furono, invece, rifatti i tetti. Sul finire del '500 il vescovo Donato Acquaviva d'Aragona commissionò ancora più radicali lavori di rifacimento e riparazione. Lungo tutto il '500 e il '600 nella cattedrale vennero erette numerose cappelle ricche di stucchi, colonne, pilastri e statue lignee dorate. Nel 1660 il vescovo Giuseppe Palermo consacra la chiesa dedicandola alla Vergine assunta in cielo.
L'ulteriore più compiuta trasformazione barocca, di tutto l'interno della Cattedrale fu perfezionato, nel 1703, dal vescovo Filippo Meda. Così che del primitivo stile romanico pugliese non si poteva che intravedere davvero ben poco. Ma quel poco, poi, fu del tutto occultato per opera del vescovo Fabio Palumbo.
Un secolo dopo, su commissione del vescovo Salvatore Silvestris, l'architetto conversanese Sante Simone fu incaricato di ricoprire l'interno della cattedrale con intonaco lucido. Sante Simone, dopo una serie di studi e accurate ricerche, si propose - invece - di far tornare il tempio all'originaria struttura. Ma non poté che operare che una modesta serie d'interventi e questi furono purtroppo il risultato di una serie di compromessi. Così che Sante Simone - nonostante i suoi lodevoli propositi - non poté che far davvero poco per restituire alla sua antica austera bellezza il tempio. Nel 1911, però, la Cattedrale fu divorata da un incendio che ne distrusse completamente l'interno e alcune parti murarie. Il "nuovo" tempio, così come lo possiamo ammirare oggi, è il risultato di una serie di interventi che iniziati nel 1911[4], e interrottivi durante la grande guerra, terminarono nel 1926.
Nella sezione della guida intitolata "Aspetti artistici" sono descritte partitamente le caratteristiche costruttive, architettoniche e artistiche, interne ed esterne, della Cattedrale. E dinanzi ai nostri occhi, come in una commovente processione, si susseguono la facciata, le navate, il transetto, il protiro, i due matronei, gli archi, il pergamo, la lunetta del timpano, i capitelli, l'architrave, i portalini di destra e di sinistra, l'abside centrale, i doppi portali sulle due fiancate, la torre campanaria e l'illustrazione della pianta a croce latina della Basilica Cattedrale di Conversano.
Poi subito dopo vengono enumerati gli interventi eseguiti dai maestri scalpellini per ornare - come si era soliti - le facciate esterne e gli interni della Cattedrale. E per questo vengono illustrate le fattezze del rosone centrale con raggiera, le due sculture che raffigurano la "Crocifissione di Cristo" e "La Vergine con Bambino", i manufatti lapidei che rappresentano un "Cristo risorto" e una acquasantiera rinascimentale con iscrizione incisa e scultura del santo fondatore.
Quindi poi, in questa stessa sezione, ci si sofferma a descrivere quanto è raffigurato nell'affresco dell'abside di sinistra. È un'opera armoniosa che "costituisce una delle gemme più preziose" (è databile al XIV secolo) che è rimasta ad abbellire la Basilica, dopo l'insensata vendita, o sparizione (?), dello straordinario polittico quattrocentesco di Bartolomeo Vivarini, poi ricomparso nell'Accademia di Venezia.
Nel paragrafo "Il culto. Maria SS. della Fonte" viene prima narrata l'origine del culto della protettrice di Conversano. Poi sono analizzati i caratteri stilistici - unici in tutta la Puglia - della tavola dipinta (è una icona bizantina) che la effigia. E, quindi, viene spiegato il perché dell'appellativo di "Fonte" che le è attribuito. Infine è ricordata la data della festa liturgica, che è celebrata la IV domenica del mese mariano. E che è la più importante dell'anno e di Conversano.
Nella parte dell'opuscolo intitolata "Il culto: San Flaviano" si riferiscono i precedenti storici e religiosi che hanno fatto sì che il martire San Flaviano (di cui si conserva un frammento osseo del braccio in una teca d'argento a forma di braccio benedicente) sia divenuto il santo patrono di Conversano. E vengono rammentati pure i motivi storici per i quali poi, invece, verosimilmente il culto di San Flaviano - pur entrato nell'onomastica conversanese - non sia attecchito nel cuore del popolo. Tanto che la processione del 4 Novembre, giorno della festa liturgica, sia andata, nei secoli, progressivamente perdendo lustro. Mentre, viceversa, l'antica "Fiera di San Flaviano" sia rimasta in auge. Così che la fiera in questi ultimi tempi addirittura si è dimostrata in espansione, al punto da richiamare flussi commerciali non solo municipali.
In "Il culto: Cristo risorto" viene descritto il dipinto di ignoto (ma che per la composizione e la iconografia si rifà a Piero della Francesca) che rappresenta Cristo Risorto. E che è databile tra l'ultimo decennio del 400 e il primo del '500. Una tela che fu composta, presumibilmente, su committenza della locale confraternita del Corpo di Cristo o del SS. Sacramento.
Nei paragrafi intitolati: "Oggetti e arredi: argenti, crocifissi" sono menzionati gli argenti antichi e moderni che costituiscono il "tesoretto" della Cattedrale. E vengono, per ciò, elencati i vassoi, i piatti stemmati per la lavanda, gli ostensori, le bugie, i candelieri, gli incensieri, le anfore, i faldistori (sedie a braccioli, senza spalliera, usate dai vescovi in alcune funzioni sacre), i pastorali, i leggii, i reliquiari, i calici e le croci pettorali in oro che la Basilica custodisce. Quindi vengono analizzati, e se ne coglie il valore artistico, il grande Crocifisso - una preziosa scultura lignea del '500 - che è visibile nella navata destra della Cattedrale. E i due Crocifissi, su croci astili (croci per processioni poste alla sommità di un'asta), tutti e due in stile barocco. Il primo ligneo, il secondo in rame dorato.
Infine in "La sagrestia" prima vengono elencati i dipinti che vi sono conservati (Vi è un ritratto che, senza alcun fondamento documentario, è attribuito a Paolo Finoglio). Sono poi ricordate le tele e la statuetta che vi sono custodite. Quindi le fotografie della Cattedrale che la riproducono quale era prima dell'incendio novecentesco. E, infine, i quattro antifonari (libri che contengono le parti cantate della liturgia della Messa), in folio manoscritti su fogli pergamenacei, datati nella seconda metà del '400.
Di straordinaria bellezza per la loro efficacia rappresentativa sono le fotografie che illustrano le caratteristiche architettoniche e artistiche man mano descritte e/o elencate nell'opuscolo. E danno questo risultato perché non sono certo inserite in funzione meramente decorativa.
Le riproduzioni fotografiche, tutte a colori, sono dovute a Luigi Mastronardi. Un Mastronardi che, ancora una volta, indubbiamente mostra tutta la sua notevole sensibilità foto-pittorica. dato di fatto questo che gli permette di far risaltare, in maniera sempre suggestiva, le bellezze anche meno evidenti del tempio. Così che le singolari inquadrature della Basilica e dei più significativi particolari della Cattedrale risultano essere di notevole aiuto a chi intende "leggere" sia i connotati architettonici più peculiari della nostra Basilica, quanto le stesse preziose tele e argenti che la Cattedrale custodisce. Nell'opuscolo, con gli intenti che prima abbiamo lodato, vengono riprodotte le foto a colori della veduta aerea della Cattedrale e la struttura viaria che la circonda. Quindi ripresi con il grandangolo la suggestiva facciata, poi alcuni particolari degli interni. Dopo è riprodotta la volta. Infine vari insoliti angoli della Basilica e alcuni particolari artistici tra i più rilevanti del tempio. Così che le fotografie integrano - sempre esaltandoli - i testi, la grazia dell'impaginazione del pieghevole e poi, sopra tutto, la stessa rappresentazione iconografica del tempio. Che, per ciò, risplende - celebrato dalle fotografie - in tutta la sua austera, ma esemplare, bellezza.
Di particolare valore - storico-documentario perché inedite e provenienti dall'Archivio della Cattedrale - sono le riproduzioni, in bianco e nero, delle "foto storiche" che - inserite nella guida - offrono la riproduzione di scorci di quella che fu la Cattedrale prima dell'incendio che, parzialmente, la distrusse agli inizi del '900.
È un vero peccato che l'opuscolo non offra anche pertinenti delucidazioni delle foto contenute nella guida inserite nelle didascalie che quindi le contestualizzino. Ma è una marginale menda che riteniamo una prossima ristampa della guida provvederà a sanare.
L'opuscolo sulla Basilica Cattedrale è distribuito, gratuitamente, al box office della cooperativa "Armida". Gli orari del botteghino della cooperativa sono i seguenti. Feriali: 09.00 - 12.00 / 16.00- 19. Festivi: 09.00 - 12.30. Lunedì chiuso. La cooperativa "Armida" ha la sua sede al n. 5 di Piazza della Conciliazione, 70014 Conversano (BA), telefono 080/494959510, fax : 0804090749, www.cooparmida.


[1]La cura della realizzazione grafica del pieghevole è dell'Agenzia per grafica e stampa Imprint s.n.c. di Giovanni Turi & C. È stato stampato a Conversano nel Maggio del 2000. Ed è di 16 pagine. Coordinatore dell'iniziativa e ideatore del progetto grafico è stato Giuseppe Lenoci. I testi sono di Angelo Fanelli. Le foto a colori, invece, di Luigi Mastronardi. La tiratura della guida è di ben 5.000 copie.
[2]La Cattedrale di Conversano. Guida storico-artistica, Grafischena, Fasano 1980, pp. 72, con illustrazioni in bianco e nero nel corpo del testo e fuori testo.
[3]Le fasi di completamento della fabbrica della cattedrale di Conversano si protrassero sino al pieno XIV secolo.
[4]"Ciò che fu risparmiato dalle fiamme o fu disperso o, in qualche modo, fu nuovamente inserito nelle fabbriche" del Duomo. Sull'esito di quest'operazione cfr. di V. L'Abbate, Tracce e frammenti scultorei della cattedrale di Conversano, in "Storia e cultura in Terra di Bari. Studi e ricerche III", Pubblicazione del Museo Civico di Conversano 1990, a c. di V. L'Abbate, Congedo, Galatina 1990, pp. 142-146.

 

Francesco Saverio Iatta

 

Scheda bibliografica
vuoto
Autore Angelo Fanelli
Titolo Basilica Cattedrale di Conversano
Editore Imprint s.n.c. di Giovanni Turi & C
Prezzo s.p.i.
data pub. maggio 2000
In vendita presso:
Emmaus - Conversano
www.cooparmida
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto
Conversano tra il 1588 e il 1604 nei manoscritti
dell'Archivio Segreto Vaticano
vuoto
Editoriale
    
Collana Crescamus 1

Promossa da mons. Domenico Padovano, vescovo di Conversano-Monopoli, nell'ambito della sua più ampia committenza del piano di restauro della Biblioteca Seminario Vescovile e dell'intero complesso edilizio secentesco dell'ex convento dei Paolotti di Conversano, prende avvio una collana di studi intitolata Crescamus.
Il motto crescamus in illo per omnia, ripreso da una lettera paolina (1), campeggia sul prospetto neoclassico del Seminario, realizzazione architettonica di Sante Simone, ed è dovuto a una felice scelta di epoca risorgimentale del vescovo Giuseppe Maria Mucedola (1848-1865) e di Domenico Morea (1833-1902).
I quaderni Crescamus intendono offrire soprattutto una serie di materiali manoscritti del tutto inediti, al fine di incentivare e incrementare la ricerca storica del nostro territorio.
Pur impostati con metodo scientifico, essi tuttavia si propongono di essere molto agili, anche nella veste editoriale, e accessibili, per giungere così, privi di ogni complesso di superiorità, non solo allo studioso di professione ma anche al lettore di ogni grado. Pertanto gli originari documenti redatti in latino saranno anche tradotti in lingua corrente.
Il privilegiare poi la documentazione religiosa non è l'effetto di uno strabismo "ideologico" o culturale, ma la conseguenza perfino ovvia che intanto essa rappresenta la stragrande maggioranza del patrimonio documentario della città dopo le dolorose perdite del 1503 (2), 1886 (3) e, in piccola parte, del 1911 (4), e poi perché nel passato la vita religiosa è stata indissolubilmente legata, anzi fusa in quella civile e sociale.

(1) Ef 4,15.
(2) Sacco di Conversano ad opera di Gonzalo Fernandez di Cordova detto il Gran Capitano.
(3) Incendio del Municipio per una sollevazione popolare.
(4) Incendio della cattedrale di Conversano nella notte tra il 10 e l' 11 luglio.

I condirettori

 

Scheda bibliografica
vuoto
Autore Angelo Fanelli
Titolo Conversano tra il 1588 e il 1604 nei manoscritti dell'Archivio Segreto Vaticano
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 3
data pub. novembre 2003
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto
Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento.
Per una lettura storica e iconografica del monastero
e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano
vuoto
Recensione
    
Collana Crescamus 2

Angelo Fanelli offre un altro dono (davvero notevole e proprio per questo prezioso) alla sua città natale e - come gli è oramai solito da anni che sono tutti segnati da altrettanti proficui lavori - prima di tutto alla sua chiesa. Poi ai numerosi fedeli dei santi Cosma e Damiano. E - non certo per ultimo – anche agli altri componenti della comunità conversanese che si dedicano (in modi affatto anacronistici) non solo allo studio, ma anche alla tutela e quindi alla conservazione dei non pochi, affascinanti monumenti e dipinti (tutti di notevole fattura) che l’antica Norba ha la fortuna di custodire.

Angelo Fanelli, nella sua ultima fatica, ha - infatti - ricostruito (con la consueta acribia documentale, filologica e poi pure ermeneutica) la storia del culto dei SS. Cosma e Damiano, ne e i modi - affatto originali - con i quali la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano (e i tesori di squisita arte che custodisce) si sono saputi imporre alla devozione dei fedeli e, quindi poi pure, all’attenzione, ammirata, dei cultori di arte. Che, per l’appunto, visitano la chiesa dei santi Medici per ammirarne i grandi dipinti (del Finoglio, dell’Orbetto e di Nicola Gliri), gli affreschi (Finoglio) e gli stucchi (di Cosimo Fanzago)da ogni parte di Italia. Affermazione questa nostra, che può parere dettata da municipale orgoglio. Mentre, proprio al contrario, trova costante, sicuro riscontro non solo nella cronaca. Quanto, poi pure, nella serie di studi specialistici che sono stati dedicati alla valorizzazione dei tesori di arte che la chiesa dei santi, Cosma e Damiano, conserva.

L’ultimo impegno storiografico di Angelo Fanelli è presentato nel volume “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa de SS. Cosma e Damiano, «collana quaderni “crescamus”, n. 2 1»” (GraficaScisci, Conversano 2004, pp. 165). La monografia è suddivisa in nove capitoli. Nel primo capitolo (“Il culto dei SS. Cosma e Damiano prima del ‘600) vengono ricostruite le radici conversanesi del culto dei SS. Medici. E, quindi, le motivazioni politico-religiose che spinsero Giangirolamo II e Isabella Filomarino a costruire una chiesa in onore dei due santi. Nel secondo (“La «Casa santa»”) vengono delineati i passaggi che portarono all’ingrandimento della preesistente «Casa santa» e dell’annessa chiesetta, originariamente, dedicata a S. Marco. Le due fabbriche vennero, infatti, radicalmente, ristrutturate. La chiesa notevolmente ampliata fu dedicata ai SS. Medici. La «Casa santa» fu, invece, convertita nell’attuale Convento che è incorporato nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Nel terzo (“Il nuovo titolo”) vengono ricapitolate le vicende burocratiche, religiose e legali che contribuirono a mutare la destinazione originaria della chiesetta di S. Matteo in quella dedicata ai SS. Medici. Nel quarto (“La «charta» istituzionale”) si tratteggia come Giangirolamo II dà impostazione giuridica ai suoi due progetti di edilizia sacra che realizza prima rielaborando una regola per il convento. Poi con la richiesta del regio assenso. E, infine, con il conseguimento dell’assenso pontificio ai suoi progetti. Nel quinto (“I protocolli notarili dalla «Casa Santa» al monastero del SS. Cosma e Damiano”) vengono esaminati e quindi illustrati i registri in cui venivamo trascritti gli atti notarili che permettono di ricostruire i tre passaggi: dalla «Casa santa»” al nuovo monastero. Quindi dalla preesistente comunità monastica femminile alla nuova che la sostituisce. Infine la conversione strutturale della chiesetta di S. Matteo poi ai suoi nuovi titolari: i SS. Cosimo e Damiano. Nel sesto (“La chiesa dei SS, Cosma e Damiano nei protocolli notarili”) viene studiata l’evoluzione strutturale della chiesa dedicata ai Santi Medici. Nel settimo (“Per una lettura iconografica della volta della chiesa”) si tenta, per la prima volta, una lettura dell’iconografia agiografica che è raffigurata nella volta della chiesa di San Cosma e Damiano. Si ricostruisce quale fu la sceneggiatura che la ha guidata. E, infine quindi, a quale documentazione si è rifatta. Nell’ottavo (“Appendice documentaria”) sono trascritti una parte dei documenti di cui si è valso Fanelli per redigere la sua trattazione. Di ogni documento, se redatto in latino, come è oramai prassi consolidata della «collana quaderni crescamus» viene offerta la traduzione. Proprio per “giungere anche al lettore di ogni grado”. E nel nono (“Appendice agiografica”) infine sono riportati alcuni testi elogiativi e/o celebrativi dei SS. Cosma e Damiano. Che, se in latino, sono, more solito, offerti anche in traduzione.

La monografia di Angelo Fanelli come si sarà potuto rilevare dai pochi dati cui abbiamo accennato si vale delle specifiche competenze, acquisite dall’autore con l’elaborazione di altre decine di contributi scientifici dedicati alla ricostruzione (puntuale e puntigliosa) di alcune inedite, meno note e/o discusse querelle storiche di Conversano. Ma ha, inoltre, un altro, notevole valore aggiunto che non è affatto di scarso conto in simili imprese storiografiche. Le vicende ricostruite in “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ sono, infatti, narrate con una prosa tanto efficace quanto brillante, che rende il suo saggio un resoconto sempre interessante e sempre in grado di far apprezzare una materia che, invece, parrebbe destinata ai suoi cultori.

L’ultimo contributo di Angelo Fanelli (come le sue molte altre pubblicazioni di carattere storico) si pone, poi quindi, sullo stesso, solido solco storiografico che hanno saputo tracciare, con lui, i nostri più recenti e benemeriti cultori di storia municipale (Marisa Cacciapaglia, Antonio Fanelli,Vito L’Abbate, Caterina Lavarra, Guido Lorusso e Maria Aurelia Mastronardi), che hanno, per l’appunto, contribuito a creare una nuova, ma davvero proficua stagione, di ricerche storiche fondate, specificamente, sulle fonti. E, quindi, sul loro precipuo esame. Sicché risultano contributi che riscattano precedenti decenni di pressappochismo e/o di dilettantismo, che poi, purtroppo, non si erano sempre rivelati fruttuosi, per l’avanzamento (reale) degli studi di storia municipale conversanese.

Nella sua monografia Fanelli non cita (forse perché gli sono sfuggiti) due poco noti ma, forse, non marginali contributi che interesano, comunque, l’argomento del suo saggio. Questi sono: l’unico tentativo che ha ricostruito le vicende, storicamente accertate, della vita e delle opere della moglie di Giangirolamo II (cfr. Antonio Fanizzi, “Donna Isabella Filomarino contessa di Conversano”, in “« La Bruna». Il nobile culto carmelitano donna Isabella”, a cura di G. Lenoci, GraficaScisci, Conversano 1998).E la sola, anche se pur breve, nota dedicata a riorganizzare i dati dell’attività del benemerito notaio conversanese, Francesco Giuliani seniore, a ragione spessissimo citato nel contributo di Fanelli (cfr. Franco Iatta, “L’attività del notaio Francesco Giuliani”, in “l’altroFAX”, a. II, n. 163,del 24/9/2004, p. 6).

Poi manca, purtroppo, nelle pagine finali di “Cultura economia e religiosità a Conversano nel ‘600“ - e a nostro avviso questa è una delle poche mende della pubblicazione - l’indice dei nomi riportati nel testo e nelle note a piè di pagina, dato che non permette una rapida consultazione dell'opera. Mentre, oggi, l’uso dei personal computer ne rende la redazione molto meno faticosa che non nel passato.

Ci permettiamo, poi, di segnalare la monografia a tutti i membri del premio «M. Marangelli», che tra non molto si dovranno riunire per designare il vincitore del premio, che compie il suo ventennale della nascita. Perché la ricerca di Angelo Fanelli merita di far parte dei prestigiosi annali del premio.

 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Scheda bibliografica
vuoto
Autore Angelo Fanelli
Titolo Cultura economia e religiosità a Conversano nel Seicento. Per una lettura storica e iconografica del monastero e della chiesa dei SS. Cosma e Damiano
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 6,50
data pub. ottobre 2004
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto
Libro di secreti veri:
un ricettario conversanese del Settecento
vuoto
Recensito per "Scaffale" da Giulio Esposito
    
Collana Crescamus 5

"Piglia terra impastata con orina di cane e mettila sopra i porri, che tutti seccheranno ed anderanno via". Recita così uno dei tanti rimedi proposti in un curioso manoscritto, appena edito dall'infaticabile don Angelo Fanelli con il titoloLibro dei secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento, nella collanaCrescamus dell'Archivio diocesano di Conversano, dell'Archivio Capitolo della Cattedrale e della locale Biblioteca diocesana "D. Morea", per i tipi delle Arti Grafiche Scisci.


Il codicetto, come è detto nella dotta introduzione, è custodito gelosamenete da un privato ed è "sopravvissuto per una provvida cura affettiva che lo ha salvato dalle facili e consuete distruzioni moderne". Si tratta di un agile elenco di precetti riguardanti la salute, la vita domestica, il ludico e le conoscenze lunari. 1 secreti a cui fa riferimento il titolo del manoscritto indicano ciò che è nascosto anzitutto nella natura e poi dagli uomini stessi. La segretezza di questo sapere aveva molteplici moventi. Innanzitutto poteva essere un sottrarsi al controllo ecclesiastico, in secondo luogo un celarsi alla sorveglianza delle autorità politiche, in terzo luogo un evitare quello che il curatore definisce l'altezzosa spocchia che i dotti del tempo riservavano a queste precettistiche arcaico – rurali ed infine ad un possibile aumento di prestigio, che in ambito popolare, si riservava verso coloro che possedevano conoscenze segrete.


Questa raccolta di precetti appare anche quasi come un contraltare agli arcana dei ceti dominanti. Si legga il seguente consiglio per scoprire un qualche tesoro: "Si mena una moneta in qual si voglia parte oscura e poi si alluma una candela [ ... ], che si vedrà un montone di quella moneta, e di queste coglionerie vi sono studi pubblici in Ginevra", conclude sarcasticamente l'anonimo. Si legga poi quanto scrive a proposito delle "maggie ed altro che sembrano cose diaboliche: Sono tutte chiacchiere ma sol tanto sono tutte distrezze di mani, arte e virtù di certe composizioni e stromenti preparati per tal mestiere, che sembrano superstizioni ed arte diaboliche a chi non è noto l'arte il secreto" Ed ancora quanto altrove ritenga infondata e "truccata" ogni cabala lottologica. Il che sembra rimandare all'idea che le fortune non si realizzano magicamente - così come potevano credere masse di lazzaroni - ma grazie alla conoscenza ed alla intraprendenza umana.

La cornice del testo sembra voler ribadire la produttività del sapere umano capace di risolvere in modo apparentemente prodigioso molti problemi quotidiani, un sapere certo non "scientifico" (giusti i canoni galileiani), da custodire gelosamente non perché magico - esoterico, ma per volontà di monopolizzare il dominio.

Da una serie di indizi si può arguire che Nicola Sciorsci autore del codicetto proviene da un ambiente appena alfabetizzato, con un orecchio attento alla precettistica medica più popolare, ma anche capace di cogliere (e stravolgere) qualche elemento del sapere dei letterati. Il testo è interessante perché mostra che anche a livelli sociali più ampi si diffonde una cornice di disincanto, che evidenzia comunque una maturazione degli stessi strati sociali meno alfabetizzati.

L'interessante e meritoria pubblicazione del codicetto è accompagnata da un glossario medico, redatto dallo stesso don Angelo Fanelli, strumento indispensabile per la corretta comprensione del testo.

 

Giulio Esposito per "Scaffale"

 

Recensito da Franco Iatta
    
Collana Crescamus 5

Quale rilievo, poi quale incidenza e per ciò stesso quale funzione può aver assolto la cultura popolare nella nostra comunità sul finire del '700? A questa non semplice querelle ha tentato di offrire una prima, quanto convincente risposta Angelo Fanelli nel suo recentissimo "Libro di secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento" Arti Grafiche Scisci, Conversano 2006. 
L'illuminante saggio ch'è premesso alla pubblicazione del "codicetto" ("i secreti" cui fa riferimento indicano ciò che è nascosto nella natura e poi colpevolmente dagli uomini stessi e che s'impone per sottrarsi all'occhiuto controllo del 'potere') dimostra che l'inedito manoscritto fonda il suo 'sapere' - essenzialmente medico, ma poi anche domestico e quindi poi pure culinario - sulla somma delle conoscenze acquisite dall'esperienza popolare. Ma rileva, altresì, come gli stessi rimedi - che il manoscritto custodiva e quindi di fatto offriva a chi ne aveva pressante necessità - permettono di cogliere l'industriosità e la millenaria saggezza accumulata dalla cultura subalterna della nostra comunità. 
Così, se per un verso il "Libro di secreti veri" si presenta come un ricettario per por rimedio ai più incalzanti affanni che angustiavano un'intera collettività che lottava per la propria sopravvivenza, per altro ci squaderna uno spaccato significativo della cultura popolare che s'era affermata in Conversano sul finire del '700. E così la lettura del "Libro di secreti veri" ci rivela o fa intuire credenze più o meno diffuse; dettagli di singolari mentalità quindi poi pure caratteristiche tipiche di costumi e/o pregiudizi d'indole generale che filtrano, per l'appunto, tra e da i suggerimenti e i singoli rimedi che generosamente si ricavano dal "Libro dei secreti veri". 
Insomma, letto tra le righe, il codicetto ci fa inoltre intuire le ragioni che determinano l'insieme degli atteggiamenti, delle tendenze e delle opinioni di un gruppo sociale e quindi i modi differenti di considerare il mondo che lo fanno contrapporre alla cultura dei ceti dominanti; per ciò ci rivela anche i costumi, le credenze e poi parte degli stessi pregiudizi su cui si fonda la "saggezza" ch'è, per l'appunto, compendiata nel "Libro dei secreti veri". 
Di fatto il codicetto che custodisce "Libro dei secreti veri" propone un modello di cura e/ o di cure diverse, se non proprio contrapposte, a quelle ufficiali. Ci permette, per ciò, di sondare quanto e come questo modello culturale subalterno derivi da quello egemone, oppure se ne diversifichi o come, d'altro canto, questi due mondi, apparentemente contrapposti, possano essersi influenzati a vicenda.
Il manoscritto che contiene il "Libro dei secreti veri" ci offre, comunque, anche un suo altro insieme di caratteri - parimenti distintivi - da decodificato. 
Com'è noto ciò che, tra l'altro, connota la trasmissione della saggezza o dei saperi popolari è che questi sono, di norma, affidati alla loro trasmissione orale.
Perché, quindi, Nicola Sciorsci (l'autore del manoscritto che ci viene offerto in un'edizione che si vale della consueta cribia filologica di Angelo Fanelli) ha avvertito la necessità di affidare ad un libretto di auree ricette alcune perle della cultura subalterna conversanese, addirittura infrangendo una regola non scritta? 
Una delle ipotesi che si può formulare per spiegare l'escamotage cui ricorre Nicola Sciorsci è, forse, la seguente. 
Come si sa nell'alto medioevo - a stare a quanto racconta Iduino abate di St. Denis - si attribuiva pure ai libri la facoltà di fare miracoli. Il libro miracoloso - cui fa riferimento l'abate di St Denis - era stato un manoscritto greco che conteneva le opere dello Pseudo Dionigi l'Aereopagita (l'attuale codice Parigino greco 437). Il libro depositato nell'abbazia di St. Denis operò, infatti, diciannove guarigioni. Ma al di là della leggenda, quel che riteniamo debba tenersi maggiormente in conto è il ruolo di mediazione taumaturgica che venne affidato ad un libro. Quindi anche Nicola Sciorsci, assegnando al suo "Libro dei secreti veri" il compito di custodire, per il futuro, il ricettario dei rimedi di cui era depositario, forse, intendeva consegnargli anche il compito taumaturgico che, nel passato, avevano avuto i libri. 
La nostra non parà un'ipotesi cervellotica sol che si ponga mente ad un dato di fatto che si ha leggendo, non ingenuamente, "Libro dei secreti veri". 
Da una serie non modesta d'indizi si arguisce, infatti, che Nicola Sciorsci proviene da un ambiente semialfabetizzato e che Nicola è poi attento non solo alle suggestioni della precettistica medica popolare quant'anche è in grado di cogliere i non modesti elementi di un diffuso sapere letterario che circolava nel suo ambiente. 
Insomma il "Libro dei secreti veri" - a saperlo interrogare criticamente come merita- ci offre, com'era d'altro canto prevedibile, non solo un primo ritratto del mondo subalterno della nostra comunità di fine 700 (che altrimenti non avremmo potuto più ricostruire - sia pur nelle sue linee essenziali) ma ci propone anche motivi ben più ampi di riflessione che vanno, ovviamente, oltre la mera decodificazione di alcune sue questioni demo-etno-antropologiche. 
Meritano, al termine di questa nostra segnalazione, almeno un cenno, gli apparati paratestuali di cui é stata, opportunamente, arricchita la pubblicazione che ha curato Angelo Fanelli. 
Angelo Fanelli ha, infatti, posto di seguito all'edizione filologica del codicetto: un glossario medico, che è insostituibile per leggere correttamente i contenuti del "ricettario"; poi vi ha aggiunto un prezioso indice degli argomenti trattati e infine, sin anche, un indice sistematico. Quanto mai impagabile si rivela - pure per questo quinto numero dei "Crescamus" - altresì anche la cura che ha posto nell'impaginazione grafica e nella riproduzione delle illustrazioni: Leonardo Brescia. 
E' stata accolta, infine, con questo "Creascamus" una nostra precedente raccomandazione. Un'intera pagina del quinto quaderno dei "Crescamus" è stata dedicata a ricordare i numeri già editi nel recente passato. Ma manca ancora, a nostro avviso, l'indicazione del loro prezzo e presso chi si può, eventualmente, acquistarli. Riteniamo, inoltre, che non sarebbe del tutto inutile indicare quali saranno i titoli della collana che stanno per essere editi. O che i direttori dei quaderni si propongono di pubblicare, nell'immediato futuro. 
I "Crescamus", oramai, costituiscono una nota felice nel desolato panorama culturale cittadino, quindi destano nuove e legittime aspettative che non devono, per l'appunto, essere frustrate. In proposito ci permettiamo quindi di consigliare ad Angelo Fanelli e a Vito Castiglione Minischetti, direttori della collana, di provvedere, sin d'ora, a segnalare - nei modi che riterranno più opportuni - la possibilità di poter prenotare - indicandone, altresì, contenuto, pagine e prezzo - il prossimo numero dei "Ceescamus". Dato il successo di stima che oramai circonda la loro qualità, la "prenotazione per l'acquisto certo" potrebbe assicurar loro un vita più lunga di quella che sin d'ora è facile pronosticare.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
apparso su "l'altro FAX" il 19/04/06
Scheda bibliografica
vuoto
Autore Angelo Fanelli
Titolo Libro di secreti veri: un ricettario conversanese del Settecento
Editore Arti Grafiche Scisci Conversano
Prezzo contributo € 5,00
data pub. febbraio 2006
In vendita presso: Emmaus - Conversano
Edicola p.za Castello - Conversano
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
vuoto

Mostra posizione