In una società, prevalentemente materialistica e consumistica, in cui prevalgono il potere, l’egocentrismo e il denaro, non vengono apprezzati, o poco apprezzati, i valori della famiglia, dell’amicizia, della devozione e dei sentimenti religiosi.

     Non si vuole penetrare nell’essenza delle cose, nel travaglio intimo, sofferto delle persone, specialmente di coloro che hanno prodotto cose belle, artistiche, a volte di dubbio gusto, che però costituiscono il patrimonio storico-artistico di un paese.

     Parlare di edicole votive, piccole costruzioni architettoniche, atte a proteggere con immagine sacra, oggetto di culto, sia all’interno delle chiese, sia lungo le strade, sulle facciate delle case o nelle campagne, espressione della devozione di un popolo o di un gruppo di persone, può sembrare anacronistico, ma non è affatto vero perché nelle “piccole cose” del passato remoto o recente scopriamo la nostra identità, i nostri usi e costumi, la nostra fede.

     Gli storici hanno un compito molto delicato, non solo per il lavoro di ricerca storica, di lettura e di interpretazione dei documenti, di ricostruzione dell’evento o di un fatto accaduto per scoprire la verità storica, ma anche per l’utilizzo di una delicatezza descrittiva di alcuni fatti che toccano la sensibilità umana come nel caso di eventi religiosi, di miracoli e di fede popolare.

     Pietro Pellegrino e Marino Latrofa hanno compiuto un viaggio nel passato attraverso la presentazione delle edicole votive, evidenziando la forte e solida fede del popolo nojano e dei paesi limitrofi nella venerazione della Vergine. Un lavoro certosino, puntuale nell’individuazione delle edicole votive, nella descrizione e nella collocazione storica. Censite ben più di 40, dedicate, sotto vari titoli, alla Vergine Maria, dislocate nelle varie zone del paese, di cui 10 nel centro storico. Ogni parte dedicata alla Vergine, con diversi titoli, è composta da due parti: le origini del culto e la diffusione del culto a Noicàttaro con l’analisi delle edicole a Lei dedicate. Il tutto presentato con riferimenti documentali, aneddoti, poesie e bellissime foto che arricchiscono la parte narrativa, che procede sempre in forma semplice e scorrevole con una leggerezza espositiva encomiabile.

     Un attento lavoro della nostra storia locale, condotto con sapiente cura da Marino e Pietro, che hanno saputo non solo far risaltare la ricchezza del patrimonio storico-artistico del popolo nojano, ma anche i sentimenti, le emozioni e i comportamenti penetrando nell’humus della tradizione, in cui affondano le radici dei nojani di oggi.

     Un plauso al gruppo “Lumen Lute” del corso di fotografia e, in particolare, alla docente Anna Maria De Marzo, per aver seguito passo passo, munita di fotocamera, i due storici alla ricerca delle nicchie per fotografarle.

     Un testo meraviglioso, prodotto dai suggerimenti dei corsisti e dalla collaborazione dei tre docenti della LUTE, che nell’anno accademico 2020/2021 hanno sviluppato tale argomento de “Le edicole votive dedicate alle Vergine”, un progetto condiviso e sostenuto dal direttivo e dall’intera assemblea dei soci in fase di programmazione dell’attività annuale perché la conoscenza del territorio è una finalità principale della LUTE.

     Con questo lavoro profondo e ricco di contenuti si vuole offrire un contributo concreto alla comunità nojana che saprà, attraverso la lettura, riconoscere le sue radici, la vita, il lavoro e la fede degli avi perché tutto ciò che appartiene al passato rimane nella memoria dei posteri.

Pertanto il patrimonio storico-artistico di un paese va conservato e tutelato perché in esso sono custoditi molti tesori artistici, economici, morali e quella sensibilità religiosa della fede in Dio e nella Vergine perché tutti si convincano che tale patrimonio porta, non solo alla conquista della storia individuale e collettiva, ma anche al rafforzamento della propria spiritualità come tensione verso l’alto.